«I parchi si devono autosostenere? E’ pura demagogia! Non venitemi a raccontare che lo scopo del Parco è quello di fare reddito. Sono più di 20 anni che lavoro in Val Troncea, e vi posso assicurare che abbiamo sempre cercato di muoverci in un’ottica completamente differente: conservare il territorio, offrire opportunità di studio e creare un indotto rivolto alla valorizzazione del territorio. Il parco deve essere un modello di gestione».
Domenico Rosselli, Responsabile Area di Vigilanza del Parco naturale Val Troncea, 3280 ettari che si sviluppano sul territorio comunale di Pragelato, non usa mezzi termini per spiegare l’idea dell’ente che rappresenta riguardo alla recente discussione sul ruolo dei parchi. Il Parco Val Troncea si è appena ripreso dallo shock di Torino 2006, con il suo «impatto pesante – dice Rosselli – che ha visto la completa cementificazione della Conca del Plan», all’ingresso del Parco. E ora deve fare i conti con il taglio delle risorse e, ancor più difficile, con l’idea diffusa che i parchi debbano diventare realtà produttrici di reddito. «Il parco è una struttura culturale – continua –. E con i consistenti tagli che ci hanno imposto abbiamo dovuto addirittura sospendere alcuni lavori di ricerca già avviati. Non si tratta solo di lavori di natura prettamente scientifica, ma di attività con importanti ricadute sul territorio». In questo modo l’Ente viene meno a una delle sue funzioni più importanti, «e anche se speriamo che sia un problema momentaneo, non riusciamo a vederne l’uscita».

La cosa più importante, secondo Domenico Rosselli, e far capire «che conservare non è in contrapposizione con promuovere un territorio». Come provano gli ottimi rapporti con il Comune di Pragelato nella gestione della pista da fondo che risale la valle all’interno del Parco stesso. Oppure la pista per ciaspole che conduce al rifugio di Troncea, sempre nel perimetro dell’area protetta. Perché anche se il Parco Val Troncea non ha residenti e attività economiche al suo interno, grazie all’attenzione a un turismo di tipo sostenibile concorre a creare il business del comune di Pragelato.
«Siamo anche impegnati nell’attività di progettazione europea – continua Domenico Rosselli – per cui abbiamo in corso dei progetti Interreg con altre zone di protezione d’oltralpe. Attività realizzate per promuovere i nostri territori. Come nel caso della creazione del sito www.escartons.eu, realizzato all’interno dell’Interreg III Alcotra 2000-2006, in cui i cinque Escarton storici, Briançon, Pragelato, Oulx, Queyras e Casteldelfino, hanno costruito un contenitore utile a promuovere le attività territoriali».
In 25 anni di attività all’interno del parco Domenico Rosselli di cose ne ha fatte parecchie. Ma quella che ricorda ancora con più entusiasmo è la reintroduzione dello stambecco. Che proprio dal Parco Val Troncea si è poi creato dei corridoi verso tutte le Alpi Cozie, dall’Alta Valle di Susa alla Val Pellice, e oltralpe nel Queyras. «Era il 1987. In accordo con il Parco Nazionale del Gran Paradiso ho partecipato personalmente alla cattura di 12 esemplari da rilasciare nella nostra valle. Sei per anno. Rimaneva in Val Troncea solo più un esemplare anziano di una serie di animali rilasciati negli anni ’70. Ricordo l’emozione provata quando abbiamo visto che i 12 esemplari si ambientavano bene, anche con l’esemplare anziano, creando corridoi con altre vallate. Fu un momento glorioso per un piccolo parco come il nostro».
Oggi gli esemplari censiti nelle Alpi Cozie sono oltre 350.
Maurizio Dematteis

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