Le migrazioni non sono un fenomeno nuovo. Da sempre i popoli migrano per varie ragioni dettate sia della ricerca di migliori condizioni di vita o nuove opportunità sia per fuggire da catastrofi naturali o da gravi emergenze umanitarie. Il cambiamento climatico, la globalizzazione, il miglioramento del sistema di trasporti e comunicazioni hanno moltiplicato il volume delle migrazioni ed ora quasi tutte le regioni del mondo ne sono toccate anche solo minimamente. Ogni paese è coinvolto dalla partenza, dal transito o dall’arrivo di nuove popolazioni; si tratta di migrazioni interne e internazionali che stanno cambiando la geografia della popolazione mondiale. Fino agli anni 80 il saldo naturale era di gran lunga la componente principale dello sviluppo demografico in Europa; da allora, il crollo dei tassi di fecondità, l’aumento delle aspettative di vita e l’importanza delle migrazioni internazionali hanno modificato radicalmente lo scenario. Negli ultimi 20 anni è diventato il saldo migratorio la componente principale dell’aumento della popolazione.
Le Alpi sono da sempre un crocevia di culture e di popoli; per la loro posizione centrale e di confine tra paesi diversi, le migrazioni hanno sempre interessato le regioni alpine. Tuttavia, negli ultimi venti anni il fenomeno migratorio ha assunto connotazioni nuove. Non solo l’incidenza degli stranieri sulla popolazione autoctona è aumentata significativamente, tanto che in alcuni comuni della Svizzera ci sono più di 400 stranieri ogni mille abitanti, ma la migrazione ha assunto caratteri internazionali, con una rilevanza degli stranieri provenienti da paesi Extra-Europei.
Questo articolo ha la finalità di descrivere il carattere spaziale delle migrazioni all’interno della Regione Alpina. Senza porsi la finalità di essere esaustivi nell’analisi, attraverso l’uso di dati provinciali relativi all’anno 2011 e 2015 verranno presentati alcuni dati statistici e verrà restituita in forma cartografica la fotografia delle migrazioni, fornendo quindi un supporto utile alla comprensione ed interpretazione del fenomeno migratorio sia in termini dimensionali che spaziali. I dati presentati fanno riferimento all’area di applicazione della Strategia Macro Regionale Alpina (Eusalp), un territorio che si estende su un perimetro di 440 mila km2 quadrati e che – inglobando città di piccole, medie e grandi dimensioni – conta più di 80 milioni di residenti, spalmati su sette stati (Svizzera, Austria, Slovenia, Liechtenstein, Italia, Francia e Germania). Considerare un’area così ampia ci consente di mostrare le dinamiche nel contesto esteso delle Alpi e di valutare le relazioni esistenti tra le regioni prettamente montane, i contesti peri-alpini e le aree metropolitane che appaiono funzionalmente integrate tra loro.
Sebbene la scelta di un’area vasta come Eusalp possa essere criticata perché, considerando le aree metropolitane nelle elaborazioni statistiche e cartografiche, si fornisce una prospettiva che non è solo alpina e montana ma include anche quella di pianura e metropolitana, di fatto riteniamo importante considerare il fenomeno migratorio in una prospettiva ampia ed eterogena. Osservare il fenomeno migratorio diacronicamente e in contesti molto differenti strutturalmente ci consente non solo di individuare quali sono le zone di permanenza e radicamento, ma anche di approcciare il rapporto esistente tra contesti urbani e rurali in relazione agli spostamenti di popolazioni.

I dati statistici mostrano che all’interno di Eusalp il numero di stranieri è cresciuto nel periodo 2011-2015 di circa l’11%, passando da più di 9 milioni e 300 mila stranieri a 10 milioni e 200 mila. All’interno delle Alpi, intese come lo spazio delimitato dal perimetro della Convenzione Alpina, gli stranieri sono aumentati circa dell’8%, passando da più di 2 milioni e 700 mila nel 2011 a 2 milioni e 900 mila nel 2015. Se si guarda alla composizione degli stranieri per macro-area di provenienza (es. europei o non europei) si nota come il numero di stranieri proveniente da paesi non europei sia aumentato rispetto al numero di stranieri provenienti da paesi europei nel periodo considerato. L’Italia (la porzione di paese inclusa nell’area Eusalp) è la nazione che accoglie il maggior numero di extra europei (1.237.686 nel 2015), seguita dalla Francia (976.815 nel 2015) e dalla Svizzera (315.412). In questi territori il numero di non europei rispetto al 2011 è aumentato di più del 15%. L’Austria, tra i paesi dell’Eusalp, è quello che ha registrato il maggior numero di stranieri extra-europei nel periodo 2011-2015: si è passati da 180.574 nel 2011 a 228.665 nel 2015, per un aumento complessivo del 26.6%.

Le mappe, che rappresentano l’incidenza degli stranieri sulla popolazione residente in due anni distinti (2011, 2015), ci permettono di capire meglio la dimensione spaziale del fenomeno e di osservare quali territori rispetto ad altri rivelano la più alta numerosità di stranieri.

La mappa relativa all’incidenza di stranieri sulla popolazione totale per l’anno 2011 si esprime da sola: la Svizzera, l’Austria, il Liechtenstein e la Francia settentrionale sono i paesi con la più alta presenza di cittadini stranieri residenti in rapporto alla popolazione totale. In alcune province svizzere e austriache i residenti stranieri sono più di 400 ogni 1000 abitanti. Al contrario, nella maggior parte delle province tedesche, gli stranieri sono meno di 65 ogni 1000 abitanti.

Lo stesso indicatore mappato per il 2015 mostra la velocità degli arrivi e degli spostamenti, restituendo un’immagine differente del fenomeno. Se da un lato si assiste al consolidamento del fenomeno nelle regioni e province che già nel 2011 registravano il maggior numero di stranieri, come per esempio in Austria e Svizzera (dove l’incremento percentuale di stranieri è del 14% e 12%, rispettivamente), dall’altro lato si nota una spazializzazione del fenomeno migratorio e un incremento del numero di stranieri in province in cui prima non era significativo, come per esempio nella regione Baden-Württemberg. Nel quinquennio 2011-2015 la parte di Germania inclusa nel perimetro Eusalp ha registrato un aumento del numero di stranieri dell’8%, passando da 2.466.702 a 2.653.283 nel 2015.
La geografia della migrazione nella Regione Alpina è molto eterogenea. Nonostante un trend generale di aumento della presenza di stranieri in tutti i paesi alpini, di fatto esistono paesi e regioni che si mostrano più attrattive rispetto ad altre. Esiste un asse centrale che parte dall’Austria, attraversa la Svizzera e arriva fino alla Francia settentrionale, in cui il fenomeno migratorio è molto consolidato; esiste poi un asse meridionale costituito dalle province lombarde e venete che a tutti gli effetti possono essere considerate come permanenza stabile per gli stranieri. All’interno di questo asse infatti si trovano la città di Milano e Brescia, che insieme alle altre metropoli alpine come Vienna, Monaco e Zurigo, possiedono il maggior numero di cittadini stranieri.
Nell’identificare le cause di questa eterogeneità, è superfluo dire che le differenze esistenti tra gli Stati Alpini e tra le regioni dipendono non solo da differenti politiche migratorie, ma anche da fattori strutturali e socio-economici e dalla capacità dei territori di attrarre nuovi abitanti, nuove imprese e di essere innovativi. Non bisogna dimenticare che la demografia è fortemente influenzata dalle caratteristiche fisiche del territorio che spesso rende alcune zone più avvantaggiate di altre. Tuttavia, da quanto mostrano le carte, il fenomeno migratorio sembra risentire poco delle condizioni morfologiche che rendono le Terre Alte meno accessibili e quindi più isolate. Come dimostrato anche dalla letteratura recente sul tema, le regioni montane stanno accogliendo un numero significativo di stranieri, che vive, lavora e forma una domanda naturale di servizi che a sua volta attiva un ciclo positivo di sviluppo.
La migrazione e un indicatore importante per capire i cambiamenti demografici e un fattore rilevante per un territorio e il suo sviluppo locale. Questo è soprattutto vero per i territori di montagna, soggetti a fenomeni legati allo spopolamento e all’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, anche in contesti non montani, la presenza di nuove popolazioni viene considerata con un fattore positivo per far fronte al calo del tasso di natalità, per innalzare I’età media e soddisfare la domanda di manodopera in alcuni settori che la popolazione autoctona non è in grado di soddisfare. Dall’altro lato la presenza di nuove popolazioni impone ai territori alpini e non alpini di affrontare nuove sfide sociali molto forti legate soprattutto all’integrazione sociale, lavorativa e culturale, alla gestione rispettosa della diversità etnica per far in modo che culture diverse si incontrino senza scontrarsi o ghettizzarsi.
Elisa Ravazzoli e Martina Lolini