Wu Ming 1, “Un viaggio che non promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav”, Einaudi 2016. 664 pagine, 21 euro.
Un libro non andrebbe mai giudicato per l’idea che difende, ma per ragioni attinenti alla letteratura come la struttura del testo, lo stile narrativo, il ritmo e l’emozione. Quest’ultimo di Wu Ming 1, anonimo ma illustre rappresentante del collettivo bolognese, è un saggio che si legge come un romanzo. Onore all’autore, e anche all’editore. Il “viaggio” andrebbe proposto nelle scuole di scrittura per la qualità della parola e in quelle di giornalismo per il valore dell’inchiesta. Inoltre, per chi crede nella democrazia del web, il lavoro vanta anche un estenuante scambio di opinioni con i protagonisti della vicenda, di cui l’autore ha tenuto conto senza sacrificare la pulizia della narrazione.
Se fosse scritto da un Sì Tav per spiegare il “viaggio non breve” dell’alta velocità il libro meriterebbe la stessa lode e la stessa attenzione, ma l’alternativa esiste? È possibile invertire le parti? Le seicento pagine dimostrano di no, e soprattutto svelano che in quest’assurda storia italiana nessuno è quello che sembra.
Come si apprende inesorabilmente dalla lettura, precipitando con i personaggi nell’imbuto del tempo e nell’ingorgo del conflitto, il pasticcio del Tav in Valle di Susa non vede due avversari contrapposti ma tanti variopinti oppositori contro un solo granitico ordine: l’Entità. Come in Davide e Golia ci si aspetta l’epico duello tra la formica e il gigante, e nel duello la palingenesi del racconto, ma pagina dopo pagina la storia rovescia le aspettative e sovverte le regole, finché la trama si ricompone nei reali termini dello scontro, con i veri protagonisti. Da una parte i No Tav, litigiosi e sanguigni partigiani dell’idea che il treno sia uno spreco di denaro e di buon senso, dall’altra i Sì Tav che difendono a una sola voce la concezione astratta dell’idea, a prescindere dalle obiezioni: «La linea si deve fare. Punto». I Sì Tav sono rappresentati da una sconfinata aggregazione di politici, affaristi, imprenditori, finanzieri, cooperanti e simpatizzanti che, senza conoscersi e senza stimarsi, stanno insieme da venticinque anni per sostenere un progetto che gli cambia continuamente addosso e che ne richiederebbe almeno altri venticinque per vedere una fine. È questa resistenza alla logica, e non la ribellione contro il Tav, il lato veramente epico della storia.
Enrico Camanni
Interessante libro, interessante recensione, il mio punto di vista sull’argomento è un po’ diverso
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