Nella nostra vita abbiamo l’occasione di conoscere migliaia di persone, ma solo poche decine ci paiono fuori del comune. Nel mio caso (e credo anche per tutti quelli che l’hanno conosciuto) una di queste è Ugo Baldini, mancato prematuramente il 18 gennaio scorso. Nato a Garessio nel 1946, la sua vita si svolse poi in gran parte fuori del Piemonte, anche se alla sua regione d’origine, e in particolare alla val Tanaro, rimase sempre molto legato. Infatti all’inizio della sua carriera professionale curò il piano di sviluppo della comunità montana di questa valle e poi in varie occasioni lavorò ai piani territoriali delle province di Biella e di Torino, nel Chierese, nel Novarese e altrove. Si era laureato in architettura all’università di Firenze nel 1972, specializzandosi poi, oltre che nella pianificazione urbanistica, anche in lavori pionieristici di pianificazione e sviluppo di area vasta sotto l’aspetto territoriale, ambientale e paesaggistico. Lavorando con la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia (CAIRE), di cui fu anche presidente, forgiò con essa una formidabile strumentazione di lavoro, che gli permise di intervenire professionalmente oltre che in varie regioni italiane, anche a scala nazionale, con lavori come l’Atlante nazionale del territorio rurale (2013), elaborato per conto del Ministero delle politiche agricole e più recentemente con lavori a supporto del programma nazionale Aree interne e poi anche redigendo il ricco scenario socio-economico e territoriale del rapporto Montagne Italia 2015. Questi lavori Baldini li aveva presentati anche al Politecnico di Torino, ospite del DIST, in collaborazione con Dislivelli. Ci univa il suo interesse per il futuro dei territori rurali, soprattutto montani, la sua profonda conoscenza dei loro problemi, specie in area appenninica.
Ugo Baldini era fuori del comune per la competenza professionale, l’impegno civile, la capacità di intervenire sui problemi tenendo insieme il pensare, il fare e il comunicare, sempre a livelli qualitativi elevati. Come geografo, devo riconoscergli di averci dato alcune delle migliori sintesi cartografiche e geografico-interpretative del nostro paese e di molte sue parti. Grande innovatore e anticipatore, sapeva scegliere i dati giusti, interpretarli, elaborandoli sovente con metodi originali prima di rappresentarli efficacemente. Oltre ai risultati del suo intenso lavoro, che resteranno a lungo un riferimento obbligato per chi si occupa di città e territorio, ci lascia l’ esempio prezioso di un uomo generoso, che sapeva ascoltare e capire, che era sempre disposto a collaborare, a condividere conoscenze, esperienze, passioni scientifiche e civili.
Beppe Dematteis