Alberto Conte (a cura), Le Alpi: dalla riscoperta alla conquista. Scienziati, alpinisti e l’Accademia delle Scienze di Torino nell’Ottocento, Il Mulino, Bologna, 2014. 298 pp., sip.
Alla brillante introduzione di Alberto Conte, presidente dell’Accademia, seguono due parti, la prima sulle Alpi nella storia e la seconda sulla “scoperta” scientifica delle Alpi da parte di geografi, geologi, cartografi e naturalisti. L. Zanzi delinea criticamente l’evoluzione del rapporto delle Alpi con l’Europa, facendo giustizia di molti luoghi comuni. In “le Alpi per fare gli Italiani” U. Levra esamina il contributo della pratica della montagna alla costruzione dell’identità nazionale attraverso l’associazionismo sportivo e culturale. Lo stesso tema è ripreso ed approfondito da A. Pastore a proposito del Club Alpino Italiano delle origini. Il CAI lo ritroviamo molto presente anche nella seconda parte sugli scienziati alpinisti, siano essi i geografi di cui tratta P. Sereno, siano i geologi, che da Quintino Sella a Ardito Desio hanno avuto una parte importante nel sodalizio, come ricordano i capitoli di A. Salsa sul fondatore del CAI e quello di M. Sella, che risale alle origini scientifiche dell’alpinismo subalpino. Tre capitoli sono dedicati alla scoperta e all’esplorazione di altrettante montagne. Il corposo saggio di P. Crivellaro ricostruisce magistralmente la complessa e controversa questione della “scoperta” del M. Bianco, rivalutando tra l’altro il ruolo dell’accademico Paccard, oscurato dai troppi meriti attribuiti a de Saussure e a Balmat. Ugo de la Pierre rivela il precoce interesse, fin dal Quattrocento, per il massiccio del Rosa e la storia delle esplorazioni successive, soprattutto ottocentesche. Infine V. G. Dal Piaz delinea con ricchezza di particolari la storia della conquista del Cervino, non solo alpinistica, ma anche geologica ad opera di F. Giordano e dello svizzero H. Gerlach.
E’ un libro scritto da autorevoli studiosi di problemi alpini, che hanno saputo esporre i risultati delle loro ricerche in forma piana e avvincente, ricca di piacevoli sorprese anche per chi ha già letto molto su questi argomenti. In più ha il merito di spronare i torinesi di oggi a essere i degni continuatori di una grande tradizione.
Beppe Dematteis