Il progetto “Montagne in movimento” (Mim) nasce nel 2019 dall’intreccio tra esperienze partecipative di antropologia applicata e trasformativa in area montana e urbana e il desiderio di alcuni studenti universitari, in particolare del corso di laurea magistrale in Antropologia ed Etnologia dell’Università di Torino, di tornare nei loro territori di origine, in area alpina e appenninica, e di utilizzare i metodi dell’antropologia per coinvolgere le comunità locali a valorizzare la propria scelta di vivere in montagna. Grazie all’impostazione partecipativa del progetto diverse amministrazioni comunali, che hanno sentito l’esigenza di ripensare il proprio mandato rileggendo i bisogni dei loro territori, hanno chiesto di essere affiancate nei processi di ricerca-azione in modo creativo e capace di avere una ricaduta concreta.
Fin dal suo avvio, il progetto si è caratterizzato come un “laboratorio diffuso” che ha toccato diverse regioni italiane, dal Piemonte all’Abruzzo, dalla Lombardia alla Sicilia. La prima esperienza di campo sperimentata con una ventina di giovani con competenze scientifiche e professionali diverse e provenienti da varie parti d’Italia si è svolta in Abruzzo nel novembre 2019. Un trekking con oltre 100 partecipanti, focus group, momenti di discussione formale e informale in diverse comunità locali e con diversi interlocutori hanno caratterizzato la prima tappa di quello che sarebbe diventato il progetto Mim, che oggi è uno degli assi di ricerca del Centro universitario GREEN – Groupe de Recherche en Education à l’Environnement et à la Nature dell’Università della Valle d’Aosta.
Quella che era partita come una ricerca-azione legata alla raccolta di materiale per una tesi di laurea magistrale, è diventata occasione per convogliare le energie di molti giovani e suscitare l’interesse degli interlocutori locali. Così, da quasi due anni Raffaele Spadano lavora come antropologo a Gagliano Aterno, un paese di 254 abitanti della Valle Subequana in provincia de L’Aquila, “area interna delle aree interne”, come la definisce il suo giovane sindaco, Luca Santilli. Grazie alla collaborazione tra l’amministrazione e l’Università della Valle d’Aosta, Raffaele Spadano sta coordinando una serie di progetti che puntano a uno sviluppo del territorio inclusivo, ecologico e progettato da chi lo abita.
Sono giovani neolaureati anche Amalia Campagna, antropologa, e Matteo Volta, sociologo, che dalla primavera del 2021 trascorrono diversi mesi all’anno “sul campo” in Valchiusella, in provincia di Torino. Dal 2018, infatti, la Valchiusella è coinvolta in un progetto promosso dal Polo Formativo Universitario Officina H, dal Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Torino, sede di Ivrea, e dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Brosso che consiste nella realizzazione di brevi tirocini sul campo per gli studenti del corso di laurea. Dai primi mesi del 2021, parallelamente all’inserimento di Mim al tavolo di regia del progetto, con la funzione di interlocutore multidisciplinare, promotore di ricerca e sostegno alla progettazione dei tirocini, il progetto si è ampliato con la graduale adesione degli otto comuni e di oltre cinquanta associazioni rendendo l’intera valle un laboratorio permanente a cielo aperto, una vera e propria comunità di pratica che accoglie gli studenti di diversi corsi di laurea in periodi di tirocinio sul campo. Fin dall’inizio, l’esperienza in Valchiusella ha reso evidenti gli intrecci di didattica, ricerca e terza missione che già avevano caratterizzato Mim nelle sue tappe precedenti: in occasione dell’arrivo degli studenti, così come in itinere, sono stati organizzati incontri con gli amministratori, momenti di conoscenza e formazione per le associazioni, attivando un processo di messa in rete delle risorse inedito per il territorio.
Grazie agli strumenti propri dell’antropologia applicata e dell’etnografia collaborativa, alla capacità di decostruire e guardare al reale in forma multiscalare – come sostiene l’antropologa Roberta Zanini – e alla promozione di narrazioni polifoniche e partecipative, Mim coinvolge giovani ricercatori in dialogo con un ampio network di enti pubblici e privati su tutto il territorio montano italiano e si propone di indagare e comparare la complessità di tali territori, promuovendo l’ascolto delle esigenze locali e mettendo in rete risorse e opportunità. Si tratta di un metodo che sperimenta sul campo e accompagna i processi di cambiamento, ma anche di una constatazione: i territori montani sono in continuo movimento, in trasformazione, attivi e ulteriormente attivabili attraverso processi partecipativi, interventi artistici, coinvolgimento di “vecchi” e “nuovi” abitanti. Fare insieme diventa occasione di conoscenza, che accresce il rispetto per ambienti, contesti e persone.
In questa direzione va il progetto Neo, “Nuove esperienze ospitali”, che ospiterà a Gagliano Aterno la “Scuola di attivazione di comunità e transizione ecologica”. Per rispondere alle sfide ecologiche e sociali dei territori montani è necessario formare figure professionali capaci di ingaggiare, accompagnare, attivare e supportare le comunità locali applicando metodi partecipativi e gli approcci della ricerca-azione. Il primo fine della scuola, che si caratterizza come esperienza immersiva sul campo, è costituire comunità energetiche nei paesi dell’Appennino centrale, supportati in questo percorso da fondazioni, università, aziende, cooperative e organizzazioni non governative. La figura dell’attivatore sarà prevista in prossimi bandi e disegni di policies, per cui diviene urgente formare dei giovani professionisti che sappiano contribuire con competenza, oltre che con passione, alla trasformazione immateriale e materiale dei territori.
Valentina Porcellana