Elisa Cozzarini, Radici liquide. Un viaggio-inchiesta lungo gli ultimi torrenti alpini, Nuova dimensione, 2018.
Di recente a diversi fiumi come Gange e Yamuna (India), Atrato (Colombia), e Whanganui (Nuova Zelanda) è stata riconosciuta la personalità giuridica. Ma chi è titolato a parlare a nome di un fiume e a farne valere i diritti? Attivisti, scienziati e giuristi hanno offerto diverse risposte ad una questione che resta aperta. “Radici liquide” di Elisa Cozzarini offre un bell’esempio di come una giornalista possa farsi portavoce dei diritti dei fiumi. Il suo “viaggio-inchiesta lungo gli ultimi torrenti alpini” denuncia le storture dei mini-impianti idroelettrici che negli ultimi anni – in nome dell’energia pulita – si sono moltiplicati intubando i torrenti di montagna lungo tutto l’arco alpino. Con flussi e portata d’acqua altamente variabili a seconda della stagione, i torrenti di montagna non si prestano ad alimentare con regolarità le turbine di questi impianti. Sono stati gli incentivi statali per le energie rinnovabili a rendere di colpo redditizio il mini-idroelettrico e a stuzzicare l’appetito di autorità locali, costruttori ed investitori. Il contributo di questi impianti alla produzione elettrica nazionale resta risibile, ma l’impatto sul territorio è significativo visto che in Italia, come nel resto d’Europa, sono ormai pochissimi i fiumi che scorrono liberi senza essere imbrigliati da qualche infrastruttura.
Elisa Cozzarini documenta una cinquantina di casi lungo l’arco alpino, dal Friuli Venezia Giulia fino alla Liguria, dando parola ai torrenti attraverso la voce delle persone che conoscono e amano la montagna e che si battono contro i mini impianti idro-elettrici. Sono storie di camminate nella natura, di convivialità, di contemplazione, di cantieri che spuntano dal nulla all’insaputa della popolazione locale, e di richiesta di partecipazione politica dal basso a tutela dei beni comuni. Quello dei beni comuni è un vocabolo che si era imposto nel discorso pubblico italiano sull’onda del successo referendario contro la privatizzazione dell’acqua nel 2011 e che, dopo aver ispirato per alcuni anni diverse battaglie sui temi più disparati (scuola, lavoro, territorio…) sembra purtroppo essere oggi caduto nel dimenticatoio. Questa inchiesta ha il merito di raccontare dei rivoli di partecipazione che ancora scorrono tenaci a partire da quella stagione di mobilitazione nazionale.
Al di là del tema specifico, il libro rappresenta un esempio felice ed efficace di come parlare, sensibilizzare e spingere all’azione sui temi dell’ambiente e della sua dimensione sociale e politica. Queste battaglie avrebbero potuto essere facilmente descritte ricorrendo all’immagine delle “guerre per l’acqua”. Una scelta adottata da molti media per attirare l’attenzione su questioni anche molto diverse tra loro – dalla privatizzazione dei servizi idrici alle controversie internazionali in merito alla costruzione di dighe lungo fiumi come il Nilo o il Mekong. Quella delle guerre per l’acqua è però un’immagine inaccurata nel descrivere cosa succede effettivamente sul terreno e soprattutto deresponsabilizzante: l’acqua diventa una questione di sicurezza nazionale su cui i normali cittadini non possono incidere. Al contrario, andando alla ricerca delle sue – ma anche nostre – “Radici liquide”, Elisa Cozzarini racconta le storie e le emozioni di chi vive con e per i torrenti di montagna. Attraverso il cammino e l’ascolto, l’autrice crea una connessione tra sé e le persone che incontra, e coinvolge in questa relazione anche il lettore. Chiunque abbia provato la fatica e il piacere di un’escursione in montagna, la gioia nel contemplare la natura, o la rabbia di fronte al deturpamento dell’ambiente per il profitto di pochi, si sentirà automaticamente parte della storia e sarà stimolato da esempi concreti di cittadinanza e impegno in cui è possibile riconoscersi.
Emanuele Fantini
Avendo sostenuto direttamente attività in difesa del fiume Brembo, leggerò con molto interesse il suo libro. Grazie