Alla Calcina, borgata di Condove, in Valle di Susa, si arriva solo a piedi, è collegata alla strada carrozzabile da un sentiero nel bosco. Una difficoltà che non ha spaventato Chiara Vezza e Simone Naretto, che 7 anni fa hanno scelto di viverci con i loro due figli, Teo frequenta le elementari e Arianna le medie. Nei campi affacciati sulla valle hanno piantato erbe officinali e avviato l’azienda agricola che porta il nome della frazione, semiabbandonata fino al loro arrivo. L’impresa funziona, la vendita dei prodotti garantisce un reddito a Chiara, Simone l’aiuta ma ha mantenuto la sua attività di consulente per la sicurezza nelle aziende. Non per gli spostamenti quotidiani, che continuano a fare a piedi, ma per trasportare i materiali per ristrutturare e per l’azienda, nel 2017 Chiara e Simone hanno ripristinato una vecchia mulattiera, per usare una motocarriola che sul sentiero non può passare. Un piccolo mezzo indispensabile per portare alla Calcina tutto ciò che serve per rimetterla in sesto e creare l’azienda.
L’iniziativa ha scatenato un contenzioso legale, sono stati denunciati dai proprietari di alcuni terreni toccati dalla mulattiera, che a tratti, dove la traccia si perdeva nella vegetazione o era impraticabile, segue un percorso diverso da quello originario. A marzo 2023 il Tar del Piemonte ha dato torto a Chiara e Simone, che non dovrebbero più usarla: senza mulattiera – dicono – non ce la possiamo fare, dovremmo chiudere l’azienda. C’è stata anche una raccolta di firme per sostenerli. Il Comune di Condove ha trattato la vicenda come una lite tra privati, cercando però una mediazione. La situazione potrebbe sbloccarsi con l’acquisto dei terreni contestati. Chiara e Simone sarebbero disposti ad accettare questa soluzione, malgrado la loro idea fosse un’altra: trattare la mulattiera come una risorsa a disposizione della comunità. Una vicenda emblematica delle difficoltà che incontra chi sceglie di vivere sulle montagne spopolate. A parole i nuovi abitanti vengono incoraggiati a insediarsi ma nei fatti sono visti con diffidenza e ostacolati. Devono fare i conti con regole non scritte, con la paura dei cambiamenti di chi ha mantenuto radici in montagna e la sente casa sua anche quando vive e lavora altrove. In più le amministrazioni fanno fatica a rispondere ai bisogni dei “nuovi montanari”. Nonostante tutto, Chiara e Simone sono convinti della loro scelta di vivere e lavorare alla Calcina, e la rifarebbero.
Claudia Apostolo e Milena Boccadoro
Questa è una storia davvero ispiratrice di determinazione e amore per la montagna. Chiara e Simone hanno abbracciato una sfida unica, scegliendo di vivere nella borgata di Calcina, nonostante le sfide e le controversie che hanno affrontato lungo il percorso. Il loro impegno nel ripristinare la mulattiera e creare un’azienda agricola in una comunità montana spopolata è un atto di coraggio e dedizione.
È triste vedere come la burocrazia e i contenziosi possano ostacolare chi cerca di portare nuova vita e vitalità nelle montagne, ma la determinazione di Chiara e Simone è davvero ammirevole. La loro volontà di trattare la mulattiera come una risorsa comunitaria mostra un profondo senso di comunità e condivisione, valori che sono fondamentali per la crescita e la prosperità delle aree rurali.
In un mondo in cui le montagne spopolate spesso lutttano per attirare nuovi abitanti e risorse, storie come questa sono una fonte di ispirazione per tutti coloro che credono nell’importanza di preservare e valorizzare queste bellissime regioni. Chiara e Simone meritano tutto il sostegno possibile, e spero che la loro visione di una Calcina rinata possa diventare una realtà.
Continuate così, Chiara e Simone, il vostro impegno è un esempio di determinazione e dedizione che ispira noi tutti!