Anna Toffol, Rifugio del Velo della Madonna – Pale di San Martino, 2358 m
Roberta Silva, Rifugio Roda di Vael – Catinaccio-Rosengarten, 2283 m

Occhi chiari, sguardo limpido e la tipica r che caratterizza chi vive a metà tra il mondo italico e quello germanico: Anna Toffol e Roberta Silva ogni estate, figli al seguito, si trasferiscono tra crode, guglie e colori delle Dolomiti dove l’una gestisce il Rifugio del Velo della Madonna e l’altra il Roda di Vael. Il primo, appollaiato ai piedi della Cima della Madonna, trova la sua ragion d’essere quasi esclusivamente nella celebre via dello Spigolo, una delle più affascinanti “classiche” delle Dolomiti, meta ambita da alpinisti di tutto il mondo: ci sono tedeschi e austriaci ma anche brasiliani e giapponesi che fanno del rifugio del Velo «un piccolo spazio d’intercultura ad alta quota». Mentre Anna accoglie «alpinisti ed escursionisti esperti, prevalentemente giovani, allenati e selezionati» per sentieri, ferrate e vie di roccia tutt’altro che banali, Roberta, grazie al collegamento con l’impianto a fune, riesce a intercettare anche le famiglie che possono raggiungere il Roda di Vael con una breve passeggiata: «Una medaglia a due facce – racconta ironica Roberta – perché spesso devo rimproverare chi affronta il sentiero con i sandali o con le ballerine e chi pretende di trovare a 2283 m di quota un ghiacciolo o un cono gelato!» Nelle settimane più calde della stagione, al Roda di Vael lavorano dodici persone, compresa la tata che si occupa dei due figli di Roberta: «Hanno tre e sei anni e poterli crescere qui è un’esperienza unica: ogni sera fanno il giro delle camere per dare la buonanotte in tedesco e italiano agli ospiti». Anche quelli di Anna hanno deciso di seguire la madre: sono tre, ormai ventenni, e lavorano in rifugio a pieno ritmo.

I compagni delle rifugiste invece non ci sono più, li ha portati via la montagna qualche anno fa. In loro memoria, senza rancore, Anna e Roberta sono rimaste a gestire i rifugi, coraggiose protagoniste dell’alta quota che tradizionalmente di femminile ha ben poco, a parte l’articolo. Anna ha voluto coronare il sogno di una vita, coltivato con passione insieme al marito: è un caso pilota sul territorio essendo la prima donna gestore di un rifugio di proprietà della storica Sat (Società Alpinisti Tridentini). «Sei anni fa – spiega Anna –, quando ho risposto al bando per il Velo della Madonna, non credevo di essere ammessa, anche perché le strutture vengono affidate prevalentemente alle guide alpine, in maggioranza uomini».

Roberta invece gestisce da sola il rifugio dal 2011 quando, nonostante tutto, ha deciso di proseguire nella strada intrapresa con il compagno nel 2005. «Nei rifugi dell’arco alpino iniziano ad aumentare i casi di donne al comando – sottolinea Roberta –. La nostra gestione al femminile è molto apprezzata perché fatta di cura e ascolto. C’è voluto non poco tempo perché i miei ospiti si liberassero dell’immagine culturale del rifugista uomo, che ti accoglie, ti consiglia e si siede al tavolo per bere un bicchiere di vino insieme ai clienti. Gli avventori che mi chiedono del gestore per avere qualche dritta sulle vie e i percorsi non si stupiscono quasi più quando rispondo “Sono io, chieda pure a me!”» Le “gestore”, accoglienti e materne, ricevono gli ospiti come amici venuti a casa per prendere un caffè. Alla Roda di Vael il marito di Roberta, guida alpina della valle, si occupava dei clienti per stabilire e mantenere un contatto. «Mi faceva arrabbiare vederlo seduto ai tavoli mentre io correvo da una parte all’altra del rifugio – confessa Roberta –. Ho compreso il senso di questo lavoro solo quando è venuto mancare. Così ho assunto una persona in più e ora le chiacchiere le faccio io». Il lavoro di Anna e Roberta si svolge anche dietro il bancone, in cucina, tra i tubi delle fognature e i carichi dei rifornimenti e poi a sera con il binocolo in mano cercando sulle vie gli alpinisti ritardatari. «È la responsabilità a pesare di più sulle spalle – continua Anna –. Nella gestione ordinaria e nell’emergenza sei tu, sempre e solo tu. Compiti e incombenze non possono essere condivisi col personale e ancor meno con i figli che devono vivere la propria giovinezza liberi dagli oneri che il lavoro in quota comporta». Anna e Roberta sono anzitutto mamme e la perdita che hanno vissuto le richiama al fianco dei figli, più di prima. «Al centro ci sono loro, poi il lavoro, i clienti, i dipendenti… E finalmente arrivi tu!» Anna e Roberta, unite in un’immaginaria cordata, affrontano la più impegnativa delle crode, ciascuna col proprio zaino carico di ricordi e responsabilità. E a sera, nelle giornate terse, con i clienti a letto e i tavoli della colazione già apparecchiati, si affacciano sulla terrazza dei propri rifugi: Roberta volge lo sguardo verso il faretto che rischiara il Velo della Madonna e Anna osserva le finestre ancora illuminate del Roda di Vael. Nei loro occhi brillano luci di solidarietà.
Daria Rabbia

www.rifugiovelodellamadonna.it
www.rodadivael.it