È delle ultime settimane la notizia che annovera gli anelli e le piste da fondo di Cogne tra i circuiti invernali al collasso. «Il fondo ci costa un capitale: abbiamo stimato che per la prossima stagione la perdita sarà di 130 mila euro e non è poco», ha spiegato lo scorso novembre a La Stampa valdostana il primo cittadino Franco Allera.
Tra i provvedimenti presi per tentare di sanare l’attrazione di punta di Cogne, il Comune si è impegnato con un investimento di 80 mila euro e ha chiesto a tutti gli appassionati di sci nordico di investire un euro in più nello skipass che dai 6 euro dello scorso anno sale a 7, con la certezza di un passaggio a 8 nell’inverno 2014-2015.
Con i suoi 12 anelli e più di 50 km di piste che si snodano sotto le cime della Grivola e del Gran Paradiso, spaziando tra i villagi di Epinel, Lillaz e Valnontey, Cogne ha saputo ritagliarsi un posto di primo piano nel panorama dello sci nordico. Perla indiscussa dello sci di fondo, attraverso boschi e torrenti e al cospetto di cime imbiancate, i tracciati accompagnano i fondisti nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
«Nella passata stagione le piste da fondo hanno portato a Cogne quasi 14.500 persone – esordisce Raffaella Carlin del Consorzio operatori turistici della Valle di Cogne –. I fondisti reggono bene il confronto con i numeri registrati dallo sci alpino che, nella stessa località, ha totalizzato circa 19 mila skipass. Ma parlando di introiti, è bene tener presente che il prezzo del giornaliero per la discesa equivale a 4 ingressi in pista da fondo, perché a fronte dei 6 euro pagati dal fondista ci sono i 24 spesi dallo sciatore. Nonostante si stia cercando di rilanciare questa disciplina con promozioni, interventi sulle piste e manifestazioni connesse alla granfondo Marcia Gran Paradiso, il fondo genera indotti piuttosto scarsi nella valle. Il livello di soddisfazione è basso tra i gestori delle strutture ricettive, interessati soprattutto ai flussi turistici degli sciatori che generano permanenze più lunghe rispetto a quelle dei fondisti e lo stesso si può dire delle scuole di sci, i cui maestri vengono maggiormente impiegati in lezioni su pista».
Conditio sine qua non dello sci nordico, discriminante di stagioni ricche e meno ricche, è la neve odi et amo degli operatori della montagna bianca. «Come accade per lo sci di discesa, incassi e perdite delle piste di fondo dipendono dalle condizioni meteo dell’annata: se la neve non scende anche noi dobbiamo rassegnarci all’innevamento artificiale, facendo immediatamente lievitare i costi della stazione», racconta Carlalberto Cimenti, detto “Cala”, che insieme al socio Alberto Friquet gestisce la pista di fondo di Pragelato. Con due piste olimpiche, eredità di Torino 2006, e una pista turistica, la stazione di Pragelato si sviluppa all’ingresso della Val Troncea, piccola valle laterale che si apre a breve distanza dalla Via Lattea, e offre a fondisti più o meno esperti una serie di servizi fondamentali: due bar-ristorante, due strutture per il noleggio dell’attrezzatura, una scuola di sci, un locale sciolinatura, docce, toilette e spogliatoi.
«Anche se gli ultimi anni hanno fatto registrare nel fondo un leggero incremento di praticanti, guadagnare sulla neve è difficile – prosegue il “Cala” con un occhio ai costi dell’innevamento artificiale –. Nelle annate fortunate abbiamo contato a Pragelato circa 11 mila persone, ma in quelle in cui la neve non scende si riducono a 5 mila e va a finire che usi gli introiti della stagione buona per ripagarti i debiti di quella cattiva».
Se quest’anno la stazione di Pragelato chiuderà con un deficit minore rispetto a quella di Cogne lo si deve innanzitutto allo skipass, il cui prezzo è bloccato a 8,50 euro, ma anche alla minor estensione delle piste che, con i loro 37 km di binari, si rivelano meno dispendiose da mantenere. Non è un segreto che il numero di praticanti lo sci nordico continui da anni ad essere stabile, lontano da fortunate deviazioni verso l’alto. «A parte le famiglie che abbassano l’età media dei nostri ospiti, i fondisti che frequentano le piste di Pragelato sono over 40. Qualche giovane non manca, ma i neofiti sembrano spaventati da quella che rimane una disciplina molto faticosa, sportiva e tecnica, sicuramente difficile da improvvisare alla prima domenica di sole».
Scovati i veri sportivi della montagna, ci sediamo e li osserviamo da lontano: indossate le loro “tutine” e mangiata una barretta energetica si avviano al ritmo del passo alternato lungo sottili binari e, tra cornici naturali innevate, si fanno un fondo così.
Daria Rabbia