La quantità di proverbi, detti e tradizioni legate alle mele esistenti nelle valli piemontesi racconta meglio di qualsiasi altro strumento l’importanza di questo frutto nella storia agricola e nella tradizione popolare delle zone montane e pedemontane.
L’Ecomuseo dell’Alta Val Sangone, in collaborazione con altri attori istituzionali del territorio ha avviato, nel 2007, un programma di incentivazione della produzione di alcune antiche varietà di mele – intitolato non a caso “Una mela al giorno” – con l’obiettivo di avviare processi virtuosi di sviluppo locale, salvaguardia della biodiversità e tutela dell’agricoltura di montagna.
Il progetto è partito con una ricerca-azione partecipata che, coinvolgendo attivamente gli abitanti della valle, depositari del sapere locale, ha permesso di individuare alcune varietà di mele coltivate storicamente nella fascia montana e pedemontana della Val Sangone (Furnas, Magnana, Prun, Murela, Cantin).
In seguito la (fu) Comunità Montana Val Sangone ha emesso un bando, tramite il quale selezionare le aziende agricole e gli hobbisti ai quali affidare le piantine di melo delle varietà tradizionali, incentivando l’avvio di una nuova filiera produttiva agro-alimentare locale. Gli agricoltori selezionati hanno dovuto seguire un percorso di formazione per la frutticoltura, a cura della Scuola Malva-Arnaldi di Bibiana.
A questo si è affiancato un programma di educazione ambientale ed educazione alla sostenibilità, nell’ambito del quale gli alunni delle scuole elementari e medie della valle hanno potuto conoscere le mele locali e l’importanza dell’agricoltura di montagna e della valorizzazione dei prodotti locali per lo sviluppo del proprio territorio. I laboratori didattici fanno parte della Rete InfEA 2008-2010 (Informazione Educazione Ambientale).
A tre anni dalla partenza, il progetto è in una fase di stallo, in attesa che i meli piantumati inizino a entrare in piena produzione e che, a livello istituzionale, si decidano i prossimi passi da compiere.
«Purtroppo con la riforma delle comunità montane (il territorio della Val Sangone oggi fa parte della nuova Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, con sede a Bussoleno) è diventato più difficile per il territorio comunicare con le istituzioni, quindi il futuro del progetto è ancora in definizione. Di positivo c’è che nel frattempo alcuni produttori hanno già iniziato a puntare sulla filiera locale delle mele, ad esempio producendo succhi di frutta e gelatine ed aderendo all’Associazione Antiche Mele Piemontesi (sostenuta da Slow Food)», racconta Federico Elia, dell’Ecomuseo Alta Val Sangone.
Tra le possibilità prese in considerazione dai promotori del progetto c’è quella di realizzare un luogo dedicato alla conservazione, trasformazione,   promozione e commercializzazione delle mele locali, considerando anche le possibilità aperte dal fatto che parte del territorio della valle (Coazze, Valgioie e una porzione di Giaveno) è entrato a far parte del Gal Escartons e Valli Valdesi, diventando potenziale beneficiario dei finanziamenti europei per i progetti realizzati nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale e del programma Leader+.
Giacomo Pettenati