Già dagli anni ‘90 eravamo convinti che il coinvolgimento del territorio attraverso i comuni potesse essere un’opportunità per ovviare alla lacuna originale della Convenzione che vedeva coinvolti unicamente gli Stati centrali. Così facendo è stato possibile giungere a quel livello comunale laddove non sono in grado di arrivare le elefantiache strutture ministeriali delle parti contraenti. E la risposta dei comuni è stata incoraggiante: il successo della Rete “Alleanza nelle Alpi”, da valutarsi non solo per il numero di comuni aderenti in continua crescita (dai 27 originari del 1997, agli attuali 305), ma in base a quanto questi comuni stanno facendo per la qualità dello sviluppo dei propri territori. Non altrettanto incoraggiante è invece l’atteggiamento delle parti contraenti: tra mancate ratifiche, ritardi nell’attuazione, politiche nazionali talvolta in contrasto con le linee guida della Convenzione e dei protocolli, latitanza di ministri e ministeri anche in momenti chiave, la Convenzione delle Alpi ha perduto dinamicità. Sono venuti a mancare gli impegni delle parti contraenti nel realizzare misure concrete e progetti sul territorio, nel dare concretezza a piani come quello per la protezione del clima, nel superare contraddizioni in settori strategici come quello del trasporto attraverso le Alpi. Le regioni, i land ed i cantoni alpini dovrebbero aver già recepito nei loro piani le linee guida della Convenzione e dei suoi protocolli. Dopo 20 anni di Convenzione, quanti di loro lo hanno fatto? Quanti lo hanno fatto concretamente? Anche a questo livello il dibattito è fermo e di segnali di svolta se ne intravvedono pochi. Non si può non ricordare come, restando all’Italia, le regioni non siano finora state capaci di dare il loro apporto: si pensi ad esempio alla prevista Consulta Stato-Regioni dell’arco alpino che nei suoi oltre dieci anni di vita non ha prodotto alcun risultato. Salutiamo positivamente la recente nascita della Rete delle Regioni alpine, il cui coordinamento è stato affidato alla Provincia Autonoma di Trento, ed auspichiamo che possa presto dare risultati concreti.
C’è sicuramente bisogno di altro tempo, ma soprattutto bisogno di volontà politica. Di una cosa siamo certi: senza l’impegno delle parti contraenti – questi sono i soggetti che possono e devono dare la sveglia – gli sforzi dei comuni, delle regioni, delle ong rischiano di essere vanificati.
Francesco Pastorelli

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