«Ottimi allestimenti nuovi in un Museo che già rappresentava degnamente tutto ciò che amiamo. La montagna, la terra e la cultura del territorio. Andateci con spirito aperto, la visita vi darà belle emozioni, vi farà viaggiare nel tempo, dove la fatica era signora e il sudore corollava il raggiungere la vetta«. Così Nicomoli di Avigliana (nick name su Tripadvisor, il sito web su cui i turisti scambiano recensioni e pareri personali liberamente) il 9 marzo di quest’anno raccontava la sua visita al Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi di Torino, realtà nata nel 1874 per volontà dei primi soci del Club Alpino Italiano sulla sommità del Monte dei Cappuccini. Un museo composto da 23 sale espositive fisse e 12 per mostre temporanee disposte su tre livelli.

All’ingresso del museo, al pianterreno, si trattano gli aspetti naturalistico-ambientali della montagna, delle sue tradizioni, della vita, dell’arte e degli apporti tecnologici che ne hanno determinato le trasformazioni. Il primo piano è dedicato alla pratica alpinistica nelle sue manifestazioni storiche, esplorative e sportive. Nel piano seminterrato vi sono i locali da adibire a mostre temporanee o manifestazioni. Una risorsa importante per Torino, che parla dei rapporti della città con le sue valli e con la montagna di tutto il mondo nel corso della storia. E che molta parte potrà avere nella realizzazione del Progetto Torino e le Alpi.
La mission del Museo non si esaurisce infatti con la “narrazione” della storia dell’alpinismo italiano attraverso le sale espositive, ma si integra all’interno di un’offerta molto variegata di prodotti che vanno dalla Fototeca (160 mila immagini per una delle più importanti collezioni al mondo sui temi dell’esplorazione e dell’alpinismo) alla Videoteca (pellicole e video di documentari e film, antichi e recenti, dedicati all’alpinismo, all’esplorazione e ad altri aspetti legati alla montagna), dal Centro Italiano Studio Documentazione Alpinismo Extraeuropeo al Fondo iconografico (manifesti di turismo e commercio, copertine di riviste, giochi da tavolo, figurine ed ephemera).

Un discorso particolare merita poi la Biblioteca Nazionale del CAI, dal 2003 collocata presso la sede del Museo, che con le sue 29.000 monografie e le 1.480 testate di periodici sulla montagna costituisce una risorsa torinese senza eguali in Europa e nel mondo. «La biblioteca nasce nel 1863 – spiega Alessandra Ravelli, la responsabile –. E dal 2003 è parte integrante dell’Area Documentazione del Museo. Nel corso del tempo è stata alimentata grazie alle donazioni di editori, autori e associazioni e all’acquisto di titoli nuovi e antichi da parte nostra». Mentre per le riviste web, non esiste un archivio ma è a disposizione un monitor con i link specifici alle principali testate.
«Per quanto riguarda la ricerca dei titoli – continua Ravelli – stiamo lavorando a un catalogo on line unico». Ma già oggi si possono consultare i libri della biblioteca grazie a due indirizzi web: www.dba.it/cai/cai-biblio.htm per i libri catalogati fino al 2005. E www.sbn.it, il sito del Servizio Bibliotecario Nazionale, per le monografie catalogate a partire dal 2006 e per tutti i periodici, accessibili anche da www.librinlinea.it, dove è possibile restringere la ricerca al posseduto della singola biblioteca. Si segnala inoltre il MetaOpac risultato di un progetto BiblioCai (coordinamento dei bibliotecari volontari del Cai che fa riferimento alla Biblioteca nazionale). Si tratta di un utile strumento per la ricerca cumulativa, primo esperimento a livello internazionale di banca dati bibliografica specializzata sulla montagna. Il link dal sito www.cai.it è il seguente: www.cai.it/index.php?id=1119.
La consultazione del materiale dell’archivio fotografico e video è invece possibile solo recandosi presso le sede nei seguenti orari: martedì e giovedì 12-18; mercoledì e venerdì 10-16.
Maurizio Dematteis