Una ricerca condotta dal sindacato pensionati della Cgil dell’alto Canavese insieme allo SPI Cgil di Torino è stata recentemente presentata Castelnuovo Nigra, città Metropolitana di Torino: “Difendere i piccoli comuni dell’Alto canavese e dell’Eporediese è una battaglia di civiltà per le nostre montagne – hanno spiegato i sindacalisti – se non interveniamo per tempo rischiamo di veder morire interi paesi”. Si tratta di 103 comuni, ben 61 dei quali sotto i 1000 abitanti, che contano attualmente 31 mila residenti, ma che sono a rischio spopolamento perché sul loro territorio “manca un po’ di tutto: dai trasporti, alle strade, ai medici di famiglia”. Territori che chiedono a gran voce alla Città Metropolitana di Torino di intervenire sui servizi per evitare la desertificazione, migliorando in primis viabilità e trasporti, per poi garantire scuole, asili e la copertura tecnologica che permetta di riportare la gente in queste realtà di montagna.
Abbiamo chiesto a Pasquale Mazza, attuale sindaco di Castellamonte e consigliere delegato di Città Metropolitana di Torino con delega ai trasporti, di raccontarci se e in quale modo il grido d’allarme del Canavese sia stato accolto.

Che futuro per i trasporti verso le Valli di Lanzo?

La ferrovia riattivata tra Torino e Ciriè, e prossimamente tra Torino e Ceres, può essere un ottimo impulso alla rivitalizzazione dei territori attraversati. A patto che si insista su un sevizio di qualità, con treni elettrificati e alimentati con energia prodotta da fonti rinnovabili, con corse infrasettimanale ma anche il sabato e la domenica per servire un’utenza di residenti e di turisti interessati a visitare il territorio, con mezzi di trasporto che devono essere adeguati, treni di nuova generazione con posto bici e altre accortezze. Sono queste le condizioni essenziali. Per far sì che i residenti possano rimanere nelle valli bisogna garantire un servizio efficiente nel corso di tutta la settimana, con la possibilità di potersi spostare per andare a scuola, per recarsi al lavoro o a usufruire dell’offerta culturale nei comuni limitrofi o a Torino.

E attualmente i collegamenti funzionano?

Io che faccio l’amministratore comunale a Castellamonte e sono anche consigliere delegato in Città Metropolitana di Torino, per recarmi in città ho un treno che parte da Rivarolo e che oggi devo raggiungere con un bus da Castellamonte. Quindi prima il bus, poi il treno e per arrivare a Torino ci metto 1 ora e mezza abbondante, sempre che il treno sia in orario. E poi oggi c’è poca scelta, poche corse disponibili, soprattutto il sabato e la domenica. In estate poi, quando tolgono le corse delle scuole, l’offerta si riduce ancora di più. Infine io devo fare due biglietti: uno per il bus e uno per il treno, che non si parlano. C’è un evidente problema di bigliettazione, che deve diventare unica su tutto il territorio. Per cui io oggi mi vedo costretto ad andare in auto a Rivarolo.

La sua risposta è negativa, ma quindi non c’è possibilità di cambiamento?

Non credo sia così. Credo invece che non ci vada molto, basterebbe ad esempio che le aziende che gestiscono il trasporto si mettessero d’accordo per la bigliettazione unica. E poi se da una parte abbiamo un trasporto su gomma che tutto sommato funziona e rispetta gli orari, dobbiamo lavorare sui treni, che invece sono sempre in ritardo e perdono sistematicamente le coincidenze. È molto complesso, ma sulla risistemazione dei mezzi e sull’intermodalità in Città Metropolitana ci stiamo lavorando. La sinergia tra le istituzioni deve essere mirata, bisogna evitare proclami altisonanti e lavorare invece a una programmazione più attenta possibile. Devi fare il fuoco con la legna che hai, perché i trasferimenti statali alle regioni e da queste alle agenzie di mobilità piemontesi sono scarsi, e tocca fare delle scelte. Ad esempio lavorare su servizi a chiamata per territori a domanda debole, evitando bus da 54 posto che girano a vuoto. Oppure acquistare bus più piccoli, in modo da poter mettere nel collegamento tra Castellamonte e Castelnuovo Nigra una vettura da 37 posti e non da 54. E si risparmia. Ma non può più capitare che ci siano comuni non serviti, come Rorà, dove ormai il bus non arriva più.

Città Metropolitana di Torino ha appena liberato 75 milioni di euro per i contributi alle aziende nel rinnovo del parco mezzi.

Ci sono altri accorgimenti cui state lavorando?

Stiamo indagando nuove strade. Come ad esempio il trasporto misto: succede che sempre più persone dalla città si trasferiscano a vivere nei piccoli comuni di montagna o pre-montagna, ma poi si trovano in assenza di negozi e siano costretti a ricorrere ad Amazon e altre piattaforme per effettuare egli acquisti. Se riaprissero i negozi di prossimità e diventassero degli hub per i pacchi in arrivo in paese, prenderebbero un compenso per pacco e tirerebbero su qualche soldo per pagare le bollette, dando al residente un servizio. I pacchi potrebbero arrivare proprio con il bus di collegamento, che trasporterebbe persone e pacchi. Un servizio misto per persone e cose. Evitando che i corrieri scorrazzino continuamente su e giù per le strade. Ho fatto un calcolo che se arrivassero 4 pacchi al giorno nel negozio di prossimità, caricando 50 centesimi a pacco si arriva a 2 euro al giorno, 600 all’anno, che potrebbero andare a coprire almeno le bollette.

Stiamo anche lavorando ai collegamenti con le Case di comunità (le nuove strutture socio-sanitarie che entreranno a far parte del Servizio Sanitario Nazionale, ndr). Se attiviamo senza collegamenti sarà un problema. Dobbiamo allora rendere questi luoghi un baricentrico per le valli, con i mezzi pubblici di trasporto che si fermano proprio davanti.

Maurizio Dematteis