Com’è noto, da tempo ormai le aree montane sono al centro di un dibattito denso e articolato che coinvolge differenti piani di analisi e svariati ambiti disciplinari allo scopo di ridefinire il ruolo che le ‘terre alte’ attualmente ricoprono e potranno ricoprire in futuro, nel nostro Paese. Prendendo spunto da queste premesse e dalle molteplici suggestioni che se ne possono trarre è nata l’idea di utilizzare l’immagine fotografica – e nella fattispecie il genere del ritratto – come strumento di indagine che potesse in qualche modo porre al centro del progetto illustrato in queste pagine le istanze, i desideri e le motivazioni di chi ha deciso di restare (o di tornare) a vivere e a lavorare tra i monti della valle Stura, contribuendo così a farne crescere quotidianamente la realtà sociale, economica e culturale.
Cosa vuol dire decidere, a poco più di venti-trent’anni, di diventare pastore o allevatore? O di dedicarsi a tempo pieno alla produzione di alimenti biologici a filiera corta che, quasi sempre, sono il risultato di tecniche e saperi antichi riscoperti e riattualizzati? E ancora: quanta consapevolezza e convinzione sono necessarie per scegliere di impostare la propria esistenza su stili di vita che sono di per sé totalizzanti e che richiedono particolare attenzione, cura, dedizione, nonché sacrifici e fatica, ma anche immense soddisfazioni professionali e personali? Sono queste alcune delle domande da cui siamo partiti per la realizzazione de “La montagna viva”: quesiti ai quali, siamo certi, forniscono risposte chiare e convincenti gli sguardi immortalati dalla fotocamera delle donne e degli uomini che hanno accettato di essere coinvolti nella realizzazione del progetto. E d’altra parte, la conferma di ciò che queste immagini comunicano all’osservatore è emersa anche dalle chiacchierate fatte durante i preparativi degli scatti, rigorosamente realizzati nei luoghi di lavoro o di abitazione: in qualche modo per Simone, Giulia, Mattia, Clara, Marta e per tutti gli altri, aver fatto questa scelta ha semplicemente significato trasformare in realtà concreta sogni nutriti fin da bambini, cui la maturità ha poi donato quel necessario grado di consapevolezza e solidità. È come se ci fosse un filo rosso che unisce le traiettorie di vita di queste donne e di questi uomini: il sapere di aver imboccato la strada giusta, di fare ciò che davvero si è sempre voluto, nonostante tutto.
La fotografia, lo sanno tutti, non è mai oggettiva. Ma nonostante ciò è difficile negare una sorta di ‘sincerità’ di fondo alle immagini che compongono questa serie, che si è deciso volutamente di stampare a grandi dimensioni per meglio enfatizzare l’impatto visivo generato nell’osservatore. Mentre gli scatti ambientati nei luoghi di lavoro sono stati esposti in mostra nei locali dell’Ecomuseo, i ritratti a pieno viso sono stati riprodotti sul tipo di supporto normalmente utilizzato nelle affissioni pubblicitarie (1 metro per 70 centimetri) e distribuiti lungo le strade che attraversano alcuni paesi della valle, così da essere visibili da chiunque e in qualunque ora del giorno e della notte. Un modo per rimarcare che le scelte di chi ha deciso di restare (o di tornare) a vivere e a lavorare in montagna costituiscono il risultato ultimo di decisioni consapevoli e coerenti al punto tale che chi le ha compiute è disposto, come si suol dire, “a metterci la faccia”, rivendicandone in un certo senso con orgoglio il significato e l’importanza per se stessi e per la collettività.
“La montagna viva” è un progetto fotografico (commissionato dall’Unione montana e dall’Ecomuseo della Pastorizia di Pontebernardo di Pietraporzio e realizzato grazie al concreto aiuto di Miriam Rubeis tra il maggio e il giugno 2022) che tenta così di “raccontare” e rendere visibili i percorsi esistenziali e professionali che l’omologazione nella quale siamo immersi definirebbe sbrigativamente divergenti, ma che nel loro farsi quotidiano finiscono invece per trasformarsi in preziosi punti di riferimento per quanti, in area montana, cercano ogni giorno di ridare vitalità e significato a territori che per troppo tempo sono stati lasciati ai margini e che è invece venuto il momento di riportare al centro del discorso pubblico.
È possibile visitare la mostra presso i locali dell’Ecomuseo della Pastorizia di Pontebernardo (Pietraporzio) fino al 30 giugno 2023, secondo le modalità e gli orari riportati sul sito www.ecomuseopastorizia.it.
Luca Prestia