Giuseppe Mendicino, Nuto Revelli. Vita, guerre, libri, Priuli & Verlucca 2019, 127 pp, 27.04 euro

«Arrivammo su al Préit, dove ancora viveva con le sue vacche e un cane l’ultimo abitante, che ci accolse nella sua casa-stalla e insieme mangiammo polenta e formaggio. Era questa la nostra gente, quella della Guerra dei poveri, dell’Ultimo fronte, del Mondo dei vinti. Che ne sapevano di questa gente quelli che erano laggiù per le città e le pianure? Che ne sapevano, che ne sanno ora quelli che ci governano? Ciau Nuto! Anche se ti hanno fatto Generale nel ruolo d’Onore e Dottore honoris causa per noi rimani il cuneese del Tirano, il capobanda di Giustizia e Libertà ma anche il marito di Anna, il padre di Marco. Il testimone, il portavoce, l’amico che non ha mai ceduto. Ciao Nuto, vai con Primo, con Duccio, con Dante, con gli ultimi e con tutti quelli che sono morti per combattere l’ingiustizia. Vai, vai per le montagne della libertà, dove non ci sono confini».
Con queste parole Mario Rigoni Stern salutò la scomparsa di Nuto Revelli. E così Giuseppe Mendicino apre il suo ultimo libro, dedicato a “vita, guerre, libri” dello scrittore cuneese, scomparso quindici anni fa. «Per il piacere di rileggerne l’opera e nella convinzione che il messaggio del Comandante Nuto sia oggi più che mai attuale, soprattutto per i giovani».
Con lo stile asciutto e la documentazione rigorosa che sempre caratterizzano i suoi testi, Mendicino ripercorre i capitoli più salienti della vita e delle opere di Revelli. Dall’adolescenza nella Cuneo fascista degli anni Venti, dove Nuto non eccelle negli studi ma piuttosto si distingue nelle attività atletiche (lo sci e poi il lancio del peso), alla giovinezza, subito al confronto durissimo con la guerra di aggressione all’Unione Sovietica. E quindi la tragica ritirata di Russia, che segnerà per sempre il giovane ufficiale degli Alpini, come il suo coetaneo Rigoni Stern, lasciando un’impronta indelebile nell’etica e nell’approccio alla vita civile che caratterizzeranno Nuto sino alla fine.
Mendicino si sofferma quindi sull’esperienza partigiana di Revelli, nella banda di Paraloup, in Valle Stura, evidenziando bene come la guerra in montagna abbia posto le basi per la successiva inchiesta sociale che l’ex comandante condurrà per molti anni sul “mondo dei vinti”.
L’impegno civile che Revelli aveva maturato durante la Resistenza si indirizzerà infatti proprio verso le genti travolte dalla modernizzazione post bellica, costrette ad abbandonare baite e campi per la vita da immigrati nelle grandi città del Nord-ovest. Un interesse partigiano anche questo, per la dichiarata posizione di Nuto a favore dei poveri, degli ultimi, dei dimenticati da un’Italia democratica che sembrava voler cancellare in fretta il suo recente passato rurale, la sua civilizzazione che tanto doveva alle Terre Alte del paese.
Pulito, rigoroso nelle fonti storiche e curioso nel frattempo rispetto agli aneddoti più illuminanti, il volume di Mendicino mostra tutta l’attenzione del suo autore alla dimensione umana del personaggio che racconta. Partecipe e coinvolto nei fatti, Mendicino riesce anche questa volta, come nella sua fortunata biografia su Mario Rigoni Stern, a tenersi in equilibrio tra analisi storica e impegno civile, ricordandoci come quest’ultimo sia imprescindibile per una lettura né retorica né falsamente oggettiva del rapporto tra l’uomo e la Storia.
Andrea Membretti