La Sportiva, la marca della Val di Fiemme riconosciuta a livello globale nel mercato delle calzature da arrampicata, trekking e alpinismo estremo, è un’azienda eco-sostenibile. Lo dimostra anche la palazzina costruita lo scorso anno, sede degli uffici commerciali, del Customer Service e del settore Marketing: la struttura è autosufficiente sia a livello termico, perché utilizza pompe di calore, che a livello energetico, perché alimentata a energia solare. Una scelta, questa, sostenuta dai successi che l’azienda registra in Italia e nel mondo.

«Oggi l’azienda è in crescita – spiega Giulia Delladio, rappresentante della quarta generazione della famiglia che nel 1928 ha fondato l’azienda –. Ovviamente la crisi finanziaria ci fa scontrare con alcune difficoltà, ma in generale veniamo ripagati dai continui investimenti che portiamo avanti». La Sportiva ha un fatturato annuo in continua crescita, che nell’ultimo anno ha superato i 40 milioni di euro, anche grazie alla presenza in oltre 74 paesi del mondo. Ha sei sedi produttive: a quelle storiche della Val di Fiemme si aggiungono le più recenti aperte in Romania e Cina, dov’è sbarcata nel 2011. In territorio cinese La Sportiva ha deciso di delocalizzare non solo la produzione, ma anche la distribuzione dei suoi prodotti, nella speranza di abbattere i costi e rendere più rapide le consegne. Lo stesso pensiero aveva suggerito l’apertura negli anni Novanta del centro di distribuzione francese e di quello americano.

In Italia, nelle sedi di Ziano di Fiemme (Tn) e di Montebelluna (Tv), sono impiegate 291 persone con un’età media di 29 anni. «In Val di Fiemme abitano circa 15.000 persone – spiega Giulia – e tra queste 200 sono impiegate a Ziano. La nostra presenza vuole essere un incentivo per i giovani a restare in valle». La Sportiva ha stipulato un impegno con il territorio che la ospita. «L’appartenenza al territorio è, oltre che un impegno sociale, uno strumento di marketing – prosegue Giulia –. Nonostante le difficoltà pratiche abbiamo deciso di mantenere la casa madre qui a Ziano perché qui siamo nati, qui siamo cresciuti e qui possiamo essere vicini alle necessità dei nostri clienti». Produrre attrezzattura per la montagna in montagna si rivela una scelta conveniente sotto diversi punti di vista. Per il settore R&D innanzitutto, che può testare direttamente i prodotti sul campo in fase prototipazione. Ma anche per un mercato – soprattutto quello americano – sempre più sensibile alla responsabilità sociale dell’azienda produttrice. Attenta alle problematiche che la sua presenza pone all’ambiente, La Sportiva è impegnata in verifiche e controlli per la prevenzione degli impatti sul territorio. Da qualche anno ha poi iniziato la produzione della serie eco-friendly, calzature prodotte con materiali riciclati ed eco-compatibili.
I prodotti La Sportiva rispecchiano uno stile di produzione e una scelta aziendale che, usciti dalla fabbrica, devono essere riconosciuti dal cliente finale. «In Italia non avviene – ammette Giulia, con amarezza –. La clientela italiana, diversamente da quella americana, riconosce la qualità dei nostri prodotti, ma non anche l’impegno sociale dell’azienda». Se il consumatore americano orienta le proprie scelte in base alle responsabilità che l’impresa dimostra nei confronti dell’ambiente e del proprio territorio, quello italiano – salvo rare eccezioni – sta iniziando a farlo solo ora.
Daria Rabbia