Il Movimento delle Piccole Scuole, nato nel 2017, eredita un lavoro di ricerca pluriennale di Indire volto a sostenere e mettere in rete le scuole situate in territori “fragili”, per garantire un’istruzione di qualità e la permanenza di un importante presidio culturale, qual è la scuola.
L’attenzione del Movimento al legame fra scuola, comunità e territorio emerge chiaramente dal Manifesto delle Piccole Scuole che recita: “Le piccole scuole tradizionalmente rinsaldano e conservano i propri tratti distintivi culturali e storici divenendo comunità di memoria. Il loro rapporto con l’ambiente naturale, sociale e culturale può rappresentare una risorsa dalle forti potenzialità innovative nel momento in cui lega l’apprendimento alla realtà valorizzandola nel rispetto delle vocazioni territoriali”.
Per rendere efficaci le azioni del Movimento, è stato così avviato un percorso di ricerca, focalizzato sul primo ciclo di istruzione (scuola primaria e scuola secondaria di Primo grado), teso a individuare le caratteristiche delle piccole scuole e quelle dei territori dove esse operano.

Quali sono le piccole scuole
La ricerca, in assenza di normative o riferimenti scientifici condivisi che diano una chiara definizione di ciò che si intende per piccola scuola, si è mossa guardando agli approcci quantitativi del contesto internazionali (Arnold 1994; Harber 1996; Hargreaves 2009; Spielhofer et al. 2002), individuando, in accordo con la normativa sulla formazione delle classi (L. 111/11; DPR 81/200), due soglie, una per ognuno dei due ordini di scuola considerati:
Piccole scuole primarie: numero alunni iscritti ≤ 125.
Piccole scuole secondarie di Primo grado: numero alunni iscritti ≤ 75.
Si ritiene che una piccola scuola sia caratterizzata da un numero di alunni che consenta di formare al massimo una sezione completa (5 o 3 classi a seconda del percorso scolastico) con numero medio di alunni per classe pari a 25.
Sotto queste soglie anche piccole variazioni demografiche possono incidere sulle iscrizioni e rendere difficoltosa la formazione delle classi.
L’identificazione di un criterio quantitativo è stato un passo fondamentale che ha permesso una prima descrizione del fenomeno piccole scuole nel nostro Paese. Fenomeno che potremmo definire “consistente”, essendo distribuito su tutto il territorio nazionale e rappresentativo di una parte importante dell’intera popolazione scolastica italiana. 8.848 è il totale delle piccole scuole in Italia, 7.204 scuole primarie e 1.644 scuole secondarie di I grado; le piccole scuole primarie risultano il 45,3% di tutte le scuole primarie italiane e le piccole scuole secondarie di I grado il 21,7% di tutte quelle italiane. Gli alunni che frequentano le piccole scuole sono 591.682, 518.982 di scuola primaria e 72.700 di scuola secondaria di I grado; rappresentano rispettivamente il 20,6% di tutti gli alunni italiani di scuola primaria e il 4,5% di quelli di scuola secondaria di I grado.

Cenno particolare meritano le pluriclassi, un aspetto che caratterizza da sempre le piccole scuole di dimensioni particolarmente ridotte che si trovano a costituire classi anche con alunni iscritti ad anni di corso diversi. Viste spesso dalle stesse scuole e dalle famiglie solo come delle difficoltà, per il Movimento delle Piccole Scuole sono un focus pedagogico di grande interesse con importanti potenzialità di innovazione didattica. La ricerca ha individuato 1.460 plessi scolastici con pluriclassi che rappresentano il 16,5% del totale delle piccole scuole e coinvolgono 28.919 studenti. Le regioni con più pluriclassi sono Piemonte, Calabria e Campania.

I territori delle piccole scuole
Il passo successivo è stato cercare di approfondire, nella loro complessità, le caratteristiche dei territori dove si trovano le piccole scuole. A tal fine, sono state considerate tre dimensioni di analisi:
L’Isolamento riguarda le caratteristiche fisiche, geografiche e demografiche dei territori in cui i comuni delle piccole scuole sono localizzati, oltre alla raggiungibilità degli edifici scolastici e alla copertura di rete.
La Perifericità riguarda la distanza fisica dei comuni da una serie di servizi essenziali: amministrativi, culturali, sanitari, dell’istruzione. Riprende la classificazione dei comuni proposta nell’ambito della Strategia Aree Interne.
La Marginalità, concerne gli aspetti socioeconomici di un territorio, come il reddito, il tasso di disoccupazione, l’indice di dipendenza strutturale.
Attraverso l’analisi di una serie di indicatori legati a queste dimensioni è stato possibile individuare quattro cluster omogenei per caratteristiche che hanno permesso di avere un quadro piuttosto definito dei contesti territoriali delle piccole scuole. Il Cluster 1, pari al 21,7% del totale dei comuni considerati, è il minore per ordine di grandezza; rappresenta i comuni maggiormente periferici, collocati soprattutto in montagna, scarsamente popolati, in condizione socioeconomica più disagiata e territorialmente più isolati, presenti soprattutto nel Sud Italia. Il Cluster 2, pari al 32,1% del totale, è il primo per ordine di grandezza; rappresenta comuni rurali, territorialmente piuttosto isolati ma non privi di un tessuto socioeconomico. Il Cluster 3, pari al 24,3% del totale, è il secondo per ordine di grandezza; rappresenta comuni di cintura, o addirittura comuni polo, con le migliori condizioni socioeconomiche fra i cluster, collocati soprattutto nel Nord Italia. Il Cluster 4, pari al 22,0% del totale, è il terzo per ordine di grandezza; rappresenta piccoli comuni fortemente connessi con il tessuto economico e sociale, collocati soprattutto nelle zone pianeggianti e collinari del Nord Italia (Nord-Ovest in particolare).

Le piccole scuole nei territori
Il grafico seguente mette a confronto la distribuzione di comuni, scuole e alunni nei cluster. Si può osservare come nel Cluster 2 si trovi la maggior percentuale di comuni, ma non di scuole e alunni che, invece, si riscontrano nel Cluster 3. Quest’ultimo è l’unico che registra percentuali di scuole e alunni superiori alla percentuale dei comuni, in controtendenza rispetto agli altri cluster. Ciò significa che nel Cluster 3 – quello con i comuni maggiormente urbanizzati, meno periferici e meno marginali – sono concentrate le “grandi piccole scuole”, prossime alle soglie massime identificate (alunni primaria ≤ 125; alunni secondarie di I grado ≤ 75), e anche i comuni con un maggior numero di piccole scuole sul territorio. Il Cluster 1, quello più isolato e periferico, dove i territori di montagna sono prevalenti, vede invece la percentuale più bassa di alunni e dunque in questi territori sarà più probabile trovare scuole con un esiguo numero di iscritti. Nel Cluster 4, che vede la più bassa percentuale di scuole, sarà meno frequente trovare comuni con più di una piccola scuola sul territorio.

È interessante notare come il quadro cambi se prendiamo in considerazione le sole piccole scuole con pluriclassi (vedi tabella).

Conclusioni
La ricerca ha evidenziato l’importanza delle piccole scuole in Italia, che rappresentano una parte consistente e costitutiva del sistema. Ha fatto emergere inoltre la grande complessità del fenomeno, che ricalca e restituisce l’estrema varietà del Paese: le piccole scuole non sono soltanto quelle della montagna, delle piccole isole, dei luoghi remoti e isolati, ma anche quelle dei centri urbani (spesso anch’essi colpiti da uno spopolamento legato ai costi dei servizi o a trasformazioni economico-produttive), dei comuni di cintura e di quella molteplicità di zone fra città e campagna che caratterizzano il nostro territorio. Luoghi con storia, identità culturali e contesti socioeconomici specifici, che dunque esprimono proprie istanze e propri bisogni. Come abbiamo visto, nei territori di montagna e nelle aree interne più isolate si riscontra con maggior frequenza il fenomeno delle pluriclassi che il Movimento delle Piccole Scuole sta cercando si supportare e valorizzare; considerandolo non come un problema da risolvere, ma come una possibile fonte di innovazione didattica e pedagogica.
Riteniamo imprescindibile per le piccole scuole la costruzione di un solido dialogo con le istituzioni, la comunità di riferimento e gli attori del territorio. La scuola è istituzione strategica per qualsiasi progetto di rilancio territoriale; se, come sostiene Alberto Magnaghi (2010), il territorio è prodotto attraverso le relazioni fra le comunità umane e la natura nel tempo lungo della storia, allora la scuola è chiamata ad esercitare un ruolo fondamentale sotto almeno tre punti di vista:
Come argine allo spopolamento e al declino demografico, economico e sociale, in quanto essa stessa costruttrice di identità e custode della memoria di comunità intere (come ci ricorda lo stesso Manifesto delle Piccole Scuole) che ha contribuito a formare.
Come leva d’innovazione in grado di valorizzare le risorse del luogo, di generare conoscenza, di portare saperi e competenze nella comunità, mettendosi così al suo servizio.
Come ponte verso altre comunità e verso il mondo, una scuola che accompagna la comunità locale nella dimensione planetaria, che vuole formare i cittadini di domani, facendo dialogare locale e globale, al di là di ogni sterile localismo.
Rudi Bartolini e Giuseppina Rita Jose Mangione, ricercatori Indire