Quando questioni delicate e complesse come la tutela del territorio cadono nel rumoroso tritacarne dei giochi politici e delle strategie di partito, finiscono quasi sempre per venire strumentalizzate e distorte, al punto da rendere difficile capire la vera natura dei fatti.
Una situazione del genere viene vissuta in queste settimane del Parco Nazionale dello Stelvio, finito una volta tanto sulle prime pagine dei giornali nazionali, purtroppo non per le sue bellezze naturali o per questioni riguardanti il territorio montano che è chiamato a tutelare, bensì per una decisiva modifica della sua struttura di gestione che, per tempi e modalità, viene considerata da molti uno scambio politico.
In sintesi, grazie a un accordo tra la Commissione dei Dodici (l’organismo deputato a concordare con lo Stato le norme di attuazione delle Autonomie di Trento e di Bolzano) e il Governo, fortemente voluto dalla Sudtiroler VolskPartei, il Parco dello Stelvio cessa di essere amministrato unitariamente dal Consorzio di gestione, per venire affidato ai tre enti che governano il territorio su cui l’area protetta si estende: la Regione Lombardia (sorprendentemente coinvolta solo ad accordi già fatti) e le Province Autonome di Trento e Bolzano, che dovranno lavorare insieme ai 23 comuni del Parco e il Ministero dell’Ambiente, sotto il  coordinamento di un apposito comitato.
I responsabili del governo degli enti coinvolti sembrano approvare all’unanimità il provvedimento: «Il parco nazionale non viene smembrato, ma i comuni e le associazioni così hanno maggiore possibilità di partecipare all’amministrazione, sono coinvolti di più», ha dichiarato al quotidiano L’Adige il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder, al quale ha fatto eco l’Assessore ai Sistemi Verdi e ai Parchi della Regione Lombardia, Alessandro Colucci. «Il Parco e il suo patrimonio, continueranno ad essere adeguatamente tutelati, come pure tutti i dipendenti che lì lavorano».
Di parere decisamente opposto (oltre, ovviamente, ai partiti di opposizione degli enti coinvolti dalla riforma) tutte le principali associazioni ambientaliste e che si occupano di tutela del territorio alpino (Cai, Cipra, Federparchi, Lipu, Legambiente, Mountain Wilderness, Wwf), che hanno rivolto un appello al ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, esprimendo la propria contrarietà al nuovo sistema di gestione, che, tra l’altro, le escluderebbe quasi completamente dalla cura di un patrimonio ambientale del quale sono probabilmente i maggiori conoscitori. «Questo accordo – sottolineano – lede fortemente gli interessi della conservazione della natura nel nostro Paese, senza risolvere alcuno dei problemi con il quale il Parco si dibatte da anni, e senza prefigurare una governance unitaria, efficiente ed efficace. L’accordo si configura come un salto nel buio, che segnerebbe l’avvio di un inesorabile declino per quest’area protetta».
Nelle prossime settimane le vicende parlamentari ci diranno se si sia effettivamente trattato di una manovra politica o se, come speriamo, la svolta nella gestione del Parco dello Stelvio risponda a logiche di governance, probabilmente discutibili, ma attuate negli interessi dell’area protetta.
Giacomo Pettenati