In architettura l’innovazione non passa necessariamente attraverso l’utilizzo di nuovi materiali, nuove tecnologie, nuove tipologie. Anzi, soprattutto nel contesto alpino, la rivisitazione e la reinvenzione di modelli, tecniche, materiali del passato, costituisce in molti casi il vero aspetto innovativo del processo edilizio. È questo il caso dell’utilizzo della paglia per la costruzione di interi edifici. Facilmente reperibile, nell’antichità era presente nelle tradizioni costruttive di molti paesi del mondo. Ora il suo impiego è stato riscoperto per via delle caratteristiche di sostenibilità, di comfort e di compatibilità ambientale: quasi interamente biodegradabile, offre la possibilità di realizzare ambienti sani grazie alle capacità traspiranti, consente un buon isolamento termico, è facile da trasportare e da posare.
Anche in Valle d’Aosta, luogo in cui sembrava dato per definitivo l’uso della pietra e del legno – anche peraltro a costi insostenibili e a fronte di produzioni edilizie alquanto discutibili – sembrano farsi largo soluzioni architettoniche alternative ed inedite, molto attente alla qualità, alla vivibilità e alla sostenibilità del processo edilizio.
A questo proposito vale la pena ricordare la pionieristica esperienza di un edificio in fase di realizzazione a Vevoz, piccola frazione del comune di Verrayes, dove una giovane coppia ha deciso di ricostruire un rudere completamente diroccato, utilizzando proprio la tecnologia della paglia. Questo piccolo edificio, che ospiterà le camere di un bed & breakfast, è direttamente connesso all’abitazione principale e costituisce un intervento importante per il villaggio in quanto sarà un nuovo punto di aggregazione e di condivisione per l’intera comunità.
Dal punto di vista costruttivo, la paglia è utilizzata come struttura di tamponamento e come isolamento, viste le buone prestazioni anche dal punto di vista energetico, mentre la struttura portante è stata realizzata in legno dal momento che l’attuale normativa italiana non consente l’utilizzo strutturale della paglia, non a caso vi è un solo esempio di casa autoportante realizzato in Trentino.
Per il rivestimento esterno è previsto un intonaco in cocciopesto realizzato a partire da tegole di recupero dell’antico fabbricato, che viene applicato all’esterno direttamente sulla paglia mentre per l’interno si utilizzerà la terra cruda ricavata in loco.
Il progetto è dunque interessante sotto diversi aspetti: si riutilizza e si recupera il patrimonio edilizio esistente delle borgate, senza ulteriori consumi di suolo, e a maggior ragione lo si fa attraverso una soluzione innovativa, di qualità, di basso impatto ambientale e anche tutto sommato economica dal punto di vista dei costi.
Altro aspetto da sottolineare è che la realizzazione di questo progetto avviene attraverso un cantiere didattico in cui un gruppo costituito da una decina di persone, coordinato da alcuni esperti del settore, sta lavorando alla realizzazione dell’edificio contribuendo così all’insegnamento e alla diffusione delle tecniche di posa della paglia.
Per ulteriori informazioni sul progetto è possibile contattare direttamente l’ideatore e il proprietario dell’edificio: Daniele Pierini (dan.pierini@gmail.com).
Roberto Dini, Mattia Giusiano