Fin dalla sua nascita, Dislivelli cerca di attirare l’attenzione sulla necessità di politiche territoriali mirate nei confronti della montagna, senza le quali è impossibile rispondere in maniera adeguata alle esigenze di territori particolari, per conformazione geografica, storia e struttura sociale.

Più volte i contributi pubblicati sulla nostra rivista hanno sottolineato l’assenza, in Piemonte, di una strategia politica di ampio respiro, che possa offrire un sostegno agli sforzi di chi cerca di risolvere i molti problemi delle terre alte della nostra regione, che occupano una grande parte del territorio regionale, pur ospitando solo una percentuale ridotta di cittadini, e quindi di elettori. Non mancano comunque esempi puntuali di progetti e politiche che sembrano cogliere con precisione le necessità dei territori montani, offrendo soluzioni per affrontarle, nonostante la cronica mancanza di fondi. Quasi sempre queste buone pratiche, che la nostra rivista cerca di raccontare e mettere in luce, sono di piccola scala e provengono da enti locali di montagna, guidati – in alcuni casi – da amministratori capaci e consapevoli della necessità di superare i localismi e affrontare i problemi della montagna in un rapporto collaborativo e costruttivo con altri territori montani, come anche con la pianura e con la grande città, delle quali la montagna non può fare a meno.

«La mancanza di una rigorosa e lungimirante politica della montagna» di scala regionale è stata sottolineata anche da Legambiente, che ha assegnato alla Regione Piemonte la Bandiera Nera «per l’assenza di politiche volte alla tutela, regolamentazione e valorizzazione della montagna». Il riconoscimento in negativo dell’associazione ambientalista riguarda in particolare alcuni ambiti, ritenuti determinanti per la sostenibilità del “sistema montagna” e nei quali la mancanza di politiche adeguate rischia di fare danni particolarmente gravi: fiumi; sentieri; eliski; parchi; tipica fauna alpina. Si tratta di argomenti quasi sempre già affrontati sulle pagine di Dislivelli, che hanno messo in luce in molti casi proprio la necessità di interventi politici che rispondano ai problemi specifici di questi ambiti.

L’assessore regionale all’ambiente Roberto Ravello – interessato dalla Bandiera Nera insieme al collega con delega ai Parchi, William Casoni – ha risposto duramente al giudizio negativo di Legambiente con un comunicato stampa che elenca (in maniera puntuale, più che descrivendo un disegno strategico) gli interventi effettuati dalla Regione in favore della montagna e che bolla le accuse dell’associazione ambientalista come «un attacco squisitamente politico, che trae origine da un’impostazione esasperatamente ideologica».

Il 2012 ha portato al territorio piemontese altre due Bandiere Nere: una per la società autostradale Sitaf, che ha di fatto raddoppiato il tunnel autostradale del Frejus, pur avendo parlato fino all’ultimo di «messa in sicurezza del tunnel»; l’altra per la Provincia di Biella, carente nel gestire gli equilibri tra sfruttamento e protezione del torrente Sessera.

Accanto ai riconoscimenti negativi, Legambiente ha riconosciuto alla montagna piemontese anche due Bandiere Verdi, entrambe per movimenti dal basso: il Comitato Treno Vivo Valpellice, attivo nella difesa dei trasporti locali su ferro, e il Comitato Noi Walser di Alagna Valsesia, «per il puntuale presidio territoriale volto a contrastare gli abusi e le speculazioni edilizie a danno del patrimonio naturalistico e ambientale».
Giacomo Pettenati