Il ritorno del lupo sulle Alpi occidentali a partire dai primi anni ’90 dopo circa 70 anni di assenza è un evento di grande interesse e significato ecologico, ma anche sociale e culturale.

Il monitoraggio continuo effettuato su scala regionale dalla Regione Piemonte dal 1999 a oggi per conto del Progetto Lupo Piemonte, in cui operano ricercatori, veterinari e personale dei Parchi, del Corpo Forestale dello Stato, delle Province e dei Comprensori Alpini, ha consentito di seguire il processo di ricolonizzazione naturale del lupo sull’arco alpino occidentale. Dalle prime segnalazioni sporadiche della specie effettuate lungo il versante italiano (Valle Pesio, Valle Susa) agli inizi degli anni ’90, si può affermare oggi, a un ventennio di distanza, che la popolazione di lupo si è insediata ormai in forma stabile in Piemonte. La popolazione appenninica di lupo, come è stato ampiamente dimostrato dalle analisi genetiche condotte sui campioni fecali e di tessuto, si è naturalmente espansa e dispersa attraverso l’Appennino tosco-emiliano e ligure-piemontese verso le Alpi franco-piemontesi dove localmente (in particolare nel Cuneese e Torinese) si sono insediati stabilmente branchi riproduttivi. La presenza di lupi è stata inoltre documentata in Provincia di Alessandria e recentemente in Provincia di Biella, dove dal 2010 è campionato il primo lupo. Proprio la grande capacità di dispersione tipica della specie e la ricostituzione e riconnessione fisica dagli habitat naturali in ampi tratti delle montagne, conseguenza del loro progressivo abbandono, unita alla conseguente ripresa della popolazione di ungulati selvatici, è la ragione fondamentale del ritorno del lupo sulle Alpi; un ritorno che attesta da un lato la loro riqualificazione ecologica, dall’altro ha importanti implicazioni di carattere sociale ed economico.


Figura 1. Branchi di lupo in regione Piemonte documentati nell’inverno 2010-2011. (Dati progetto Lupo Piemonte).

Il monitoraggio condotto in modo sistematico dal Progetto Lupo Piemonte ha consentito di verificare l’internazionalità di questa popolazione, la cui distribuzione attuale interessa l’arco alpino compreso tra tre nazioni: Italia, Francia e Svizzera. In Piemonte il numero dei branchi è cresciuto dal 1999 al 2012 da 3 a 17. In particolare nell’inverno 2010-2011 in Piemonte è stimata una presenza di minimo 70 lupi, strutturati in 9 branchi nel Cuneese, 5 nel Torinese e 3 sull’Appennino in provincia di Alessandria. In media i branchi sono costituiti da 4 lupi, tra cui la coppia “alpha”, che sono la femmina e il maschio dominanti e gli unici che si riproducono all’interno del branco. Ogni anno i giovani lupi all’interno dei branchi spariscono, ciò è dovuto ai fenomeni di mortalità e dispersione che hanno un ruolo fondamentale nel mantenere bassa la densità locale. Dal 1999 al 2011 sono stati rinvenuti 65 lupi morti sul territorio della regione Piemonte, prevalentemente individui sotto l’anno di età. Le principali cause di morte documentate in questi anni sono state l’impatto con veicolo e varie forme di bracconaggio (avvelenamento, arma da fuoco, laccio). Solo nei primi tre mesi del 2012 sono stati ritrovati 6 lupi morti per azioni di bracconaggio.
La dispersione più lunga documentata è il caso del lupo M100 che ha percorso un minimo di 521,8 km dal branco della Val Casotto nelle Alpi Liguri fino in Germania (Baviera), dove è stato investito. Inoltre nuovi casi di lupi in dispersione provenienti dalla popolazione italiana sono oggi stati documentati nelle Alpi orientali, in particolare un lupo nella provincia di Trento e due in Austria. Oggi è quindi possibile assistere a comparse di lupi in dispersione anche nelle Alpi centrali e orientali, primi indici di un processo di espansione che richiederà ancora anni prima di un insediamento stabile.
Francesca Marucco

Per consultare i report dei monitoraggi: http://www.regione.piemonte.it/agri/osserv_faun/dwd/dati/carnivori