Marco Albino Ferrari, Mia sconosciuta, Ponte alla Grazie, 2020, pp. 235, 16 euro

Un libro diverso, sorprendente, inusuale per uno degli autori italiani più quotati nel panorama della letteratura di montagna. Marco Albino Ferrari dopo aver raccontato storie di esploratori, alpinisti e sportivi, con “Mia sconosciuta” ha abbattuto tutti i muri tra se e la scrittura, entrando in una sfera intima e autobiografica con una forza dirompente. Il risultato è un libro appassionante, che si fa leggere tutto d’un fiato, dove la costruzione della narrazione e il susseguirsi degli eventi ti prendono per mano e non ti mollano, come solo le “storie vere” riescono a fare. Una madre originale, un figlio devoto, storie familiari vissute in una cornice borghese della società milanese negli anni ’70 del secolo scorso, con una costante sullo sfondo che non abbandona mai i protagonisti: la montagna. Non una montagna assassina o il teatro di gioco per imprese sportive, ma una realtà che trasmette sicurezza ai protagonisti, fatta di silenzi, spazi immensi, stagioni che si susseguono, luoghi noti e persone importanti nel ricordo autobiografico di Marco. Una montagna che aiuta a rielaborare un rapporto madre figlio molto intenso, a tratti anche conflittuale, dove i ruoli tal volta si invertono, ma un legame sempre leale e molto profondo. Insomma un libro da leggere più che da raccontare, capace di suscitare riflessioni profonde, intime, che vi porterete appresso per parecchio tempo.
Maurizio Dematteis