L‘Alto Adige rappresenta, dopo la Valle d’Aosta e la Lombardia, la terza zona glacializzata d’Italia. I cambiamenti climatici, ed in particolare l’aumento delle temperature che, sulle Alpi, risulta pressoché doppio rispetto al dato globale, stanno però duramente segnando la geomorfologia di questo territorio e le riserve idriche dell’alta montagna. Le proiezioni di deglaciazione disponibili, mostrano peraltro un progressivo esaurimento delle aree glaciali delle Alpi orientali di qui alla fine del secolo in corso. Per questo motivo, risulta molto importante monitorare con attenzione i cambiamenti dei ghiacciai in questa regione. In questo contesto, il recente progetto Glistt del Programma di cooperazione territoriale Interreg V-A Italia-Austria, da una parte ha dato l’opportunità di continuare e aggiornare sistemi di monitoraggio collaudati nel tempo in questa regione, dall’altra di sperimentare nuovi metodi innovativi in grado di sfruttare le tecnologie satellitari per l’osservazione della Terra di ultima generazione.

In particolare, è in fase di completamento l’aggiornamento del catasto dei ghiacciai dell’Alto Adige tramite l’analisi di immagini aeree ed i risultati preliminari di tale lavoro indicano, per il 2016-2017, una superficie glaciale dell’ordine di 70 km2, a fronte di un dato 2006 pari a 93,4 km2 ed una massima estensione nella Piccola Età Glaciale, databile tra il 1850 ed il 1880, pari a 276,6 km2. La maggiore concentrazione di ghiacciai risiede nella parte occidentale della provincia sulle Alpi Venoste e nell’intorno del Gruppo dell’Ortles-Cevedale, mentre minore è il grado di glacializzazione delle Alpi Breonie e Aurine, degli Alti Tauri e delle Vedrette di Ries. La gran parte degli apparati glaciali dell’Alto Adige è peraltro relativamente piccola e circa l’80% di essi ha una superficie inferiore a 0,5 km2. È tuttavia il rimanente 20% dei ghiacciai più grandi a essere determinante in termini di superficie glaciale totale, alla quale questi ultimi contribuiscono per i 2/3. Solo il Ghiacciaio di Malavalle in Val Ridanna vanta, infine, un’estensione superiore a 5 km2.
L’Agenzia per la Protezione civile, inoltre, svolge fin dai primi anni Ottanta misure di bilancio di massa su 5 ghiacciai, rappresentativi del territorio e del clima dell’Alto Adige. In poco più di 30 anni di osservazioni, il Ghiacciaio di Fontana Bianca, ubicato alla testata della Val d’Ultimo, ha perso oltre 20 milioni di metri cubi di acqua e si è assottigliato in media di 1 m/anno circa; solo in tre occasioni il bilancio di massa è stato leggermente positivo, mentre il 2003 è stato l’anno più nero. Il monitoraggio glaciologico è completato dalle misure di avanzamento ed arretramento delle fronti glaciali, per le quali sono disponibili una decina di serie storiche di oltre 100 anni, e dalle misure degli spessori degli apparati glaciali, funzionali anzitutto alla stima del volume dei ghiacciai altoatesini e quindi delle riserve idriche ad essi relative.
D’altra parte, le immagini satellitari rappresentano un vantaggioso strumento per integrare il sistema di monitoraggio dei ghiacciai, offrendo, a basso costo, l’opportunità di aggiornare con maggiore frequenza, ad esempio con cadenza annuale, la stima della superficie coperta dai ghiacciai. In particolare, nel 2014 l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha lanciato un innovativo programma per l’osservazione della Terra costituito dalla famiglia dei satelliti Sentinel. Dal 2017 sono completamente operativi quattro satelliti, la coppia di satelliti Sentinel-1 e la coppia Sentinel-2, che sono particolarmente interessanti per il monitoraggio dei ghiacciai alpini. In particolare, i due satelliti Sentinel-2 offrono, ogni 5 giorni, una fotografia di tutti i ghiacciai alpini, da cui è possibile mappare le aree coperte da neve e ghiaccio. I due satelliti Sentinel-1, invece, montano un sensore radar, il cui segnale è in grado di individuare i movimenti superficiali. Questa caratteristica può essere sfruttata per la mappatura dei ghiacciai coperti da detrito, di difficile individuazione, invece, dalle immagini ottiche che siamo più abituati ad osservare. I ghiacciai coperti da detriti infatti si muovono tipicamente verso valle e per questo motivo risultano facilmente individuabili dai dati radar Sentinel-1.
L’integrazione di fotografie aeree, dati acquisiti sul campo e immagini satellitari offre un ottimo strumento per monitorare al meglio l’evoluzione dei ghiacciai alpini, per capire più accuratamente i fenomeni ad essi associati e i cambiamenti futuri.
Roberto Dinale (Ufficio Idrologia e dighe, Provincia autonoma di Bolzano), Mattia Callegari (Istituto per l’Osservazione della Terra, Eurac research)

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