Nell’ambito del progetto sui cambiamenti climatici nelle Alpi, CC.Alps, uno dei settori chiave in cui la CIPRA si è imbattuta è stato quello della pianificazione del territorio. Una pianificazione territoriale male impostata e caratterizzata da un’eccessiva dispersione insediativa compromette il valore del paesaggio delle Alpi e accelera il cambiamento climatico per via delle esigenze di mobilità.
L’attuale organizzazione territoriale alpina si connota infatti per la presenza di innumerevoli case monofamiliari prive di sufficienti servizi di trasporto pubblico e di approvvigionamento locale. Questo causa l’aumento nell’utilizzo delle auto private, che percorrono distanze due volte e mezzo superiori di quelle percorse in aree densamente popolate e dotate di una buona rete di trasporto pubblico.
Acqua, strade, energia, telecomunicazioni, servizi di assistenza all’infanzia, trasporti scolastici e assistenza a domicilio possono arrivare a costare quasi il triplo negli insediamenti a bassa densità. Gli abitanti delle zone maggiormente abitate si trovano quindi a sovvenzionare due volte gli investimenti e gli interventi di manutenzione richiesti dagli insediamenti monofamiliari: una prima volta attraverso sussidi ricavati dalle entrate fiscali, una seconda volta attraverso le tariffe, poiché i costi maggiori dei servizi erogati negli insediamenti dispersi vengono ripartiti tra tutti gli utenti.
Un insediamento non compatto e a elevato consumo di suolo favorisce anche l’impermeabilizzazione del terreno e ostacola la riduzione delle emissioni di gas serra (il suolo non edificato fissa la CO2).
Un altro aspetto fondamentale legato ai cambiamenti climatici è quello della pianificazione delle cosiddette “zone di pericolo”, poiché lo spazio alpino sarà sempre più colpito da eventi meteorologici estremi causati dal cambiamento climatico. I rischi derivanti da quest’ultimo devono quindi diventare parte integrante della pianificazione del territorio a partire dalla delimitazione delle zone dove la realizzazione di insediamenti e opere di urbanizzazione va rigorosamente evitata, fino ad interventi di protezione come avviene per esempio in Baviera dove vengono realizzati bacini di ritenzione con una capacità di invaso in grado di superare del 15% il livello di piena con tempi di ritorno di 100 anni.
Marcello Costa
Per saperne di più scarica il compact in lingua italiana:
http://www.cipra.org/it/alpmedia/dossiers/19/?set_language=it
Per maggiori informazioni:
http://www.alpenallianz.org/it/progetti/dynalp-climate