Il patrimonio alimentare è da sempre un elemento vivo e importante della cultura delle popolazioni delle Alpi. Oggi diventa anche una risorsa per far crescere e prosperare le regioni alpine. Martedì 29 ottobre, nel corso della conferenza finale del progetto AlpFoodway a Palazzo Lombardia, organizzata da Regione Lombardia e Polo Poschiavo, Canton Grigioni, sono stati presentati i risultati del progetto e le linee guida che in esso sono state sviluppate perché i saperi legati al cibo diventino elementi di una strategia di sviluppo sostenibile delle Alpi.
Il patrimonio alimentare delle Alpi comprende pratiche legate alla produzione, alla trasformazione e al consumo di cibo, saperi tradizionali e abitudini di consumo legate a particolari momenti rituali. Il progetto AlpFoodway è nato dall’esigenza di salvaguardare questo patrimonio e di farne una leva per l’attrattività del territorio e la conservazione del paesaggio. Per rispondere alle istanze delle regioni alpine, il progetto ha scelto un approccio partecipativo, coerente con le raccomandazioni della convenzione UNESCO del 2003. Antropologi, animatori territoriali e comunità hanno lavorato insieme per tre anni per individuare e descrivere le 150 pratiche tradizionali più rilevanti, che sono diventate parte di un racconto corale e transnazionale all’interno dell’archivio online intangiblesearch.eu. Il progetto ha lavorato inoltre per superare la contrapposizione tra valorizzazione culturale e valorizzazione economica del patrimonio alimentare partendo dalla convinzione che la seconda, purché ben gestita, possa essere uno strumento per rafforzare la prima. Le ricerche e le azioni pilota svolte nell’ambito di AlpFoodway mostrano che la chiave sta, a livello di singolo prodotto, nella differenziazione rispetto ad analoghi prodotti industriali, e, a livello di territorio, in scelte condivise capaci di valorizzare le pratiche tradizionali senza snaturarle.
Ora il testimone passa agli attori del territorio alpino: durante l’evento i 14 partner del progetto hanno affidato loro la propria visione, 10 strategie di gestione del patrimonio alimentare che possono contribuire a realizzare uno sviluppo coerente con gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite 2030 e ridare centralità alle Alpi come paesaggio di sostenibilità, come ha auspicato nel corso dell’incontro l’antropologo Annibale Salsa.
Insomma, il progetto finanziato dall’Interreg Spazio Alpino si conclude ma il lavoro per consolidare quanto realizzato sui territori coinvolti è solo all’inizio. Un passaggio importante in questa direzione sarà la candidatura transnazionale del patrimonio alimentare alpino alla Lista Rappresentativa del Patrimonio Immateriale UNESCO, sostenuta nel 2018 dalla Presidenza tirolese di EUSALP e oggi da quella Lombarda, ma a cui tutti possono contribuire firmando la petizione su www.alpfoodway.eu . “Questa candidatura è speciale, perché mette in pratica quello che dichiara” ha affermato la facilitatrice UNESCO Harriet Deacon. “Non solo la candidatura ha le carte in regola per essere accolta dall’UNESCO, ma può diventare un modello per altri, per la presenza di un inventario transnazionale e per il suo approccio davvero partecipativo”.
A concludere l’evento sono state le comunità locali dell’arco alpino, che hanno portato undici pratiche tradizionali legate al cibo in Piazza Città di Lombardia. Qui, gli ospiti e i partecipanti alla conferenza hanno potuto conoscere le antiche varietà di mele, scoprire come si usano le erbe selvatiche in varie zone delle Alpi, capire come vengono costruite le botti o i muretti a secco, come si fa il burro in alpeggio e come viene lavorata la carne di maiale e infine assaggiare i pani alpini e le ricette tradizionali.
Marta Geri