Indagare i processi di governance tra montagna e città oggi vuol dire addentrarsi in questioni legate alla rappresentanza e al peso politico delle terre alte, all’offerta dei servizi di pubblica utilità, al ruolo dei decisori nelle politiche di gestione delle risorse, al peso e al ruolo della montagna nelle progettualità, alla visione strategica della montagna nei piani futuri della città.
Il rapporto tra città e montagna, da sempre in cerca di un equilibrio che possa giovare ad entrambi, vive oggi una situazione di trasformazione in molte realtà del nostro paese. Dove il problema di fondo è cercare di aumentare la scarsa rappresentanza della montagna in termini politici, dal momento che quest’ultima è vincolata ad un sistema elettivo legato al numero di votanti piuttosto che di rappresentanza territoriale. Esistono ad onor del vero le deleghe specifiche di rappresentanza dei territori alpini degli enti istituzionali regionali, provinciali e metropolitani, ma queste realtà non sempre riescono a cogliere e supportare adeguatamente fenomeni nascenti e le dinamiche interne più rilevanti. E la relazione tra città e montagna molto spesso si limita ad un rapporto di prevaricazione della prima sulla seconda. Alla limitazione nel riconoscimento dei valori delle risorse della montagna, ad esclusione di quelle economie ormai “colonizzate” e strutturate come acqua, idroelettrico e turismo. E a questo si aggiunge il fatto che, oltre ad essere poco rappresentate, le montagne affrontano le loro specifiche problematiche dovendosi costantemente approcciare al territorio con politiche più metropolitane che montane, rendendo molto difficoltoso l’infrastrutturazione del territorio secondo le specifiche necessità.

Le esperienze che oggi permettono di intervenire sui rapporti tra città e montagna sono talvolta l’esito di processi stabiliti dall’alto, come nel caso delle neonate città metropolitane, oppure processi spontanei come ad esempio le città alpine che decidono di costruire rapporti con la loro corona di territori montani per costruire un futuro sinergico e coordinato. Se analizziamo la situazione della Città metropolitana di Torino, realtà emblematica con quasi metà del suo territorio montano, troviamo un Piano strategico che potrebbe rappresentare lo strumento capace di incidere in modo positivo sul rapporto città-montagna anzitutto riconoscendo e valorizzando le specificità della montagna. Due validi esempi che si muovono in quest’ottica sono il piano strategico di Cuneo e il piano strategico di Belluno, strumenti recenti capaci di valorizzare la connessione tra montagna e città, tra l’ambito urbano e quello rurale considerando la diversità dei contributi che ogni parte di territorio è in grado di mettere a sistema.
Decisamente più complesso è incidere sul governo di specifiche risorse, in particolare quelle di pubblica utilità, le così dette utility, quali ad esempio la gestione di autostrade e delle acque pubbliche che pur operando in zone di montagna non offrono spazi di rappresentanza decisionale per le terre alte. In quest’ottica si auspica da troppo tempo l’inizio di un processo di revisione dell’assetto giuridico delle società di gestione, che attualmente non riesce a far emergere il carattere territoriale delle risorse, grazie anche al peso degli utenti che mette nuovamente in netta minoranza le terre alte.
Ristabilire oggi un rapporto virtuoso tra città e montagna significa comprendere che il contesto alpino ha modalità d’azione differenti con esigenze, priorità e modi propri per gestire le risorse specifiche. La montagna oggi necessita di nuove prospettive per raggiungere obiettivi e mettere in campo progetti capaci di esaltare le sue potenzialità endogene. E il nodo politico critico della rappresentanza istituzionale può essere risolto solo a partire da un processo di auto-rappresentazione capace di rimettere al centro le specificità montane, di rendere i montanari coscienti delle proprie potenzialità, e farli poi scendere a valle per costruire assieme alla città sistemi più equilibrati.

Un esempio interessante è quello promosso dai francesi, che con un sistema di gestione dei servizi attraverso forme di aggregazione intercomunali e sovracomunali, riescono a garantire risposte efficaci e mirate per il territorio; il sistema di gestione delle risorse rispetta il principio di sussidiarietà e garantisce che il servizio sia gestito dal livello più vicino al cittadino e alle sue esigenze. In Francia esistono diversi livelli amministrativi: oltre ai comuni sono infatti presenti aggregazioni intercomunali quali le Comunità di Comuni ed i Pays, ognuno dei quali dotato di una flessibilità di azione su specifiche materie che garantisce una efficace cooperazione intercomunale; il vero valore aggiunto del sistema francese risiede nel fatto che attraverso la carta dei Pays la “visione che dal basso” diventa parte della costruzione del piano strategico del dipartimento francese.
In questo quadro la ricerca di Dislivelli intitolata Intermont (Interazione tra aree urbane e retroterra montani. Analisi e regolazione degli scambi e governance territoriale), ha messo a punto una lettura della governance metro-urbana che parte dal rovesciamento di alcune visioni e concetti, indaga le forme più interessanti attraverso cui questo rapporto città-montagna si è esplicato per giungere, da un lato, a proporre una nuova cassetta degli attrezzi per interpretare contesti/rapporti/territori, che si dispiegano tra il rurale e l’urbano secondo logiche che non sono solo quelle del ritaglio istituzionale, e per fornire indicazioni su quegli elementi che possono rendere virtuosi ed efficaci i processi di governance metro-montana.
Una prima proposta avanzata da Intermont è quella di far proprie negli strumenti per il governo del territorio le buone pratiche rilevate come il caso di gestione e rappresentanza francese o quelle dei piani strategici autoprodotti da importanti città alpine; in aggiunta la ricerca sottolinea l’importanza da prestare alle iniziative proveniente dal basso, che spesso si manifestano attraverso laboratori progettuali, tavole rotonde, momenti di forte aggregazione per far leva sulle risorse della montagna che raramente hanno la possibilità di vedere una formalizzazione o una rappresentazione nelle iniziative concrete. Come detto in precedenza per avviare un corretto rapporto di governance tra città e montagna occorre agire sia nei territori alpini che nella costruzione di un rapporto sinergico con la metropoli attraverso un processo capace di stimolare i soggetti locali, definire una visione condivisa e rinnovare l’approccio con cui relazionarsi.
Erwin Durbiano e Federica Corrado