Si chiama Società italiana dei territorialisti (Sdt), ed è nata da un congresso fondativo tenutosi a Firenze il 2 dicembre scorso. Come si legge nel “Manifesto” approvato in quell’occasione, essa è caratterizzata dal concorso di studiosi di molte discipline (urbanisti, architetti, designers, ecologi, geografi, antropologi, sociologi, storici, economisti, giuristi, scienziati della terra, geofilosofi, agronomi, archeologi, ecc.) “che condividono una visione integrata del territorio come bene comune nella sua identità storica, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica e produttiva”.
La Sdt si propone di elaborare e diffondere una cultura multidisciplinare e progettuale del territorio sul piano della ricerca, della comunicazione, della formazione e delle politiche pubbliche. Presidente è Alberto Magnaghi, dell’Università di Firenze, il noto autore de Il progetto locale, pubblicato da Bollati Boringhieri (1.a ediz. 2000, 2.a ediz. accresciuta 2010). Consiglio direttivo: S. Bocchi, L. Bonesio, P. Bonora, M. Carta, G. Dematteis, G. Ferraresi, O. Marzocca, R. Paloscia, R. Pazzagli, D. Poli, M. Quaini, E. Scandurra. Nel Comitato scientifico troviamo altri nomi prestigiosi come Françoise Choay, Wolfgang Sachs e Vandana Shiva.
Nei suoi primi mesi di vita ha già prodotto una quantità di materiali che si possono facilmente reperire nel sito www.societadeiterritorialisti.it. Materiali che riguardano diversi problemi, tra cui quello della montagna, visto in una prospettiva del riuso agro-forestale e del neoruralismo (si vedano in particolare sul sito i testi di Giorgio Ferraresi e di Rossano Pezzagli).
Iniziativa particolarmente interessante, in corso di avvio, è la creazione di un “Osservatorio dell’innovazione sociale, culturale, delle reti civiche e della cittadinanza attiva in relazione ai temi del ‘ritorno al territorio’ e della conversione ecologica e territorialista dei modelli sociali.”
Come prima mossa l’Osservatorio si propone di delineare una “geografia” delle iniziative di questo tipo (governo pubblico e sociale del territorio, ricostruzione delle relazioni città-campagna, chiusura locale dei cicli di riproduzione della vita: acqua, cibo, rifiuti, energia; autogoverno dei beni patrimoniali territoriali, ambientali, paesaggistici; nuove economie locali e filiere integrate fondate sulla valorizzazione del patrimonio locale, ecc).
Altra mission della Sdt è quella di raccogliere informazioni sulle esperienze a livello locale in tutta Italia, valendosi di uno strumento interattivo tipo social network, per studiarne le connessioni orizzontali e verticali. Orizzontali sia nel senso di connettere tra loro iniziative settoriali in una visione integrata del territorio, sia di mettere in rete tra loro iniziative che nascono e si sviluppano in luoghi diversi. Verticale nel senso di collegare quanto si impara dai singoli casi con quanto si fa o si potrebbe/dovrebbe fare alle scale superiori (regionale, nazionale, europea) a sostegno delle buone pratiche locali.
In tal modo la Sdt si propone di acquisire “dal basso” una conoscenza che sfugge alle normali fonti di informazione, di elaborarla criticamente studiando che cosa è implicito nelle pratiche locali, di restituire i risultati in una visione “territorialista” e multiscalare, di sollecitare così una riflessione e un dialogo con gli attori locali.
Chi fosse interessato a partecipare attivamente alla Sdt o anche soltanto alle attività dell’Osservatorio, può segnalarlo all’indirizzo informazioni@societadeiterritorialisti.it
Giuseppe Dematteis