Saliamo a piedi verso Valliera partendo dalla frazione Colletto dopo aver fatto una lunga passeggiata tra alcune delle borgate di Castelmagno, in Val Grana. Cauri è ormai completamente abbandonata, poche case e una piccola chiesa nel bosco; Croce resiste, aggrappato al versante, con i suoi begli edifici in pietra; là in alto c’è Campofei, là dietro Narbona. Poco più in su di Valliera c’è Batouira, che da molti anni ospita nei mesi estivi l’Associazione Culturale “Del Quieto Vivere”, luogo di meditazione per praticanti buddisti della Comunità Dzog Chen di Merigar (Arcidosso, Grosseto).
La giornata non è bella, ma la leggera nebbia che riempie la conca su cui si affaccia Valliera, 1507 metri di altitudine, la rende ancora più affascinante. Siamo accompagnati da alcuni dei nuovi proprietari delle case della borgata. Un gruppo di una decina di amici che nel 2007 ha deciso di intraprendere un ambizioso progetto: ridare vita a Valliera. «Il primo anno – spiega Silvia – è stato speso nel rintracciare i proprietari degli immobili, figli e nipoti di chi, tra gli anni Quaranta e Sessanta, aveva deciso di trasferirsi a Torino, in Francia o semplicemente più a valle, lasciando le amate montagne perché la vita lassù non poteva più soddisfarne le esigenze».
Alcune delle vecchie case acquistate dal gruppo si sono presentate intatte, come se gli abitanti fossero fuggiti all’improvviso, lasciandosi dietro gli oggetti quotidiani. Racconta Silvia: «Alcune case erano ancora intatte nell’arredo, con gli abiti appesi negli armadi, le coperte sui letti, i piatti ben disposti nelle madie, gli attrezzi da lavoro». Dato che anche le stalle e le cantine scavate nella pietra, dove veniva stagionato e conservato il prezioso formaggio Castelmagno, erano integre, il progetto ha previsto che venisse ripresa la produzione casearia. «A detta dei valligiani – dice Piero – a Valliera si produceva il Castelmagno migliore, grazie alla ricchezza dei pascoli. Abbiamo così costituito l’“Azienda Agricola Valliera”, abbiamo comprato due mucche a testa, cercato un margaro per l’estate e per l’inverno, assunto part-time una giovane esperta casearia». E aggiunge: «Il progetto prosegue: si sta lavorando alla ristrutturazione del caseificio nel fienile della casa più grande che avevamo a disposizione e speriamo di terminare i lavori entro quest’anno. L’obiettivo, se le cose andranno avanti bene, è di reinvestire i proventi dell’attività nella borgata, ristrutturando le case per poter venire nell’estate in vacanza e godere di queste montagne bellissime. Ma non solo: vorremmo creare qualche nuovo posto di lavoro per qualcuno che decida di trasferirsi qui».
A Valliera la Comunità Montana Valle Grana ha investito ristrutturando un bell’edificio per farne un albergo diffuso con tanto di rete internet in wi-fi; anche la Regione Piemonte ha creduto in Valliera e sta installando un info point. Tutti questi progetti non proseguono, però, senza polemiche. Alcuni abitanti della valle si chiedono perché molte risorse non vengano spese per le iniziative di coloro che vivono la montagna tutto l’anno. Ma forse è proprio grazie a progetti come questo, che legano la tradizione produttiva con l’innovazione tecnologica, che si può sperare di riportare nuovamente abitanti stabili nelle valli.
Valentina Porcellana