Il protocollo sui trasporti della  Convenzione delle Alpi regola l’applicazione di una politica sostenibile dei trasporti. Le Parti contraenti si impegnano ad attuare una politica sostenibile dei trasporti tesa a ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico intra-alpino e transalpino ad un livello che sia tollerabile per l’uomo, la fauna, la flora e i loro habitat, tra l’altro attuando un più consistente trasferimento su rotaia dei trasporti, in particolare del trasporto merci, soprattutto mediante la creazione di infrastrutture adeguate e di incentivi conformi al mercato.
Beh, dopo 20 anni dove siamo arrivati? Ad una situazione perlomeno paradossale. Nei 5 paesi su 8 in cui il Protocollo Trasporti è entrato in vigore poche sono le concretizzazioni dell’auspicata politica dei trasporti sostenibile. La ripartizione modale è evoluta a scapito della ferrovia, nessuna verità dei costi è stata raggiunta, dato che le tasse stradali vigenti in questi paesi non considerano adeguatamente i cosiddetti costi esterni e non disponiamo ancora di una tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni, non sono inoltre stati promossi dei circuiti di economia regionale atti a ridurre il traffico privato, tanto come il trasferimento del traffico turistico sui mezzi di trasporto pubblico non si è concretizzato, e neppure lo sviluppo a livello regionale di forme di mobilità compatibili con l’ecosistema alpino.
Per contro, in Svizzera – paese in cui, come in Italia e nel Principato di Monaco, il protocollo non è ancora stato ratificato – sono stati fatti significativi passi nella concretizzazione del citato protocollo, questo a seguito di un antecedente mandato costituzionale risalente al 1994.
Infatti, per favorire una politica dei trasporti sostenibile per l’arco alpino, l’Associazione Iniziativa delle Alpi era riuscita a far ancorare nella costituzione federale svizzera attraverso un voto popolare federale svoltosi nel 1994 i principi del trasferimento su ferrovia del traffico merci e di limitazione delle capacità stradali per il transito attraverso le Alpi.
Nel 1998 è stata pure ancorata una tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (Ttpcp) quale strumento fiscale per limitare in generale i flussi di Tir sulle strade e nel contempo per finanziare lo sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria transalpina (AlpTransit).

Dal 2001 l’Iniziativa delle Alpi propugna la creazione di una borsa dei transiti alpini, con la quale mettere all’asta un numero predefinito di diritti di transito attraverso le Alpi. Questo principio è diventato legge a livello di Confederazione nel 2008 e questa idea è oggetto di verifica e sviluppo nell’ambito del cosiddetto “suivi di Zurigo”, uno strumento creato dopo il dramma al Gottardo del 2001 di cui fanno parte i paesi alpini e l’UE.
Per perseguire gli obiettivi di trasferimento la Svizzera ha a disposizione oggi diversi strumenti: oltre alla già citata tassa sul traffico pesante, essa eroga sussidi per promuovere il traffico merci su ferrovia, ha predisposto l’intensificazione dei controlli sui veicoli pesanti, ha adottato una riforma delle ferrovie (condizioni d’esercizio e open access per le merci), ha realizzato il tunnel di base del Lötschberg (aperto nel 2007) e sta completando la costruzione del tunnel di base del San Gottardo, la cui entrata in esercizio è prevista per il 2016.
Vi sarà la necessità di procedere entro il 2025 con un risanamento totale della galleria stradale del San Gottardo, il che offrirà l’opportunità per conferire una spinta decisiva all’attuazione di una politica coordinata di riduzione del traffico pesante attraverso le Alpi.
La tassa sul traffico pesante e la borsa dei transiti alpini sono due strumenti di regolamentazione degli eccessivi flussi di traffico attraverso l’arco alpino che trovano peraltro un certo parallelo in una politica dei trasporti sostenibile per le aree metropolitane: un finanziamento incrociato della promozione del traffico pubblico attraverso un prelievo fiscale sui vettori più inquinanti del traffico privato. Cioè l’adozione di uno strumento di mercato per regolamentare l’uso di beni rari e preziosi come la salute e la qualità degli spazi di vita, beni compromessi dall’eccessivo traffico privato.
Quindi, nel caso dell’arco alpino una borsa dei transiti, per le aree metropolitane un “road pricing”.
Fabio Pedrina