Ostana, Valle Po: dopo la nuova ala pubblica del capoluogo La Villo, descritta qualche numero fa, siamo andati a vedere il progetto di recupero che sta coinvolgendo l’intera borgata di Sant’Antonio, Miribrart in lingua locale, capolavoro di urbanistica occitana e probabile sede nei secoli passati di comunità valdesi. Difficile vedere sulle Alpi occidentali un insediamento così grande oggetto di un unico cantiere, con molti progetti oramai in fase di completamento: diversi interventi di riuso realizzati da privati al fine di ottenere residenze e spazi per nuove attività economiche e lavorative, una foresteria, il rifacimento del percorso principale che attraversa la borgata lungo la linea di massima pendenza. Tutti interventi finanziati dalla misura 322 del Piano di sviluppo rurale (Psr), ossia fondi europei a regia regionale destinati alla rivitalizzazione fisica, sociale ed economica delle borgate alpine. Interventi che per ottenere il finanziamento hanno dovuto rispettare i caratteri delle preesistenze storiche, sanciti da un Manuale messo a punto dal Politecnico di Torino.
Elaborazione grafica di Marie-Pierre Forsans.
Al centro di Miribrart, ecco poi il cantiere per il Centro culturale, dove troveranno ospitalità la scuola di cinema L’Aura diretta da Fredo Valla e Giorgio Diritti, un Laboratorio di architettura alpina gestito dal Politecnico di Torino, un Centro di documentazione delle minoranze linguistiche collegato al Premio Ostana-Scritture in lingua madre, più altre iniziative culturale e artistiche in corso di definizione, oltre a una caffetteria e a uno spazio per i prodotti locali.
Il progetto per il Centro culturale riveste diversi punti di interesse. Innanzitutto muove dalla riproposizione della tipologia storica del “purtun”, che proprio a Miribrart trovava particolare sviluppo: una sorta di percorso coperto, disposto sulla curva di livello, su cui si affacciavano sui due lati le case. Il “purtun” diventa il cuore del progetto di recupero: uno spazio distributivo destinato non soltanto a corridoi, ma dentro il quale si svolgeranno le diverse attività del Centro: da quelle di carattere più ludico e informale, fino a quelle di natura maggiormente “produttiva”. L’impressione è di essere dentro una sorta di borgata nella borgata, con il panorama del gruppo del Monviso che penetra attraverso grandi vetrate dando vita a scorci particolarmente suggestivi. Al piano seminterrato, una grande sala per proiezioni, conferenze, workshop, mostre. Oggi l’edificio è ancora un cantiere, ma possiamo immaginarlo quando sarà ricoperto di pietra, con le finestre circondate dalle cornici intonacate.
Visitandone il cantiere, il Centro ci ha ricordato casi analoghi che abbiamo osservato in Svizzera e Austria, dove piccole comunità riescono a dare vita a significative iniziative culturali. A differenza di questi casi, dove prevale un linguaggio moderno e contemporaneo, qui le soluzioni appaiono maggiormente tradizionaliste, ma ciò è determinato dalla necessità di agire in linea con le preesistenze e il carattere dei luoghi. Da questo punto di vista, il Centro si configura come un interessante esempio di “costruire nel costruito”. Ultima nota: il Centro è stato ideato da docenti del Politecnico insieme con l’amministrazione comunale, mentre il progetto esecutivo è stato elaborato dall’arch. M. P. Forsans in collaborazione con lo Studio Gsp.
Roberto Dini