Unione Artigiani e Piccola Industria di Belluno, Libro Bianco sulla montagna veneta, Progetto “Montagna Abitata”, 2012, 148 pp.

Già da molti anni la Regione Veneto si è fatta portatrice di una visione della montagna rinnovata e innovativa, ma con non poche difficoltà. Sorgono, infatti, numerosi dubbi: come può essere definito un territorio montano? È ancora valida la classificazione utilizzata fino ad oggi basata su altimetria, densità di popolazione, estimi agrari? E quali politiche servono per rendere vivibili tali terre oggi? Le definizioni di ordine normativo sono sufficienti a rendere appetibili e abitabili i territori montani in termini economici e sociali? Bastano a superare i divari delle “terre alte” rispetto ai territori non montani? Spopolamento, popolazione sempre più anziana, viabilità, scarse infrastrutture immateriali se non mancanti, sembrano dire di no.
Il recente “Libro bianco sulla montagna veneta”, in questo senso, intende segnare l’inizio di un percorso nuovo, descrivendo le strategie utili per migliorare la situazione attuale e mettendo a punto degli indicatori statistici innovativi per misurare le condizioni socio-economiche e socio-strutturali delle terre alte in Veneto.
L’unione Artigiani e Piccola Industria di Belluno, all’interno del progetto “Montagna Abitata”, intende dare un colpo di acceleratore al dibattito sull’agenda politica della montagna e sulle sue prospettive di sviluppo. A oggi la montagna resta un nodo non risolto delle politiche regionali in Veneto, pertanto si sta tentando di tutelare e favorire la residenzialità in tali aree e di creare un contesto propizio a fare impresa nei più diversi settori economici tradizionali locali. La Regione Veneto, e con essa tutte le Regioni montane italiane, dovranno mettere in campo una serie di contenuti strategici e innovativi, in grado di offrire una prospettiva duratura e durevole, proponendo altresì una serie di interventi di tipo integrato e puntando al raggiungimento di obiettivi comuni, finalizzati alla creazione di un “sistema montagna” sostenibile, intersettoriale e multidisciplinare. Affinché queste attività trovino un valido appoggio, sarà altresì necessario creare un consenso politico “trasversale” entro tutti i livelli di governo (locale, regionale, nazionale e comunitario) e fare riferimento all’ormai famoso principio di sussidiarietà.
La ricerca, utilizzando cinque parole chiave (sviluppo integrato; sviluppo sostenibile; sviluppo autopropulsivo; differenziazione e autogoverno) e partendo dalla definizione di “montagna”, dall’analisi degli interventi normativi succedutisi in diverse fasi istituzionali e dalla definizione delle condizioni di vita e di reddito relative alle montagne del Veneto, giunge all’elaborazione di un indicatore sintetico relativo alla situazione demografica, economica e sociale.
Grazie a questo nuovo indicatore è possibile caratterizzare le terre alte venete in quattro tipologie: la montagna del malessere demografico ed economico-strutturale: si tratta di un “sistema montano” che ha ancora al suo interno valide potenzialità di sviluppo che necessitano però di essere valorizzate e sostenute, favorendo il recupero demografico; la montagna dell’abbandono: caratterizzata da una situazione di pesante declino demografico, contrassegnata da elevati indici di invecchiamento cui si accompagna una bassa presenza di popolazione giovane e un saldo naturale fortemente negativo che si protrae ormai da qualche tempo e che ha compromesso le stesse possibilità di crescita autonoma della popolazione; la montagna demograficamente sana ma con modesto sviluppo economico-strutturale: si caratterizza per la presenza di una struttura demografica con relativamente basso indice di invecchiamento e buona presenza di popolazione giovane, ma con modesto livello di sviluppo economico-strutturale; la montagna  dell’eccellenza turistica: si tratta di aree a più marcata vocazione turistica, localizzate prevalentemente nelle Province di Belluno e Verona, caratterizzate da bassa natalità, invecchiamento della popolazione e difficoltà di ricambio della forza lavoro.
Quanto finora premesso è utile per evidenziare alcuni elementi di criticità e potenzialità insiti nei territori montani in questione: presenza di Comuni di piccole dimensioni; mancanza di una delimitazione “ufficiale” del territorio montano; diffuso malessere demografico. A oggi perciò la montagna in generale, e quella veneta in particolare, non possono essere considerate come un unico territorio, ma come “diverse montagne” che richiedono “diverse politiche” e strategie di intervento.
Tali strategie, che il Libro Bianco propone in calce, prevedono: un intervento annuale ed organico, attraverso il quale la Regione è chiamata a verificare gli aspetti di fragilità della normativa, enucleare eventualmente gli elementi negativi e stabilire le modalità/contenuti dei correttivi da proporre, anche attraverso una rilettura di quelle disposizioni che si sono rivelate inadeguate nella loro applicazione; un “pacchetto” di prima operatività: si tratta di quindici azioni concrete che prefigurano un primo livello di possibile attuazione, pratica ed immediata, di alcuni interventi di tutela e sviluppo delle aree montane (non si tratta di proposte di “spesa”, cioè di proposte che comportano solo il trasferimento di risorse o l’assegnazione di contributi, ma di iniziative che indicano un modello d’azione attento alle qualità e alle attitudini delle zone alpine e prealpine); un’iniziativa di attuazione dell’Art. 116 della Costituzione che richieda forme e condizioni particolari di autonomia per le zone montane venete con riguardo alla “questione strategica” e particolare attenzione alla cura “ambientale” e alla gestione del vincolo paesaggistico-ambientale.
Cristiana Oggero