“Avanti con la piattaforma alpina” titolava il Corriere delle Alpi del 5 settembre 2010, riassumendo le riflessioni e le proposte emerse alla Prima festa democratica delle Dolomiti, sulla montagna di Belluno. L’articolo sintetizzava così: «Ci vuole una regia a livello nazionale ed europeo e il Pd è chiamato a farsene carico senza più attendere. Al centro Le Torri, sul Nevegal, ieri pomeriggio l’incontro era intitolato “Dolomiti: prospettive e opportunità di sviluppo economico, sociale e ambientale per le politiche del Paese”. È stata l’occasione per un confronto tra esponenti del Partito democratico veneto, friulano, trentino e altoatesino sulle diverse cause che impediscono ancora alla montagna di non essere considerata soltanto un luogo di compensazione di disagi obiettivi per chi la abita. In particolare quella bellunese, che soffre di un gap eonomico, ma anche culturale, nei confronti dei cugini limitrofi di Trento e Bolzano. L’incontro si è svolto in bilico tra analisi storica e politica e una valutazione delle prospettive future per uno sviluppo concreto e sostenibile delle regioni alpine».
Sergio Reolon, in veste di moderatore ma anche di consigliere regionale molto legato ai temi della montagna, nonché coautore con Marcella Morandini di un saggio illuminato sul ruolo politico delle Alpi contemporanee, ha sostenuto l’idea più volte sostenuta da Dislivelli che «la montagna debba diventare il luogo dove si sperimenta il futuro, e non restare il luogo di una tradizione ripiegata su se stessa, nostalgica e senza alcuna prospettiva di modernità». Inoltre Reolon ha auspicato degli «equilibrati trasferimenti fiscali per un federalismo virtuoso della regione alpina», che non può essere governata solo o principalmente dall’esterno, perché presenta caratteristiche ambientali e territoriali del tutto specifiche. In questo senso le regioni dimostrano una propensione programmatica troppo piccola per la scala europea e troppo grande per la scala locale alpina. Inoltre Reolon ha ribadito la necessità di reti orizzontali che superino gli accentramenti nazionali e anche la visione urbanocentrica dei territori montani, un errore di prospettiva che porta a investimenti slegati dal territorio come l’industria cadorina degli occhiali, oggi in manifesta crisi occupazionale, al limite dello spopolamento.
Enrico Camanni