Il Comitato dell’Unesco per il Patrimonio Mondiale dell’Umanità, riunito a Parigi lo scorso giugno, ha iscritto nella World Heritage List venticinque nuovi siti in tutto il mondo, tra i quali quello denominato “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, che include i resti di ben 111 insediamenti (dei circa 1000 conosciuti) realizzati in prossimità di fiumi, laghi o paludi, in un periodo compreso tra il 5000 e il 500 a.C., sparsi nei sei principali paesi delle Alpi: Francia, Italia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia.
L’Unesco ha riconosciuto in questi insediamenti un eccezionale esempio di interazione tra uomo e ambiente, evolutasi nel corso dei secoli in seguito alla scoperta di nuove tecnologie (come la lavorazione del bronzo o del ferro) o a cambiamenti climatici che hanno reso necessario abbandonare alcuni villaggi a causa dell’innalzamento del livello dell’acqua o dello spostamento del corso di un fiume.
Questi siti archeologici, in gran parte oggi ricoperti dalle acque sulle quali sorgevano, rappresentano una straordinaria fonte di informazioni per gli studiosi della preistoria e delle prime società agricole, grazie all’ottimo stato di conservazione nel quale si trovano molti reperti, protetti dal fondale dei laghi o dei fiumi.
La grande varietà cronologica e geografica dei siti, unita alla complessità culturale dell’arco alpino, fa sì che essi siano considerati rappresentativi di oltre trenta diversi gruppi culturali, in un’area che si estende dalla Savoia alla Slovenia. La loro ubicazione è inoltre significativa dei percorsi seguiti dal commercio in età preistorica, sia tra una valle e l’altra, sia tra l’area alpina e le pianure circostanti.
Una sfida particolarmente stimolante è quella della gestione e della protezione di questi insediamenti. L’iscrizione alla lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, infatti, prevede che alla tutela della legislazione di ciascuno dei paesi ai quali appartengono, si aggiungano strumenti internazionali che garantiscano un livello di protezione adeguato a tutti gli insediamenti tutelati, rappresentando un’interessante opportunità per la cooperazione transfrontaliera finalizzata alla gestione del patrimonio culturale.
Le aree archeologiche italiane che fanno parte del sito seriale sono 19, distribuite in tutte le regioni alpine, con una particolare concentrazione intorno al Lago di Garda.
Nell’area alpina piemontese i siti palafitticoli riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità sono due: l’insediamento di Viverone, sulle sponde del lago omonimo, risalente all’età del Bronzo (1550-1400 a.C.), e quello di Mercurago, in un’area umida poco distante dal Lago Maggiore, di grande importanza per la quantità di materiali e utensili ritrovati al suo interno.
Giacomo Pettenati