Ralf-Peter Märtin, “Le Alpi nel mondo antico. Da Oetzi al Medioevo”, Bollati Boringhieri, Torino 2017, 135 pagine, 19 euro.

Le Alpi nell’antichità sono state particolarmente trascurate, un po’ per carenza di documentazione storica e un po’, forse, per la scarsa spettacolarità del tema. Molto si è lavorato e scritto sulle Alpi medievali, che da luogo di oscurità sono passate addirittura a simbolo delle libertà, ma pochissimo si sa delle Alpi al tempo dei romani, dei “barbari” e di altri popolamenti mitologici e misteriosi. La popolarità di Oetzi, l’uomo del ghiaccio del Similaun, ha illuminato i ricercatori e il pubblico sulla civiltà alpina di cinquemila anni fa, ma resta il buco dei millenni successivi, in particolare al tempo dell’impero romano e del suo disfacimento.
Forse sarebbe meglio dire restava, perché il libro di Ralf-Peter Märtin, rimasto parzialmente incompiuto a causa della prematura morte dell’autore, colma molti dubbi storici e offre un taglio di alta divulgazione scientifica in grado di illuminare quel lungo periodo che va dall’Età del bronzo all’affermazione del cristianesimo, passando per l’invasione di Annibale (ma dove sia veramente passato resta un mistero), l’affermazione dei cimbri e dei romani e quel complesso e contraddittorio insieme di acculturazioni e distruzioni che a scuola, banalmente, viene liquidato come “invasioni barbariche”.
Il libro di Märtin è una sintesi di stile e competenza, si legge piacevolmente ma non si può ridurre a semplice testo divulgativo, perché l’autore attinge molto dalle ricerche personali e, soprattutto, rimodula la visione di tremila anni di storia liberandola dagli stereotipi. Märtin era un profondo conoscitore delle montagne, non solo alpine, e con “Le Alpi nel mondo antico” ci lascia pagine ispirate e toccanti. Mentre scriveva sapeva di dover morire, e questa consapevolezza sembra trasparire dalla felice sintesi delle pagine, senza una parola di troppo. Finalmente, grazie al suo ultimo lavoro, possiamo pensare alle Alpi dell’antichità senza provare un senso di noia, o di pregiudizievole distacco, perché tutti i periodi della storia hanno una vita e un’anima. Basta saperla estrarre.
Enrico Camanni