Nonostante il periodo difficile per l’Unione Europea, in questi tempi di crisi i progetti comunitari sembrano una delle poche possibilità di vedere stanziati fondi pubblici destinati a progetti e politiche per la montagna. Lo scorso 14 dicembre si è svolto presso il Museo civico di storia naturale di Milano un convegno di presentazione dei lavori – tuttora in corso – del progetto Strada (parte del Programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera 2007-2013), dedicato a un tema particolarmente attuale nel contesto alpino: le strategie di adattamento dei territori di fronte ai cambiamenti climatici, in particolare per quanto riguarda la gestione dei rischi naturali legati alle risorse idriche. Il programma si inserisce in un sistema di progetti transfrontalieri collegati, focalizzati su queste tematiche, tra i quali: AdaptAlp (Adptation to Climate Change in the Alpine Space), Alp-Water-Scarce, Flora (Flood estimation and forecast in complex orographic areas for risk mitigation in the Alpine Space) e Inarma (Integrated approach to flooding risk management).

Lungo il confine tra Italia e Svizzera, gestione delle risorse idriche significa soprattutto politiche condivise di gestione dei laghi transfrontalieri (Verbano e Ceresio), ma anche scambi di conoscenze, metodologie ed esperienze su questioni come il dissesto idro-geologico, la prevenzione delle valanghe e la gestione delle acque di quello che il progetto definisce un bacino idrografico transnazionale. Il tutto alla luce dei sempre più evidenti impatti del cambiamento climatico globale sulle dinamiche meteorologiche locali, caratterizzate da eventi atmosferici sempre più estremi che mettono a dura prova gli attuali sistemi di gestione dei rischi, come purtroppo raccontano spesso le cronache dei quotidiani.
Il workshop di Milano aveva come obiettivo – oltre alla presentazione delle azioni terminate e di quelle in corso, mettendone in luce le difficoltà di attuazione ei fattori di successo – la ricerca della risposta a una domanda fondamentale: come si costruisce la governance per una strategia di adattamento al cambiamento del clima?
«Innanzitutto bisogna confrontarsi con le realtà locali, convincendole che gli interventi che si vogliono realizzare sul territorio sono utili per tutti, anche quando il rischio di danni dovuti ad eventi meteorologici non è evidente», spiega Gianluca Lentini dell’Ersaf, ente forestale della Regione Lombardia, responsabile dell’attuazione del progetto sul versante italiano.
«Purtroppo sul territorio italiano molte infrastrutture legate alla gestione delle acque risalgono all’800 e nel frattempo non c’è stata sufficiente attenzione alla loro manutenzione ed al loro ammodernamento – continua Lentini –. Servirebbero grandi opere di bacino, per esempio per liberare gli alvei dei fiumi dalle costruzioni o ammodernare le centrali idroelettriche. Le risorse ci sarebbero, ma vengono destinate ad altri interventi, come la costruzione di grandi autostrade di pianura, la cui utilità nel futuro è tutta da dimostrare».
La maggior parte delle azioni previste dal progetto Strada e dagli altri programmi transfrontalieri che riguardano la gestione delle risorse idriche può essere ricondotta a due problematiche principali: l’eccesso d’acqua e la scarsità d’acqua. In montagna  gli effetti di questi due problemi opposti sono particolarmente evidenti. Da un lato valanghe e inondazioni che mettono a rischio i delicati equilibri dei territori vallivi; dall’altro il conflitto tra i diversi usi dell’acqua: agricoltura, idroelettrico, approvvigionamento domestico, cannoni da neve, ecc., ai quali è necessario attribuire una scala di priorità, il più possibile concertata con gli attori locali.
Uno dei primi e più interessanti risultati del progetto Strada è la realizzazione di un modello (programma VerbaCe) di negoziazione e valutazione delle alternative legate alla gestione delle acque del lago Maggiore (Verbano) e del lago di Lugano (Ceresio). I due laghi prealpini sono al centro di un complesso sistema di governance poiché si estendono sul territorio di due stati, un cantone, due regioni e quattro province, e le loro dinamiche idriche sono strettamente legate a quelle dell’intero bacino idrografico del Ticino, fino a Pavia e all’immissione del fiume nel Po.
Giacomo Pettenati

Per saperne di più:
http://www.progettostrada.net/