Ai più, la Montagna materana è nota per le crude descrizioni di Cristo si è fermato a Eboli in cui Carlo Levi narra dei mesi trascorsi ad Agliano durante il confino inflittogli dal regime fascista tra il 1935 e il 1936. Un’altra immagine della zona – più contemporanea – appare nello splendido film di Rocco Papaleo Basilicata coast to coast uscito nel 2010. Parliamo delle montagne del Mezzogiorno, un vasto territorio cui la modernità ha portato abbandono e isolamento senza i benefici che alcune aree delle Alpi hanno tratto dal turismo di massa.
Ma, come tutte le epoche storiche, anche il modello dell’industrializzazione sta progressivamente mostrando i propri limiti lasciando campo libero a nuove opportunità che potrebbero riportare in vita le macerie che l’urbanizzazione e la fabbrica hanno lasciato alle proprie spalle. È questa l’idea da cui Franco Arminio ha tratto ispirazione nella stesura del documento, intitolato per l’appunto Montagna materana, presentato nella Strategia aree interne adottata da Fabrizio Barca, Ministro per la coesione territoriale durante il Governo guidato da Mario Monti.
«I cambiamenti climatici, la crisi economica e, perché no?, il terrorismo stanno riportando l’attenzione su tutte quelle aree del nostro paese che per troppi anni sono state poste ai margini dello sviluppo – attacca con parlantina sciolta Arminio –. Immagino che un numero sempre più crescente di persone potrà riscoprire la bellezza e il valore delle montagne in provincia di Matera per sfuggire dal caldo, dalla disoccupazione e dai rischi del vivere in città. La bellezza dei paesaggi, la ricchezza della terra e l’importanza della socialità sono valori che dobbiamo riscoprire e che qui abbondano. Per questo motivo abbiamo deciso di presentare un progetto a Fabrizio Barca che, nella Strategia delle aree interne si poneva l’obiettivo di affrontare il problema dello spopolamento nei territori periferici dell’Italia rurale».
Arminio si definisce poeta e paesologo e, benché sia nato a Bisaccia in Campania a nord di Eboli dove secondo Carlo Levi correva il confine del sottosviluppo, ad Agliano è di casa in quanto organizzatore e anima del festival La luna e i calanchi che ogni estate anima la vita culturale dei monti materani.
«Nel nostro intento – prosegue il ragionamento di Arminio – è possibile riportare in vita queste montagne valorizzando quegli elementi che ne hanno provocato il declino durante i decenni scorsi. Abbiamo un patrimonio agricolo boschivo e paesaggistico unico. La terra coltivabile è ricca, capace di produrre una tipologia specifica di grano, il Cappelli, che anche i celiachi possono mangiare. Poi ci sono la tradizione dell’olivicoltura e la novità dei pistacchi che vengono coltivati qui, ma i cui prodotti finiscono per essere esportati in altre regioni da una filiera lunga poco attenta al valore del locale. Poi c’è il bosco la cui superficie è cresciuta del 15% negli ultimi 50 anni. È la cassaforte della montagna materana, un patrimonio da utilizzare sapientemente per riscaldarsi e per attivare processi di trasformazione della legna e del sottobosco. Infine, non bisogna dimenticare il territorio inoperoso, i calanchi, da sempre ignorati poiché improduttivi. Oggi i canoni sono cambiati e in un mondo urbanizzato gli spazi vuoti diventano solenni e lirici, privi dei guasti della modernità».
Nella strategia delle aree interne oggi portata avanti dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, l’obiettivo è istituire in ciascuna delle Regioni italiane una serie di aree pilota dove sperimentare esperienze e progetti per risolvere le problematiche dello spopolamento e dell’abbandono del territorio. Tra le proposte avanzate nei mesi passati, tra cui quella della Montagna materana, verranno selezionate quelle meritevoli di passare a una fase applicativa su cui le Regioni devolveranno una parte dei fondi europei. In sostanza, si tratta di un modo per orientare il lavoro della programmazione europea verso una maggiore considerazione dei territori marginalizzati.
«Per sviluppare nuove opportunità, tra cui il turismo, è necessario investire sulle condizioni minime di sopravvivenza in queste terre. Nonostante la salubrità climatica della Montagna materana, a causa dell’invecchiamento della popolazione, gli abitanti non godono di ottima salute e, soprattutto, hanno difficoltà di accesso alle cure a causa delle distanze. Vogliamo costruire una medicina della vicinanza, in antitesi con il concetto di attesa che si limita ad aspettare l’evento acuto. Il secondo nodo è legato alla scuola. La chiusura delle scuole causata dallo spopolamento provoca ulteriore abbandono anche da parte di coloro che vorrebbero restare ma non possono offrire un’istruzione ai propri figli. Il motto è “piccoli paesi, grandi scuole”: istituti all’avanguardia nell’insegnare tradizione e innovazione, che attraggano persone provenienti da fuori grazie alla qualità della propria offerta. Infine il tema dei trasporti in un territorio estremamente movimentato dove è difficile spostarsi anche con mezzi privati. È fondamentale migliorare la possibilità di spostarsi da un paese all’altro lavorando sulle condizioni delle strade e creando un mezzo di trasporto pubblico, anche a chiamata, che colleghi le aree più isolate. Nella nostra idea non è necessario costruire nulla di nuovo, ma semplicemente valorizzare l’esistente. Perché i limiti che hanno isolato queste terre in passato, possono trasformarsi in vantaggi per il futuro».
È curioso che un documento di programmazione economica sia stato affidato a un poeta. Si tratta di un vero cambiamento dei tempi?
«In aree come queste – conclude Arminio – non c’è più nulla da perdere per cui tanto vale pensare al futuro in maniera coraggiosa e inedita. Certamente, dopo le dimissioni del Ministro Barca, non vedo più lo stesso slancio economico e ideale verso le cosiddette aree interne».
Simone Bobbio