Montrestrutto è una piccola frazione di Settimo Vittone situata in quella striscia di Piemonte al confine con la Valle d’Aosta. Una linea sottile separa la montagna ricca, generosamente foraggiata dalla Regione autonoma, da quella povera e abbandonata a se stessa dove, però, è nato un ottimo esempio di piccola economia fondata sull’intraprendenza privata e sui cambiamenti del turismo alpino, in particolare di quello sportivo.
La storia che abbiamo raccontato sul blog di Torino e le Alpi, attraverso l’intervista a uno dei protagonisti, inizia nel 2008 quando il Comune di Settimo Vittone, su impulso della guida alpina Gianni Predan, decide di ricuperare un vecchio sito di arrampicata caduto in disuso. Viene deliberato un piccolo investimento per l’acquisto dei terreni agricoli alla base delle pareti e per l’avvio dei lavori di chiodatura. Domenico Gabriele, all’epoca assessore, racconta gli esordi di questa avventura: «Avevamo intuito che l’area era adatta ad attrarre gli arrampicatori di oggi, quelli che hanno piacere di passare una rilassante giornata in falesia con gli amici o in famiglia. Il luogo si presta perché la roccia si trova al fondo di un bel prato pianeggiante a brevissima distanza dal parcheggio. Così il Comune ha trasformato terreni agricoli in parco pubblico per evitare possibili conflitti tra scalatori e proprietari, e ha avviato i lavori di attrezzatura delle pareti. Al contempo abbiamo previsto la costruzione di un bar che è stato appaltato a una persona in grado di occuparsi della manutenzione dell’intero sito».
Risultato: in 5 anni intorno alla falesia di Montestrutto sono nati due bed & breakfast e un piccolo albergo per ospitare l’ampio afflusso di scalatori italiani e stranieri. Vengono per la roccia, per i numerosi itinerari di concezione moderna adatti a esperti e principianti, per prendere il sole sul prato o fare una partita a beach volley, per avviare i bambini all’arrampicata e per portarli a fare un giro sui pony del piccolo maneggio che ha aperto proprio a fianco della falesia. Senza dimenticare la possibilità di fare uno spuntino al bar a base di prodotti locali e specialità della zona. Insomma, un vero e proprio distretto, con tanto di indotto, che vive grazie al free climbing. Rispetto alle grandi strutture turistiche della vicina Valle d’Aosta, a Montestrutto parliamo di un’economia di piccola scala che però si sostiene sulle proprie gambe senza bisogno di finanziamenti. Con Ilario Bertino, gestore dello Chalet Bar ai piedi delle pareti possiamo entrare nel merito del lavoro svolto finora.
«Siamo estremamente soddisfatti dei risultati raggiunti. Mia moglie ha lasciato il posto fisso per dedicarsi al bar, ma trova che la qualità della vita sia molto migliorata nonostante l’impegno decisamente superiore. E io ho la possibilità di fare qualcosa di strettamente legato alla mia passione per l’arrampicata. Quando il Comune ha pubblicato il bando per la gestione di bar e falesia cercava una persona in grado di occuparsi di entrambe le cose: sono stato ben contento di partecipare e ancor più di vincere. Siamo riusciti a creare un buon giro, nonostante si tratti pur sempre di un turismo povero. In questi anni abbiamo investito il più possibile nello sviluppo della falesia e dell’arrampicata. Oltre ai controlli periodici che effettuo io e alla manutenzione che viene certificata da una guida alpina, Gianni Predan, abbiamo continuato ad attrezzare nuove vie e nuovi settori e ora stiamo programmando di costruire un piccolo parco avventura su roccia. Si tratta di spese e lavoro aggiuntivi che, però, ci danno delle belle soddisfazioni visto che ormai arrivano turisti francesi, svizzeri e tedeschi. In più, oltre alla nostra attività, si stanno sviluppando le strutture con i posti letto grazie alle quali potremo incrementare le presenze in settimana richiamando gruppi numerosi come i corsi di aggiornamento per Guide alpine o per addetti del Soccorso alpino».
Certamente i casi ben più antichi di Finale Ligure e Arco di Trento hanno fatto scuola nel mostrare che il turismo dell’arrampicata è una risorsa per l’economia locale. L’esempio di Montestrutto è un’ulteriore evoluzione, seppur su scala più ridotta, di come ciò possa avvenire partendo dalla gestione diretta e integrata delle pareti.
Simone Bobbio
Domani, tempo permettendo penso di portare la mia nipotina di 8 anni, saluti