Per forza o per scelta. L’immigrazione straniera nelle Alpi e negli Appennini, a cura di Andrea Membretti, Ingrid Kofler e Pier Paolo Viazzo, Aracne editrice, Roma 2017
Questo libro sviluppa i temi trattati per la prima volta in un seminario sull’immigrazione straniera nelle montagne italiane, organizzato a Milano nel novembre 2015 dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Bicocca e dall’associazione Dislivelli, a cui sono seguiti due numeri speciali della rivista Dislivelli.eu (n. 64 del 2016, e n. 79 del 2017), dedicati ai “montanari per forza”. A loro volta gli studi qui raccolti hanno fatto oggetto dell’omonimo convegno organizzato da Eurac Research a Bolzano il 23 e 24 novembre scorso.
Il libro comprende una trentina di saggi, affidati ad alcuni tra i più qualificati studiosi delle nuove migrazioni nelle terre alte: sociologi, geografi, antropologi, pianificatori, agronomi. Alla presentazione di Thomas Streifeneder, segue una sostanziosa introduzione dei curatori che si segnala per il riuscito tentativo di dare una sistemazione concettuale alle diverse facce di un fenomeno su cui le idee del pubblico e dei media sono ancora molto confuse.
La prima parte del volume chiarisce chi e quanti sono i migranti nei territori montani alpini e appenninici, dove vanno, per quale motivo e in quali condizioni si vengono a trovare nei fatti e per le leggi vigenti. Fondamentale è il panorama geo–statistico dei “montanari per forza” tracciato da Alberto Di Gioia nell’ambito della ricerca condotta da Dislivelli. I saggi di Andrea Membretti e Fabio Lucchini sulle Alpi e di Alessandra Corrado sugli Appennini mettono in evidenza come alla precedente emigrazione “per scelta” di origine straniera si debba la sopravvivenza di attività come quelle agro–pastorali, su cui si soffermano poi i contributi di Daniela Luisi, Michele Nori e Laura Fossati con riferimento agli Appennini e alle Alpi occidentali. Ma ripopolare i territori svuotati dall’esodo montano con migranti stranieri “per scelta” o “per forza” non è un’impresa facile. Lo dimostrano il contributo di Andrea Membretti e Pier Paolo Viazzo su nuovi montanari e mutamento culturale, quello di Mauro Varotto sul ruolo degli stranieri nel recupero del paesaggio culturale montano, mentre l’approccio “ecologico” di Donatella Greco e Giorgio Osti mette in evidenza il ruolo di spinta/attrazione dei fattori ambientali nell’immigrazione in aree fragili.
Molti contributi sono dedicati all’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Un tipo di immigrazione con attese e impatti ben diversi dalle precedenti, come risulta dal contributo di Annibale Salsa e come mette in risalto Giuseppe Dematteis nel capitolo conclusivo. Maria Anna Bertolino e Federica Corrado, dopo aver tratteggiato una tipologia dei “nuovi montanari”, illustrano le politiche di accoglienza adottate in un territorio a forte vocazione turistica come l’alta Valle di Susa. A un confronto tra i casi di Ortisei e di Malles è dedicato il contributo di Ingrid Kofler e Anja Marcher, mentre il lavoro di Miriam Weiß, Cristina DellaTorre e Thomas Streifeneder illustra i primi risultati del Progetto “Spazio Alpino” PlurAlps, relativo al supporto a enti locali e a piccole e medie imprese che si devono misurare con la diversità culturale. Giulia Galera e Leila Giannetto offrono un panorama delle normative e dei percorsi che fanno del richiedente asilo un “montanaro per forza”, con un abbozzo di comparazione tra i modelli di accoglienza proposti dal Governo nazionale e dalle Province autonome di Trento e Bolzano. Tali modelli devono tuttavia confrontarsi con situazioni conflittuali manifeste o latenti, messe in evidenza dal contributo di Johanna Mitterhofer e Verena Wisthaler.
Altri contributi mostrano come la recente “crisi dei rifugiati” riguardi tutta l’Europa e necessiti di una risposta comune. Rebekka Ehret sulla Svizzera e di Ingrid Machold sull’Austria mettono in luce le diverse dinamiche che scaturiscono da vecchie e nuove migrazioni nei due Paesi. Guardano alle Alpi austriache anche Anja Marcher, Harald Pechlaner, Ingrid Kofler ed Elisa Innerhofer nel loro studio sulle relazioni fra turismo e immigrazione straniera nel noto comprensorio turistico di di Zell am See–Kaprun.
L’ultima parte è dedicata a dodici casi di studio di pratiche di inclusione e inserimento di migranti e nuovi montanari. In alcuni casi sono iniziative di successo, risultato di un’accoglienza positiva ispirata alla “convivenza umana” (contributo di Pietro Schwarz su Barge e Bagnolo in Piemonte). In altri emergono le contraddizioni di una società locale al tempo stesso diffidente, intimorita e solidale, come nel caso dell’Appennino calabrese studiato da Alessandra Corrado. Positivo risulta il contributo dell’immigrazione straniera nelle zone più periferiche afflitte da emigrazione e spopolamento (contributo sulla Liguria di Andrea Tomaso Torre e sull’agricoltura sociale di Clare Giuliani), specie là dove contribuisce all’offerta di servizi e fa sorgere di micro–imprese (contributo sul Trentino di Alessandro Gretter). Non mancano situazioni di mala accoglienza e di mala gestione, come in alcuni Centri di Accoglienza Straordinaria, collocati in piccoli paesi (contributo su Crumière di Diego Mometti). Il modello di accoglienza diffusa si rivela invece una formula di successo laddove, grazie all’impegno delle amministrazioni comunali e della popolazione locale, si crea una rete a sostegno dei nuovi arrivati in cerca di un futuro. Così è nei casi della Valcamonica (Michela Semprebon), del Cadore (Monica Argenta e Giulia Galera), di Pettinengo (Andrea Trivero) e della rete friulana (Daniel Spizzo).
Da questa ricca casistica si ricava che la principale sfida per il futuro sarà quella di abbandonare la logica emergenziale fin qui dominante per elaborare strategie a lungo termine in una visione di co-sviluppo basata sul capitale sociale delle comunità locali, l’innovazione portata dai “ nuovi montanari” di provenienza urbana e le risorse umane e culturali degli immigrati stranieri. La sintesi Swot (punti di forza, di debolezza, opportunità e minacce) che troviamo nell’introduzione mostra la possibilità di intraprendere con successo questo pur non facile percorso.
Maurizio Dematteis