«In occasione delle elezioni nazionali del febbraio 2013 il Pd, sostenuto da Sel e dai Verdi altoatesini, aveva concordato con la Svp la cancellazione del Parco nazionale prevedendone lo smembramento in tre realtà provinciali e regionali. Per evitare attenzione e rumore la norma è stata inserita e votata in un complesso articolato della legge di stabilità appena approvata (Legge di stabilità 2014 approvata con la Legge 27 dicembre 2013, nda), al comma 339». Il comunicato dell’Associazione Mountain Wilderness, giunto a tutte le redazioni interessate qualche settimana fa, è un vero e proprio attacco a una classe politica schizofrenica. Nell’attuale periodo di reggenza della Presidenza della Convenzione delle Alpi detenuto dal nostro paese, infatti, invece di recepire gli indirizzi della Convenzione stessa in tema di conservazione e gestione delle aree protette, l’Italia sembra lavorare per arginarle. O forse trasformare un parco nazionale in tre realtà provinciali e regionali è una garanzia di maggior attenzione alle istanze ambientali?
Non è di questo parere il portavoce di Mountain Wilderness, Luigi Casanova, che da noi contattato fa sapere: «Al nostro comunicato in questi giorni è seguito solo il silenzio». Secondo Casanova tutto parte dalla visione nazionalista della Svp, il Partito popolare sudtirolese, che da anni cerca di imporre allo Stato italiano lo smembramento del parco nazionale dello Stelvio. «Era già successo negli anni ’70 – sostiene il portavoce – ma allora la reazione delle associazioni ambientaliste e del Cai bloccò i diversi tentativi. Ci hanno riprovato nel dicembre 2010, barattando voti con il governo Berlusconi, ma il Presidente Giorgio Napolitano si rifiutò di firmare un decreto. Oggi siamo giunti all’ultima fase. Senza contare che da tre anni a questa parte sono scaduti gli organi di gestione democratici del Parco previsti dalla legge nazionale: il comitato di gestione nazionale e i tre comitati provinciali e regionali. Contemporaneamente, da ormai otto anni il piano parco giace depositato presso il Ministero dell’ambiente senza essere recepito, facendo così mancare ai territori le linee programmatiche della gestione e dello sviluppo del territorio».
Una situazione di stallo che si è trasformata in guerra aperta nei confronti del Parco, contro la quale le associazioni ambientaliste italiane sono pronte a organizzare la “resistenza”. Sempre secondo Montain Wilderness, che condivide questo punto di vista con la gran parte delle altre associazioni di settore, lo Stelvio dovrebbe invece diventare il Parco europeo delle Alpi centrali, unendosi addirittura ad altre realtà come il Parco delle Orobie, dell’Adamello Brenta, dell’Engadina e degli Alti Tauri. A formare un’area protetta di oltre 250 mila ettari. «Un polmone di natura – conclude Luigi Casanova – che acquisirebbe un ruolo fondamentale nella vita delle popolazioni locali e della difesa dell’ambiente».
Maurizio Dematteis