«Appena gli alpinisti del nord ovest fanno una scoreggina, subito vanno su tutti i giornali».
Questa frase è stata ripetuta per decenni dagli scalatori trentini e veneti, gelosi del fermento mediatico che Torino ha saputo sviluppare intorno alla comunicazione della montagna e delle sue attività. Curiosamente viene pronunciata ancora oggi, nonostante l’asse si sia da tempo spostato a est, soprattutto con l’avvento di internet. Le tecnologie annullano le barriere spaziali ma, nella percezione degli alpinisti, il capoluogo piemontese continua a rappresentare un polo di eccellenza nell’ambito del giornalismo di montagna.
Il processo è iniziato poco più di 40 anni fa, nel retro della libreria La Montagna in via Sacchi, dove un gruppo di appassionati guidati dall’allora proprietario del negozio Piero Dematteis, fonda la Rivista della montagna. Era il 1970, epoca di contestazione e agitazioni giovanili, di insofferenza verso le autorità e le istituzioni, nel nostro ambito rappresentate dal CAI e dalla sua Rivista mensile. I fondatori di questa nuova avventura sono dei pionieri, apprendono il mestiere facendolo e riescono a interpretare, attraverso le proprie passioni e i propri interessi, i gusti che in quel periodo emergono presso un pubblico sempre più ampio di appassionati. La Rivista della montagna diviene in breve tempo un punto di riferimento della comunità alpinistica e una fucina di professionisti che poi proseguiranno su altre strade. Come tutte le avventure anche la Rivista della montagna avrà i suoi alti e bassi, fino a scomparire, proprio nel 40esimo anniversario della sua nascita, dopo la fusione con la più giovane sorella Alp.
15 anni dopo la nascita della Rivista della montagna, da una costola di questa esperienza, altro momento topico nella storia dell’editoria alpinistica della città, esce il primo numero di Alp. Siamo nel 1985, la Rivista ormai si è istituzionalizzata e due suoi redattori, Enrico Camanni e Furio Chiaretta, capiscono che è il momento di un rinnovamento. La Rivista della montagna ha dato un notevole impulso alla professionalizzazione del giornalista di montagna. Alp è il risultato concreto di questo processo: stampa a colori, struttura grafica raffinata e utilizzo di fotografie di elevato livello. Dal punto di vista contenutistico una sintesi riuscita tra attività oggi incompatibili tra loro: alpinismo, arrampicata sportiva, ambientalismo, letteratura, sci alpinismo e da discesa, ghiaccio. È una pubblicazione che esce dalla ristretta cerchia di appassionati e arriva a interessare un pubblico ben più ampio, senza perdere la propria vocazione di rivista tecnica destinata ai veri praticanti della montagna.
Oggi la spinta propulsiva di queste due esperienze può dirsi definitivamente conclusa. “Alp. La rivista della montagna”, frutto della fusione delle due testate, continua a uscire mensilmente operando un utile compito di presidio delle tematiche e degli argomenti originari. Ma negli ultimi anni è mancata un’azione di rinnovamento e di adeguamento dei mezzi di comunicazione ai gusti dei praticanti e alle nuove tecnologie; ciò inevitabilmente ha eroso l’interesse del pubblico per la carta stampata. I siti internet divenuti punto di riferimento della comunità alpinistica sono nati e si sono sviluppati altrove. Le Olimpiadi di Torino 2006 non hanno certamente rappresentato un volano per la montagna, figurarsi per la sua comunicazione. Una nutrita schiera di professionisti, giornalisti e fotografi, formatasi alle due scuole nel corso dei decenni cerca con alterne fortune degli spazi.
L’ambito in cui si è registrato un certo movimento è quello televisivo. La trasmissione Tg Montagne, prodotta dalla redazione romana della Tgr e realizzata dalla redazione Rai di Torino, è nata grazie alle Olimpiadi e racconta Alpi e Appennini con orario e collocazione infausti: tutti i venerdì mattina alle 9.30 su Rai Due. Si tratta di una trasmissione di carattere generalista in grado di mostrare la montagna italiana attraverso luoghi e personaggi, privilegiando la dimensione del racconto ed evitando la spettacolarizzazione tipica del mezzo. Il pubblico risponde attraverso elevati indici di gradimento e visitando l’archivio on-line delle puntate che si possono vedere in streaming. Importante anche il riconoscimento da parte dell’osservatorio del Moige (Movimento dei genitori italiani) che nel 2011 ha collocato il programma al terzo posto assoluto tra le trasmissioni più adatte alle famiglie.

L’altro esperimento tutto torinese di televisione dedicata alla montagna è Alpchannel, vera e propria web tv che cura la produzione e la messa in onda su internet di servizi e reportage giornalistici propriamente televisivi. Alpchannel ha avviato una proficua collaborazione con Telecupole e con il canale locale francese Tv8 Mont Blanc nell’ottica di creare una piattaforma comune all’intero arco alpino.

L’ultimo capitolo di questo breve resoconto deve essere dedicato a quelle realtà che comunicano e promuovono la montagna al pubblico cittadino torinese. Da quasi due anni la cronaca torinese de La Stampa esce ogni sabato (ora di venerdì) con una pagina intera curata da Guido Novaria, esperto e appassionato delle terre alte. La sezione analizza e racconta in chiave problematica le tematiche alpine che coinvolgono gli abitanti della città e della sua provincia. Nell’ottica di promuovere le numerose attività che si organizzano sulle Alpi torinesi si muove la rubrica “Montagna per tutti” a cura di Nicola Balice dello speciale Torino Sette. Infine, si è conclusa la seconda stagione della “Radio coi fiocchi”, rubrica settimanale in onda su Radio Flash, dedicata alle piccole stazioni invernali della Provincia di Torino. L’esperimento ha registrato un’entusiastica partecipazione da parte degli operatori delle stazioni che generosamente hanno messo in palio per gli ascoltatori attività omaggio da praticare gratuitamente sul loro territorio. Il pubblico, a sua volta, ha reagito in maniera interessante mostrando una netta predilezione per i pernottamenti in rifugio e le ciaspolate con accompagnatore naturalistico a scapito degli skipass e scaricando le puntate nella sezione del podcast. Purtroppo il racconto della dimensione locale delle montagne torinesi e della specificità di ciascuna stazione diventerà più arduo perché la “Radio coi fiocchi” ha perduto il suo sponsor, Turismo Torino, che ha finora sostenuto l’iniziativa. La congiuntura non è delle più favorevoli e l’impegno è di trovare nuovi sostenitori per tenere in vita questo programma di approfondimento giornalistico, intrattenimento e promozione del territorio “minore”.
Da questi brevi spunti si tratteggia una situazione non florida, ma ancora vitale su diversi fronti e attraverso media differenti (tv, radio, quotidiani, riviste periodiche e siti internet) che può certamente evolvere, soprattutto se si riuscirà a mettere in rete le diverse iniziative e a trovare un terreno comune di collaborazione.
Simone Bobbio