Sul versante solatio della montagna che sovrasta l’abitato di Avenone, uno degli antichi borghi che compongono il Comune sparso di Pertica Bassa, in alta Valle Sabbia (Bs), sorge su un ampio pianoro la località chiamata Pòf, che prende il nome dalla presenza, un tempo, di un avvallamento (“poffa”, ovvero “pozza”) in cui veniva convogliata l’acqua per abbeverare le mucche. Lo animano due fienili ristrutturati dai proprietari, che da anni li affittano a chi desidera trascorrere piacevoli momenti di vacanza o chi decide di stabilirsi quassù per intraprendere attività nel settore agricolo o zootecnico. Da abitante delle Pertiche da quasi quattro anni, ho visto passare dai Pòf alcune persone provenienti dalla città o dall’hinterland bresciano che vagheggiavano un trasferimento semi-permanente in montagna e avevano iniziato chi a coltivare un ampio orto, chi ad allevare animali. La durata di questi progetti, però, è stata breve, travolta da un fuoco di paglia e scontratasi contro le rocce della severità montana. Ma dal maggio 2015 sono giunte due persone che hanno idee chiare, un saldo progetto e motivazioni serie tali da assicurare continuità al loro intento: vivere in montagna e allevare capre camosciate per la produzione di eccellenze casearie.
«L’idea è partita tanti anni fa, ancora quando avevamo i figli piccoli», raccontano Mauro e Tiziana Turrina, i coniugi protagonisti di questa storia, provenienti dal Lago di Garda, rispettivamente di 58 e 54 anni. «Abbiamo sempre desiderato fare questo tipo di vita, ma per contingenze famigliari – i figli adolescenti e i genitori anziani – non era possibile concretizzare il nostro sogno. Così, l’abbiamo pazientemente rimandato a tempi più favorevoli».
Dopo anni di lavoro, Mauro come autista e Tiziana come impiegata, lasciano per tentare la strada del lavoro autonomo come ristoratori, ma presto realizzano che quello non è il tipo di vita che avevano in mente: l’età avanza, l’impegno è troppo gravoso, i costi eccessivi. Dopo soli due anni decidono di chiudere questo capitolo. L’ambiente attorno a Soprazzocco di Gavardo dove abitano, un tempo immerso nel verde, si è negli anni saturato di abitazioni e cemento, contribuendo così a rendere il desiderio di una vita a contatto con la natura sempre più impellente. Nel frattempo, i figli diventano adulti e indipendenti e avviene, nel giro di qualche anno, la triste perdita dei loro quattro anziani genitori. «Tutti questi eventi hanno contribuito ad allontanare il nostro sogno di vita in montagna, ma col tempo, metabolizzato l’accaduto, ci siamo accorti che il desiderio era ancora lì, più forte di prima. Abbiamo realizzato che non era un’idea passeggera ma un saldo proposito: o lo realizzavamo ora o mai più», dice Tiziana.
Mentre il progetto di andare a vivere in montagna prende forma, dopo varie ricerche e consultazioni ecco venire alla luce le intenzioni del tipo di attività da intraprendervi: allevare capre, un lavoro che sia innanzitutto passione e che dia il necessario di cui vivere fino alla pensione. «Abbiamo impiegato quasi un anno a girare stalle, fiere, associazioni di allevatori per ricavare più informazioni possibili». Per evitare di trovarsi impreparati, Mauro frequenta a Trento un corso di allevamento caprino e Tiziana un corso Onaf per assaggiatori di formaggi nonché un corso di caseificazione. «Iniziando ad esplorare questo mondo, abbiamo capito che ci appassionava. Ma alla passione vanno unite razionalità e programmazione, per scegliere con consapevolezza l’ambito in cui investire i risparmi di una vita».
La scelta del luogo ricade sulle Pertiche di Val Sabbia, dolci ma anche selvagge, sufficientemente isolate per godere di pace e silenzio ma ad un tempo vicine al Lago di Garda, dove ai Pòf stipulano un affitto agricolo e ottengono con rare rapidità e cortesia i permessi per la costruzione di una stalla. La razza di capre prescelta è la forte e robusta camosciata delle Alpi, adatta al clima e alla geomorfologia di montagna, ottima produttrice di latte e, quindi, di formaggi freschi e stagionati.
Vengono così acquistate dodici caprette novelle, andate in monta lo scorso ottobre, quattro capre adulte già in lattazione utili ad iniziare a cimentarsi con la caseificazione, e Romeo, il becco. I primi capretti nasceranno ai primi di marzo di quest’anno. Alla stabulazione Mauro e Tiziana decidono saggiamente di abbinare il pascolo libero: «Siamo venuti in montagna per favorire la naturalità dell’allevamento», dicono, «e non vogliamo riprodurre i meccanismi intensivi rivolti alla mera produttività, senza tenere conto del benessere degli animali né della qualità del prodotto finito». La stessa stalla è più concepita come ricovero, dal quale gli animali possono liberamente andare e venire e rimanere chiuse solo in caso di maltempo. Dai terreni di Pòf e dalle immediate vicinanze viene ricavato dell’ottimo fieno polifita, l’ingrediente principale dell’alimentazione delle capre, proveniente da terreni privi di nitrati come quelli, ahinoi, contenuti nei concimi provenienti dagli allevamenti intensivi. Nel bosco le capre si cibano di ciò di cui vanno più ghiotte, come foglie e germogli di noccioli, frassini, betulle, noci, conferendo al latte sapore e profumo diversi a seconda della stagione.
La stalla è già pronta, cui seguirà un piccolo caseificio per la trasformazione del latte. Le analisi di acqua, latte, siero e formaggio sono ottime. Il latte è risultato ricco di vitamine, grassi, proteine e minerali; all’assaggio i primi formaggi sono stati molto apprezzati, sia da intenditori che da semplici consumatori. Dice Tiziana, dei due l’addetta alla caseificazione: «La nostra intenzione è di fare formaggio fresco tipo crescenza, formaggelle a media stagionatura e poi forme più grosse stagionate. Da piccoli allevatori e casari, puntiamo naturalmente sulla qualità più che sulla quantità».
Questa bella coppia molto affiatata, che mi accoglie nel caldo soggiorno riscaldato dalla stufa, è rinsaldata sia dall’esperienza di un’età non più giovanissima che da una passione rara, che – ne sono certa – apporterà al luogo nuova linfa, vita, microeconomia e, soprattutto, tutela del territorio: lo sfalcio del prato, la pulizia dai rovi del bosco appartenente al fondo e la catasta di legna per l’inverno sono lì a dimostrarlo. E, di sera, c’è una luce sempre accesa là dove, fino a solo qualche mese fa, regnava il buio e la desolazione. Ai Pòf è tornata la vita.
Michela Capra
Per contatti: Azienda Agricola “Malga Pof”, di Mauro e Tiziana Turrina
Loc. Pof, 25070 Avenone di Pertica Bassa (BS), Tel. 3402443059