Lo scorso 28 ottobre, dopo la prima nevicata stagionale che, grazie alle basse temperature, ha imbiancato anche i fondovalle, osservavo con stupore, attraverso la webcam, impianti per l’innevamento artificiali della Via Lattea già in funzione. La settimana seguente, con il ritorno alla normalità delle temperature, pioggia fino alle quote più elevate, e gran parte di quella neve d’ottobe già sciolta. In quegli stessi giorni la notizia che la Regione Piemonte avrebbe continuato a contribuire alle spese dell’innevamento artificiale della Via Lattea e di altri comprensori sciistici. Ma si è visto anche di peggio: lo scorso inverno, in quel di Folgaria, in Trentino, un elicottero ha fatto la spola per trasportare in quota neve artificiale prodotta in
fondovalle.

Il finanziamento pubblico a un comprensorio comporta immediatamente le comprensibili richieste degli altri. Se la Regione Piemonte finanzia la Via Lattea perché non dovrebbe fare altrettanto con Bardonecchia? E con Limone Piemonte? E le piccole stazioni dove le mettiamo? Come non comprendere le lamentele degli impiantisti lombardi che vedono nei vicini trentini ed altoatesini una sorta di concorrenza sleale? E i comprensori sciistici di tutto il Piemonte che lamentano la concorrenza francese, dove i costi energetici sono sensibilmente più bassi? Oggi l’innevamento artificiale non è più soltanto l’antidoto per fronteggiare la carenza di neve in annate eccezionali, ma è la norma, utilizzato per anticipare e posticipare la stagione. Quanto all’eccezionalità delle annate, siamo oramai in una situazione dove l’anomalia consiste sempre più nella presenza di neve naturale, in modo particolare alle quote medio basse. Ogni euro investito in innevamento artificiale non fa che rafforzare la dipendenza dal turismo sciistico invernale. Negli ultimi 20 anni in tutte le Alpi si sono investiti centinaia di milioni di euro nell’innevamento tanto che oggi viene innevata artificialmente quasi la metà di tutte le piste da sci alpine. Oltre ai costi di investimento vi sono i costi di esercizio che dipendono dalla quantità di neve prodotta, dalla disponibilità di acqua e dalla temperatura. È presumibile che con un futuro più caldo, anche l’innevamento artificiale sarà destinato ad un incremento sensibile: in alcune aree potrebbe raddoppiare rispetto ad oggi. Avere garantita la disponibilità di acqua diventerà sempre più complesso e costoso e l’eventuale utilizzo di impianti di innevamento “indipendenti dalla temperatura” (una delle esigenze del futuro sarà quella di produrre neve anche a temperature superiori allo zero) contribuirà a far salire ulteriormente il consumo di energia, e di conseguenza i costi di un’offerta turistica ormai satura. D’altra parte il potenziamento dell’innevamento artificiale va di pari passo con l’ampliamento delle piste: tralasciando gli effetti sul paesaggio significa ulteriori costi per la realizzazione e per la manutenzione delle stesse.

Varrà davvero la pena, in futuro, continuare a investire nel potenziamento dell’innevamento artificiale? Su chi ricadranno i costi? Difficilmente gli sciatori saranno disponibili a pagare, così come i gestori degli impianti. Si potrebbe pensare a una suddivisione dei costi con i vari operatori, per esempio il settore alberghiero. Finora molti tentativi in quella direzione sono falliti, mentre sempre più si assiste a un crescente impegno da parte degli enti pubblici.

La Cipra chiede da tempo che cessino i finanziamenti pubblici all’innevamento e che questi vengano invece concentrati su interventi a lungo termine e indirizzati a favore di un turismo distribuito su tutto l’arco dell’anno. Occorre ridurre la dipendenza unilaterale dal turismo sciistico e invernale.

Si dice che le sovvenzioni agli impianti sono necessarie perché lo sci genera un indotto economico importante per tutto il territorio circostante, non solo per la località sciistica. Ammesso che ciò sia (ancora) vero, è possibile che la classe politica di fronte alla crescita dei costi dell’impiantistica – che non potrà essere compensata con l’aumento dello skipass già insostenibile per molte famiglie – non provi nemmeno a cercare alternative che a parità di obiettivi abbiano costi inferiori?
Francesco Pastorelli

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