Claudio Lorenzini, L’animazione per gli anziani. Le ragioni di un servizio nella montagna friulana: riflessioni, confronti e prospettive socio-antropologiche, Forum editrice.

“Essere vecchi non significa essere malati”: con queste parole Claudio Lorenzini presenta il volume da lui curato, in cui si raccolgono gli interventi presentati in occasione della giornata di studio e al laboratorio di formazione tenutisi in Carnia tra gennaio e febbraio 2009. Obiettivo del progetto e degli incontri che ne sono derivati era proporre una riflessione sui servizi di assistenza e animazione per gli anziani messi in atto nella montagna friulana, offrendone una lettura principalmente socio-antropologica. Si concentrano, dunque, contributi in cui sociologi, demografi, antropologi, educatori e assistenti sociali mettono in discussione e a confronto le pratiche di animazione, analizzandone i meccanismi di radicamento nel territorio e le ricadute concrete.

Punto di partenza è l’idea che al centro dei progetti di animazione vi è l’anziano e che, dunque, è l’anziano che va conosciuto e compreso nel suo essere parte della società e della comunità locale, affinché la casa di riposo e il centro diurno non diventino luogo di esclusione e di rottura delle relazioni, ma al contrario sia uno spazio di interazione viva, di partecipazione attiva. La riflessione deriva dall’osservazione di come si siano modificate le pratiche di assistenza familiare, in relazione al progressivo invecchiamento della  popolazione. In un contesto di montagna le difficoltà sono amplificate: la contrazione dei servizi di assistenza medico-sanitaria fa ricadere sulle famiglie il compito di provvedere alle necessità degli anziani e fa della prossimità residenziale l’unica strategia attuabile, laddove non viene più praticata la coresidenzialità, per supplire alla scarsità dei servizi. Se, come sosteneva Werner Bätzing, è impossibile “invecchiare bene in montagna”, allora è necessaria una riflessione su come i servizi di animazione possano provare a rendere più gestibile e vivibile l’invecchiamento. Questo è possibile solo se si rendono gli anziani protagonisti delle attività a loro dedicate, creandole “intorno” e “con” loro e non “per” loro. Il recupero della memoria, della capacità di scegliere e di decidere, della possibilità di partecipare alla creazione dei progetti, è l’unico modo per permettere agli anziani di restare attivi nella comunità – e anche per la comunità – in cui sono vissuti, evitando che vecchiaia diventi sinonimo di depressione, solitudine, esclusione.
Roberta Zanini