“Aprire per richiudere, e fare meglio di prima”. Dopo 21 anni il Parco del Gran Paradiso cancella il progetto “A piedi tra le nuvole”. L’accordo era in attesa di rinnovo ma è stato fermato, suscitando un coro di critiche. L’iniziativa era nata nel 2003 per ripensare l’accesso dei motori lungo la strada provinciale 50 che conduce al colle del Nivolet, vasta prateria punteggiata da stagni, torbiere e laghi alpini. Una delle zone umide più fragili e ricche di biodiversità del versante piemontese del Parco del Gran Paradiso. La scelta di chiudere la strada almeno nelle domeniche di luglio e agosto a suo tempo fu condivisa dal Parco con gli enti locali: Regione Piemonte, Valle D’Aosta, Provincia di Torino (dal 2015 Città Metropolitana), e naturalmente con i due comuni direttamente coinvolti, Ceresole Reale e Valsavarenche. Prevedeva servizi di navetta, attività di svago e educazione ambientale, ma auto e moto non potevano arrivare ai 2600 metri dell’altopiano, da cui si gode una vista grandiosa sul versante valdostano del Parco. Dalla Valsavarenche il colle si raggiunge solo lungo i sentieri. La chiusura estiva ai veicoli privati per 8/9 domeniche all’epoca apparve innovativa, quasi rivoluzionaria, poiché proponeva un’idea di mobilità dolce, favoriva gli spostamenti in bicicletta o a piedi e limitava il traffico in quota. E soprattutto, fu interpretato come simbolo di un modo più rispettoso di frequentare la montagna.
La decisione di porre fine al progetto è del neo presidente del Parco, Mauro Durbano: 38 anni, nominato a metà dicembre 2023 dal Ministro per l’Ambiente Pichetto Fratin. Nomina contestata da una decina di sindaci delle Unioni Valli Orco e Soana e Gran Paradiso. In una lettera inviata al Ministro dell’Ambiente e ai parlamentari delle Commissioni Ambiente della Camera e del Senato esprimono dubbi sulla trasparenza della nomina e sostengono che Durbano non abbia le competenze né l’esperienza necessarie per un compito così importante. Inoltre Durbano è vicesindaco di Ceresole Reale, carica che lo porrebbe in conflitto con il ruolo super partes di presidente del Parco.
Mauro Durbano non ha partecipato alla conferenza stampa in cui è stata annunciata la decisione, per via del silenzio elettorale: è toccato a Bruno Bassano, direttore del Parco, comunicare la notizia che ha fatto infuriare associazioni ambientaliste, come Cipra, Pro Natura, Legambiente Piemonte. Una petizione contro il provvedimento lanciata su Change.org ha raccolto in pochi giorni 8000 firme. Protesta anche la Città Metropolitana, esclusa dalla decisione: “A metà maggio – si legge nel comunicato dell’ente – il Vicesindaco metropolitano aveva confermato al Presidente del Parco Nazionale la disponibilità a confrontarsi, insieme ai Comuni coinvolti, sul rinnovo del protocollo d’intesa. La Città Metropolitana conferma la sua disponibilità ad un confronto per definire nuove modalità di regolamentazione estiva del transito sulla Provinciale 50, considerando prioritaria la tutela dell’ambiente alpino, ma anche la sicurezza della circolazione”.
Una provocazione, un atto necessario per rompere con il passato e realizzare un serio progetto di regolamentazione del traffico: spiega così la fine di “A piedi tra le nuvole” il direttore del Parco, Marco Bassano. Questa estate dunque via libera all’assalto domenicale delle auto al Nivolet. Chiusure temporanee della strada saranno tuttavia organizzate in occasione di eventi sportivi non competitivi in collaborazione con il GAL Valli del Canavese e associazioni sportive. In quelle occasioni verranno raccolti dati sul traffico e rilevazioni sugli impatti ambientali, utili per definire una regolamentazione definitiva, si legge sul sito del Parco, anche se risulta sorprendente che questi dati non siano già a disposizione. L’obiettivo, ha dichiarato Bassano – sarà quello di proporre entro la fine dell’anno una regolamentazione seria, condivisa con Comuni, Regioni e Città Metropolitana. Anche mettersi d’accordo è una strada in salita: “Il Parco – si legge sul sito dell’ente – non vuole imporre scelte al territorio ma, al contrario, mira ad una gestione condivisa: in questi ultimi due anni si sono ripetuti i tentativi di giungere ad un accordo con i due Comuni, che finora non hanno portato ad una soluzione condivisa”.
“Mai si è assistito ad una retromarcia su un provvedimento che negli anni si è dimostrato utile e positivo, anche in vista di un progetto più ampio”, commenta CIPRA Italia. È una decisione che apre la via alla liberalizzazione delle strade di montagna in netto contrasto con le scelte che si stanno attuando nel resto dell’Europa” dichiara la presidente, Vanda Bonardo. “I vent’ anni di navetta del Nivolet hanno modificato l’identikit del visitatore a favore di quelle persone più sensibili ai temi dell’ambiente e disposte a riconoscere i servizi resi dalla montagna e dai suoi abitanti. Ora in un attimo si spazzano via buone pratiche e sane abitudini”.
I Parchi e tutte le aree non possono sopportare il turismo di massa mordi e fuggi, men che meno se motorizzato, scrive la presidente di Legambiente Piemonte Alice De Marco: “La scelta fatta dal Parco è evidentemente ideologica, in forte controtendenza con quanto fatto negli anni passati e rappresenta un pericoloso passo indietro che mette a rischio un ambiente delicato e preziosissimo.” Una decisione in aperta contraddizione con la Carta Europea del Turismo Sostenibile, sottoscritta dal Parco nel 2011, scrive Pro Natura, che sottolinea come venga “adottata in un momento in cui il Parco è privo di un Consiglio direttivo a causa delle incomprensibili (o forse troppo comprensibili) lungaggini poste dal Ministero competente nel nominare i consigli scaduti di vari Parchi nazionali”.
Il Consiglio direttivo del parco del Gran Paradiso è scaduto e in attesa di rinnovo da settembre 2022. È un organismo che ha il compito di determinare l’indirizzo programmatico e definire gli obiettivi da perseguire: ma in realtà al Gran Paradiso decide il Presidente, dice Toni Farina, promotore del progetto Montagna Sacra al Monveso di Forzo, in Val Soana, che declina l’idea di limite per la frequentazione della montagna. Dal 2017, nell’ultimo Consiglio del Parco in carica, Farina rappresentava le associazioni ambientaliste.
“Ho sempre sostenuto che il Parco del Gran Paradiso comincia a Torino, non a Ceresole. Un ente così importante dovrebbe occuparsi dei trasporti pubblici locali. La soluzione più difficile ma più efficace è ragionare in termini di territorio: la ferrovia canavesana, che adesso si ferma a Rivarolo, arriva fino a Pont, dal 2020 è aperto il cantiere per l’ammodernamento e l’elettrificazione della linea. Quello può e deve diventare il trenino del Gran Paradiso, da raccordare con la ciclovia del Nivolet. Ci vogliono idee innovative: avevo proposto il Bike Friday, chiudendo tutta la valle, e anche di affidare un incarico di studio sulla mobilità nel Parco al Politecnico di Torino, ma la proposta non è passata. E poi bisogna creare parcheggi, quando si saturano quelli che ci sono le auto finiscono dove capita”.
Per Enrico Camanni, alpinista e scrittore, in un paese civile questa polemica non avrebbe senso: “Parliamo continuamente di riconversione ecologica ed è assurdo non riuscire nemmeno a disciplinare l’accesso al Nivolet, dopo 21 anni di cosiddetta sperimentazione: non ci sono alternative, bisogna chiudere al traffico privato, prevedere navette per chi non ce la fa e gli altri possono andare a piedi o in bicicletta. Con i mezzi elettrici si può affrontare la salita senza problemi. I parcheggi vanno fatti, e a pagamento. Non ha senso che siano gratuiti, è come andare a Venezia o in qualunque destinazione assediata dal turismo”.
Un esempio di chiusura della strada che funziona e porta risorse al territorio è nelle Dolomiti Bellunesi: “Ad Auronzo, per raggiungere le tre cime di Lavaredo, hanno fatto così: con i parcheggi a pagamento e nessuno si lamenta, il Comune fa cassa da decenni: la gente sarebbe sicuramente disposta a pagare anche 10 euro per andare al Nivolet. Al mattino presto bisogna dare via libera a chi fa l’escursione a piedi, che sono una minoranza, poi si abbassa la sbarra. Di fronte alle Tre Cime c’è la strada del rifugio Piana, un luogo ricco di testimonianze della prima guerra mondiale, c’è anche un museo, è un luogo sacro. Lì hanno chiuso la strada militare, c’è una navetta, e il tragitto è anche l’occasione per conoscere meglio un luogo così carico di storia”.
A magnificent view of the Aosta Valley side of the Park. From Valsavarenche the hill can only be reached along the paths. The summer closure to private vehicles for 8/9 Sundays at the time seemed innovative, almost revolutionary, as it proposed an idea of gentle mobility, encouraged travel by bicycle or on foot and limited traffic at high altitude. And above all, it was interpreted as a symbol of a more respectful way of visiting the mountains.
The decision to end the project was made by the new president of the Park,
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