Sono ritornati alla carica i sostenitori di un nuovo attacco alla Marmolada. Dal versante trentino di passo Fedaja si vorrebbe collegare la Marmolada al giro del Sella partendo da ArabbaPorta Vescovo e una nuova cabinovia che scenda a Passo Fedaja, per risalire nel versante opposto, a Nord, con due nuovi impianti fino a Punta Rocca, quota 3.250 m, a fianco di una funivia già esistente che collega la vetta a Malga Ciapèla (BL).

Quanto rimane del ghiacciaio della Regina delle Dolomiti, ridotto in soli 50 anni di oltre metà della superficie, verrebbe deturpato da un pilone di sostegno delle cabine alto 65 metri. Il ghiacciaio non permette più alcuna tracciatura di piste (si dovrebbero demolire intere pareti rocciose lasciate scoperte dal ritiro del ghiacciaio) ed inoltre l’insieme dell’area, per la complessa morfologia delle rocce, non permetterebbe la presenza di un trasporto in quota dei due possibili impianti che, come progettato, supererebbe le 1500 persone/ora. Qualora il collegamento, fortemente appetibile dal punto di vista mediatico, venisse realizzato, porterebbe un danno economico insostenibile ad una zona già oggi economicamente debole come quella dell’Agordino e del Civetta. Già oggi quest’area soffre di uno spopolamento, in modo specifico dei giovani, preoccupante. L’area sciabile, pur fantastica, è ritenuta non adeguata in quanto ridotta come chilometri di piste. La nascita di un polo oltremodo forte, Marmolada – Sella, demolirebbe ogni tentativo di rilancio del settore turistico invernale nell’alto agordino. Questi temi sono stati discussi in un’affollata assemblea tenutasi a Rocca Pietore il 15 gennaio scorso e ripresi il 27 in occasione delle celebrazioni dei 50 anni di attività della funivia di Malga Ciapèla. Durante l’assemblea Mountain Wilderness ha rilanciato le progettualità che l’associazione aveva già proposto fin dal 1998, mai recepite dalle pubbliche amministrazioni: riqualificazione paesaggistica di Passo Fedaja, pista ciclabile lungo il lago (5 Km a 2.050 metri di quota), messa in rete dei musei della Grande guerra (ben tre), maggiore appetibilità dei sentieri del gruppo, investimento turistico nell’industria idroelettrica, valorizzazione dei beni geologici (siamo in area calcarea frammista a vaste effusioni vulcaniche), rilancio dell’alpinismo e dello sci escursionismo, difesa della naturalità del gruppo intero. Nell’occasione anche sindaci, impiantisti e albergatori del versante veneto hanno bocciato l’ipotesi di un nuovo collegamento funiviario in Marmolada sostenendo la necessità di perseguire uno sviluppo sostenibile e condiviso dell’area: è strato sottolineato come la Marmolada non sia un parco giochi da sfruttare assecondando logiche ormai vecchie, basate sull’impiantistica. I suoi valori, da tempo sottaciuti e sottovalutati, vanno recuperato e devono ritornare patrimonio di un turismo di profilo internazionale. Marmolada è cultura della montagna più autentica, Marmolada riassume le Dolomiti patrimonio naturale dell’umanità, Marmolada è centrale nella promozione delle Dolomiti intere. Per la prima volta, dopo oltre 30 anni di lotte, gli ambientalisti sono usciti da un’assemblea sommersi dagli applausi dei convenuti!

Certo, è triste constatare che tempi tanto lunghi di impegno ad oggi non abbiano portato a soluzioni serie per la riqualificazione di una montagna tanto importante. Come è preoccupante prendere atto che altri gruppi delle Dolomiti, tutti inseriti nelle aree “core” della tutela dell’UNESCO, si trovino minacciate da nuovi collegamenti sciistici. Parliamo del Comelico (Croda Rossa) e parliamo delle 5 Torri e della Tofana a Cortina d’Ampezzo. Anche i campionati mondiali di sci alpino del 2021, previsti a Cortina, pretendono nuovi investimenti e occasioni di speculazione: con soldi pubblici si stanno studiando nuove piste violando ogni regola imposta dall’UNESCO nella tutela di un patrimonio che dovrebbe essere mondiale.
Perché si è perso tanto tempo? Dal 1968 la Marmolada è al centro di un duro confronto giudiziario sul tema dei confini. Canazei rivendica il confine di cresta, il displuvio che da Punta Rocca scende verso Serauta fino a Fedaja. Rocca Pietore li vorrebbe spostati decisamente verso Cima Undici. Sembrava che la sentenza del Consiglio di Stato del 1998 avesse riportato pace. Ma una serie di complessi favori politici fra Veneto e Trentino hanno riportato confusione. Ancora oggi il tema centrale del confronto, specie da parte trentina, sembra non sia la conservazione e la riconversione del bene paesaggistico della Regina delle Dolomiti. Gli appetiti degli impiantisti di Arabba e Canazei hanno stravolto ogni dibattito. Come hanno ben sottolineato gli ambientalisti, se questo rimarrà il terreno del confronto, la valorizzazione culturale e etica della Marmolada non potrà avere inizio. Già ci sono state vittime, gli operatori turistici dei due versanti di passo Fedaja. Sempre vittime rimarranno se continueranno questa assurda e incomprensibile lotta.
Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness Italia