Un corpo di giovane uomo, senza documenti, probabilmente proveniente da un paese arabo viene trovato morto lungo un sentiero nel Comune di Oulx. Otto mesi fa è stato seppellito nel cimitero del piccolo comune valsusino: morto ignoto, gli inquirenti non sono riusciti a identificarlo. Come nel cimitero di Lampedusa, dove le immagini delle croci di legno senza nome hanno fatto il giro del mondo, anche nelle Valli olimpiche, a pochi chilometri da Torino o Lione, ci sono tombe anonime di persone morte nel tentativo di passare la frontiera.
«E’ il secondo morto ignoto trovato in alta Valle di Susa – racconta il sindaco di Oulx Paolo De Marchis –, il primo l’aveva trovato una signora che portava il cane a passeggio su un sentiero nei dintorni di Campo Smith, a Bardonecchia», e oggi riposa anche lui con la sua croce anonima, in un cimitero in alta valle. Il fenomeno delle persone straniere che tentano di passare la frontiera clandestinamente non è nuovo per la Valle di Susa, ma dall’ottobre dell’anno scorso la situazione è peggiorata. Capita di vedere all’imbrunire lungo la strada statale che sale in alta valle, verso Bardonecchia, furgoni che si fermano per far scendere due o tre persone alla volta, che si avviano verso la frontiera. «Ne abbiamo visti personalmente sia io che i miei assessori», spiega il sindaco. Probabilmente le organizzazioni di trafficanti di esseri umani hanno individuato la valle come una delle possibili vie di accesso alla Francia. «Nonostante le forze dell’ordine negli ultimi tempi abbiamo aumentato gli sforzi per presidiare il territorio – continua De Marchis – capita spesso di vedere persone incamminarsi sui sentieri, lungo la pista da fondo di Claviere, sulle sponde della Dora Riparia o lungo la statale in direzione della frontiera. Sui sentieri del mio comune ogni anno nella stagione dello scioglimento delle nevi troviamo indumenti, scarpe o altre tracce abbandonate», segnale del passaggio di immigrati verso la frontiera. In valle è capitato più di una volta di raccogliere la testimonianza di immigrati clandestini che una volta passata la frontiera ed essersi incamminati per qualche chilometro giù per la Valle della Maurienne, sono stati intercettati dalla Gerdarmerie francese che li ha riportati in Italia.
«La notte capita di passare nei pressi di vecchi casolari abbandonati e scorgere delle luci», continua il sindaco, e sono i piccoli fuochi improvvisati da immigrati di passaggio che cercano riparo. «Una sera nella vecchia stazione di Beaulard si è sviluppato un incendio – ricorda De Marchis – che ha fatto saltare la linea a 380 volt della stazione. Ricordo che da casa mia ho visto dei lampi e delle fiammate incredibili. Siamo subito accorsi. Un ragazzo esausto si era addormentato con la sigaretta accesa che gli ha incendiato la coperta». Pochi mesi prima un altro incendio, in un casolare abbandonato di fronte al centro commerciale Le Baite di Oulx. Sempre causato da persone che cercavano riparo per la notte.
Alcuni dei migranti diretti al confine, nelle Valli Olimpiche, sono i minorenni non accompagnati che vengono intercettati dagli inquirenti e portati presso le strutture del Consorzio Intercomunale Socio Assistenziale Valle di Susa, il Conisa, di cui De Marchis è presidente: «Abbiamo 12 ragazzi minorenni in carico attualmente, tutti arrivati negli ultimi sei mesi. Li abbiamo distribuiti tra i centri disponibili della bassa valle tra Susa, Rubiana e Almese. Ma ora non abbiamo più posti disponibili e stiamo chiedendo aiuto ai consorzi socio assistenziali vicini». La presa in carico di minori non accompagnati, sia italiani che stranieri, è obbligatoria per i centri socio assistenziali di tutto il territorio nazionale. E il Conisa non si sottrae certo al suo dovere. Ma l’alto onere economico, la scarsità di posti a disposizione e i forti ritardi nei rimborsi da parte dell’Asl mettono oggi a dura prova la tenuta del consorzio montano.
Maurizio Dematteis