Da circa un ventennio assistiamo sulle Alpi occidentali, piemontesi in particolare, a un lento e irregolare ritorno alla montagna da parte di quei montanari che scelgono le valli di origine dopo una parentesi di vita urbana e da parte degli stessi cittadini che vogliono cambiare vita salendo ad abitare in quota. Si tratta di soggetti generalmente molto motivati, spesso di giovani nuclei familiari, oppure di professionisti che lavorano in montagna attraverso la rete internet, o ancora di pensionati che si trasferiscono definitivamente nei vecchi luoghi di villeggiatura. Riattivando la volontà degli stessi montanari restanti a rimanere sui loro territori e a sviluppare progetti di vita, economici, familiari, culturali, che non prevedono più la migrazione verso la pianura come unica opportunità. Un fenomeno, quello della “risalita” e della permanenza, ulteriormente incentivato dall’emergenza Covid, che ha fatto aumentare il desiderio di natura e di un rapporto più equilibrato con l’ambiente. Le persone coinvolte però fin da subito si scontrano con la carenza di servizi sui territori montani, rimasto a lungo poco presidiati, che diventa spesso uno dei principali ostacoli alla creazione di un futuro per loro e i loro figli, dando origine a flussi di ripopolamento assai irregolari e instabili, in una parola “rischiosi”, perché troppo dipendenti dalle contingenze.
Una ricerca sul campo
Per fotografare il problema l’Associazione Dislivelli, in collaborazione con il Comune di Pomaretto in Val Germanasca e quello di Lanzo nelle Valli di Lanzo, ha promosso una ricerca qualitativa per indagare tra i nuovi e vecchi abitanti della montagna, quali sono i servizi essenziali e necessari per permettere a famiglie e piccole attività economiche di poter rimanere o trasferirsi nelle aree montane e investire in progetti di vita duraturi. In modo da dimostrare come anche la montagna possa riscattarsi dal degrado conseguente all’esodo verso la pianura dell’avampaese e possa tornare a proporre significativi processi di valorizzazione e di sviluppo locale, come auspicati anche dai documenti di programmazione regionale, nazionale e comunitaria.
I risultati della ricerca, ottenuti grazie alla raccolta di informazioni tra i nuovi e vecchi montanari dei due comuni coinvolti, raccontano che oggi le esigenze in termini di servizi sono cambiate rispetto a quelle espresse anche solo una decina di anni fa. Oggi infatti una condizione essenziale per restare o per andare ad abitare in montagna è quella di poter accedere a una gamma di servizi per le famiglie abbastanza larga da reggere il confronto con chi vive nelle aree urbane. Altrimenti la scelta non regge. Mentre in passato i pochi servizi essenziali attivabili localmente sembravano sufficienti a contrastare lo spopolamento, la nostra indagine dimostra che sono cambiate le esigenze di chi vive in montagna, in particolare quelle della popolazione più giovane.
La maggior parte delle famiglie da noi interpellate fa dipendere la decisione di vivere in montagna, oltre che dalla presenza in loco dei servizi di prossimità, anche dalla possibilità di raggiungere in tempi ragionevoli sia i luoghi di lavoro, sia i servizi di cui fruisce normalmente chi è rimasto in città, come ad esempio le scuole superiori, i presidi medico-ospedalieri, i grandi centri commerciali, i cinema, i teatri, discoteche ed altri servizi culturali. Con un accento molto marcato su servizi di trasporto pubblico efficienti, capillari, veloci e frequenti.
Insomma i comuni interessati ad entrare nell’agognato club dei territori abitati ed abitabili devono mantenere i servizi vitali e soprattutto entrare nella rete dei collegamenti efficienti, servizi metropolitani che mettono in rete treni autobus e altri servizi di trasporto pubblico magari anche più innovativi, tipo i servizi a chiamata. E questo è il punto focale: non replicare “in piccolo” tutti i servizi della città, ma potenziare quelli indispensabili e permettere l’accesso in tempi adeguate a tutti gli altri. Altrimenti sei fuori.
Prossimità
Tra i servizi di prossimità da mantenere e potenziare, cioè quei servizi che ci devono essere nel comune di residenza, al primo posto si evidenziano quelli sanitari: si lamenta lo scarso sviluppo dell’assistenza a domicilio e il depotenziamento, accompagnato da riduzione di personale. La scarsità di personale addetto alla medicina di base e specialistica, in particolare pediatrica, è ritenuta infatti dalla maggioranza degli intervisti una delle cause principali dello spopolamento tuttora in atto e l’ostacolo principale ad un possibile ripopolamento.
Segue il servizio scolastico locale, nel complesso soddisfacente fino alla scuola dell’obbligo, ma talvolta problematico per quanto riguarda le scuole secondarie superiori: i contesti montani presi in esame lamentano, oltre al peggioramento in atto per quanto riguarda i collegamenti con i servizi pubblici di trasporto, la mancanza di un’offerta didattica di secondo livello orientata alla formazione di figure professionali legate a mestieri tradizionali e innovativi esercitabili in montagna.
Si lamenta anche la progressiva rarefazione di servizi un tempo dati per scontati come gli sportelli bancari, sostituiti dalle operazioni on line che escludono chi non può valersi di internet o di pc, e il collegamento televisivo, che con il digitale presenta oggi diversi problemi. E la lentezza dell’attivazione di servizi legati alle nuove esigenze, come la connessione a internet con fibra ottica che risulta ancora molto limitata, a causa del mancato collegamento dell’ultimo miglio.
Una montagna connessa
L’esigenza primaria espressa dai territori indagati è quindi il miglioramento dei collegamenti, attualmente molto deficitari. Occorre intervenire su tutto il sistema dei trasporti: sulle connessioni all’interno della montagna con i centri di valle maggiormente dotati di servizi e di questi con i centri urbani dell’avampaese dotati di servizi di livello superiore. Oltre al potenziamento dell’infrastruttura digitale quindi, sono necessari investimenti e interventi organizzativi sia sui mezzi di trasporto pubblico, sia sul miglioramento delle infrastrutture ferroviarie e stradali. E naturalmente mantenere e potenziare i principali sevizi di prossimità.
Maurizio Dematteis