Sibilla Paolo e Porcellana Valentina (a cura di), Alpi in scena. Le minoranze linguistiche e i loro musei in Piemonte e Valle d’Aosta, Daniela Piazza Editore, Torino 2009

In Italia i musei sono attualmente all’apice storico del loro prestigio: conservano, documentano, espongono testimonianze e, soprattutto, educano, diffondono conoscenza e contribuiscono al consolidarsi della memoria collettiva. Questo loro ruolo culturale è tanto più manifesto nei musei etnografici, che riconoscono le diversità, le specificità e le storie culturali locali, e il cui numero è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi trent’anni, in virtù del fatto che rappresentano uno dei veicoli attraverso i quali si esprimono i fenomeni di rivitalizzazione e di riproposta delle tradizioni popolari. I musei etnografici a carattere locale prediligono il rapporto con la propria comunità, danno ad essa voce. Teoricamente: nella realtà, seguendo un collaudato modello che attraverso il recupero di reperti attinenti al lavoro manuale del passato sublimano “il tempo che fu”, soffocano spesso la spontaneità, la creatività e la singolarità della comunità, che non interviene quindi sul modo in cui la sua memoria viene esposta. Alpi in scena, il volume curato da Paolo Sibilla e Valentina Porcellana, presenta una realtà inaspettatamente diversa, quella dei musei delle minoranze linguistiche del Piemonte e della Valle d’Aosta di prevalente o specifico impianto etnografico. Antropologi e studiosi del mondo alpino – Marco Aime, Gino Baral, Elisa Bellato, Margherita Bert, Enrico Camanni, Mario Cordero, Paola Corti, Adriano Favole, Nicola Prinetti e i già citati curatori del testo – nei loro saggi analizzano ognuno uno specifico caso museale, con il pregio di riflettere tenendo conto non solo del contesto in cui il museo è situato, ma anche degli attori sociali che si muovono e interagiscono nel territorio, dei propositi che manifestano e delle finalità che si propongono attraverso il museo, il quale può essere uno strumento o rappresentare un valore aggiunto per il territorio. Emerge quindi l’immagine di una comunità attiva, aperta, in movimento, in una rappresentazione piuttosto intenzionale e consapevole particolarmente evidente nell’elaborato di Valentina Porcellana su Gressoney-La Trinité.

Trasferendo abilmente sulla carta la capacità oratoria che lo distingue, Paolo Sibilla ha innanzi tutto il merito di chiarire ai “non addetti ai lavori” – permettendo quindi una facile fruizione del testo – la presenza nelle Alpi Occidentali di tre formazioni storico-sociali costituite da altrettanti gruppi linguistici minoritari istituzionalmente riconosciuti: occitano (o provenzale alpino), francoprovenzale e walser (caratterizzati da isole culturali alloctone). Una carta tematica del territorio d’indagine individua, attraverso l’uso di colori diversi, queste tre aree sulla base delle quali è stata operata la schedatura di 129 musei. Ogni scheda, corredata da fotografie dell’allestimento, presenta informazioni pratiche per la visita e dati museologici.

Il volume è una guida utile per approcciarsi e scoprire parte del panorama museale del nostro paese, un valido esempio di come sia possibile coniugare il lavoro scientifico alla fruibilità anche da parte di chi non ha dimestichezza con la tematica museale. Alpi in scena ha vinto nel 2009 il Premio “Costantino Nigra”, uno fra i più prestigiosi premi italiani dedicati alle scienze antropologiche.
Laura Bonato, Ricercatrice in Antropologia culturale all’Università di Torino