Pianificare per affrontare il cambiamento
La pianificazione del territorio vista come chiave per affrontare il cambiamento climatico. Una delle sfide accolte dalla Cipra.
Di Marcello Costa

Nell’ambito del progetto sui cambiamenti climatici nelle Alpi, cc.alps, uno dei settori chiave in cui la CIPRA si è imbattuta è quello della pianificazione del territorio. Una pianificazione territoriale male impostata e caratterizzata da un’eccessiva dispersione insediativa compromette il valore del paesaggio delle Alpi e accelera il cambiamento climatico.
L’attuale organizzazione territoriale alpina si connota infatti per la presenza di innumerevoli case monofamiliari prive di sufficienti servizi di trasporto pubblico e di approvvigionamento locale. Questo causa l’aumento nell’utilizzo delle auto private, che percorrono distanze due volte e mezza superiori di quelle percorse in aree densamente popolate e dotate di una buona rete di trasporto pubblico.
Acqua, strade, energia, telecomunicazioni, servizi di assistenza all’infanzia, trasporti scolastici e assistenza a domicilio possono arrivare a costare quasi il triplo negli insediamenti a bassa densità. Gli abitanti delle zone maggiormente abitate si trovano quindi a sovvenzionare due volte gli investimenti e gli interventi di manutenzione richiesti dagli insediamenti monofamiliari: una prima volta attraverso sussidi ricavati dalle entrate fiscali, una seconda volta attraverso le tariffe, poiché i costi maggiori dei servizi erogati negli insediamenti dispersi vengono ripartiti tra tutti gli utenti.
Un insediamento non compatto e a elevato consumo di suolo favorisce anche l’impermeabilizzazione del terreno e ostacola la riduzione delle emissioni di gas serra (il suolo non edificato fissa la CO2).
La pianificazione delle “zone di pericolo” deve necessariamente trasformarsi in una pianificazione delle “zone di rischio”, poiché lo spazio alpino sarà particolarmente colpito da eventi meteorologici estremi causati dal cambiamento climatico. I rischi derivanti da quest’ultimo devono quindi diventare parte integrante della pianificazione del territorio a partire dalla delimitazione delle zone dove  la realizzazione di insediamenti e opere di urbanizzazione deve essere rigorosamente evitata, fino agli interventi di protezione come per esempio quelli realizzati nella zona del Mangfalltal inferiore (Alta Baviera), dove vengono costruiti bacini di ritenzione con una capacità di invaso in grado di superare del 15% il livello di una piena con tempi di ritorno di 100 anni.
Marcello Costa